Dopo la statua vandalizzata a Bellinzona, il Museo Mecrì di Minusio lancia un messaggio di condivisione per 'resistere e aprire le menti'
L'amputazione, per mano finora sconosciuta, della gamba sinistra all’opera 'Le Jardinier aux fleurs gisantes' dell’artista parigino François Malingrëy esposta attualmente al Museo Civico Villa dei Cedri di Bellinzona, raccoglie la prima testimonianza di solidarietà che giunge da Minusio, e più precisamente dal Meso Mecrì situato nella frazione collinare delle Mondacce. “Si è deciso di realizzare un gesto simbolico, un gesto di solidarietà nei confronti del Museo di Bellinzona ma anche dell’artista, decapitando uno dei due guardiani cinesi, realizzati in terracotta, che sorvegliano l’entrata del Museo Mecrì”, scrive in un comunicato il curatore Diego Stephani. Il gesto – aggiunge – si situa inoltre a 231 anni dai giorni che hanno segnato la Presa della Bastiglia, evento simbolo della Rivoluzione francese, “durante il quale tante teste caddero”. L’intenzione di ‘resistere’ – come dichiarato in un'intervista rilasciata alla 'Regione' dalla direttrice di Bellinzona Musei Carole Haensler – vuole essere ora “un modo per reagire e trasformare una situazione spiacevole in un’occasione per mostrare vicinanza, solidarietà e apertura delle menti”. In questo senso – conclude il curatore del Museo Mecrì – sotto l’hashtag #amputarte “si vogliono promuovere i valori testé citati, nella speranza che anche altri musei o fondazioni ticinesi, svizzere e magari d’oltre confine, si uniscano (nel limite del possibile) in questa azione culturale solidale”. Breve inciso: Stephani non è stato costretto a rompere una delle due statue per decapitarla, dal momento che è possibile toglierle la testa per agevolarne gli spostamenti. «Ma è il messaggio che conta – conclude – confidando che possa essere uno strumento di sensibilizzazione verso il mondo dell'arte e le sue molte componenti».
Guardando appunto oltre i confini elvetici, tra le opere d'arte, statue e monumenti maggiormente presi di mira dai vandali più o meno coscienti del loro agire spicca senza ombra di dubbio a Roma la settecentesca Fontana di Trevi. Negli ultimi anni non vi è stata estate senza che qualche pezzo si sia staccato sotto il peso di incivili bagnanti in cerca di refrigerio e attenzione. Tanto da spingere ora la Giunta cittadina a predisporre una recinzione con l'obiettivo di tenere a debita distanza turisti e romani. E giù polemiche. Bellinzona nel suo piccolo vanta la presenza dei castelli medioevali che da vent'anni fanno parte del patrimonio Unesco. Non risultano atti di vandalismo degni di cronaca – spiega alla 'Regione' il direttore dell'Organizzazione turistica regionale Juri Clericetti – ma qualche imbrattatura ad opera di improvvisati sprayer ogni tanto bisogna metterla in conto, come la scritta apparsa recentemente su una parete perimetrale di Montebello, nel frattempo già ripulita. Un caso più unico che raro. «In linea generale – annota Clericetti – notiamo un buon rispetto nei confronti delle iniziative artistiche e delle infrastrutture pensate per il pubblico, per la popolazione locale e per gli ospiti che visitano la Turrita e le nostre vallate. Ad esempio la stragrande maggioranza della cartellonistica e della segnaletica turistico-culturale resiste a lungo nel tempo e le manomissioni volontarie sono rarissime, ciò che impressiona positivamente».