Indicherebbe il motivo per il quale il 64enne ha maturato l'intenzione di farla finita uccidendo anche la moglie e il nuovo compagno di lei
È trascorso un mese da quando un ex agente in pensione della Polizia cantonale ticinese, nel primo pomeriggio di domenica 17 maggio è entrato nell'Osteria degli Amici situata nella centralissima Piazza Grande di Giubiasco e ha ucciso con la propria pistola d'ordinanza dapprima il direttore 60enne della vicina Cantina e dopo un istante, nonostante le suppliche e le urla d'aiuto, la propria moglie 47enne di origini ungheresi, cameriera nel locale, con la quale aveva in corso una procedura di separazione. Due colpi ravvicinati per ciascuno, e il quinto riservato a se stesso. Un caso di omicidio/suicidio che ha scosso la comunità locale e il Ticino intero, scioccato per la modalità scelta di risolvere un problema coniugale e il proprio logorio interiore. Le indagini hanno cercato di ricostruire la vita dei tre, specie gli ultimi mesi, e i motivi del gesto sebbene fossero da subito abbastanza chiari: il 64enne, fresco di pensionamento, non avrebbe digerito la nuova relazione sentimentale che da un anno circa legava la quasi ex moglie al noto enologo e direttore della Cantina di Giubiasco. Una relazione nata mentre da diverso tempo il matrimonio sembrava ormai compromesso.
Sentitosi abbandonato e ferito, stando a informazioni in nostro possesso, l'ex agente ha esposto la situazione in una lettera scritta poco prima di recarsi a Giubiasco armato. Una lettera nella quale spiega di aver deciso di suicidarsi, pianificando anche la fine di chi, ai suoi occhi, era all'origine del proprio malessere. Dalla missiva, indirizzata agli inquirenti, risulterebbe quindi la premeditazione. Verrebbe di conseguenza esclusa la tesi secondo cui l'agente in pensione - persona apprezzata dagli ex colleghi per la professionalità e per il carattere mite e riflessivo - avrebbe ucciso a seguito di un raptus, magari alimentato da una lite scoppiata all'improvviso fra i tre nel locale quando questo, poco dopo le 14, era ormai vuoto avvicinandosi l'orario di chiusura. Interpellato dalla 'Regione', il Ministero pubblico si limita a confermare che vi sono alcuni scritti al vaglio degli inquirenti, coordinati dal procuratore Roberto Ruggeri.
Al di là degli scritti trovati, gli approfondimenti non escludono per ora altre possibilità. Gli interrogativi si rincorrono: quel giorno si è recato a Giubiasco, armato, solo per discutere con i due (c'era di mezzo la rendita pensionistica, già dimezzatasi a causa di un primo divorzio), oppure per intimorirli, o minacciarli? A taluni frequentatori del bar, quella mattina la cameriera era infatti sembrata oltremodo turbata, agitata. C'è chi sostiene che temesse un'altra visita a sorpresa del marito, il quale negli ultimi tempi si presentava nel locale ogni volta che vi metteva piede anche il rivale in amore. Lo pedinava? Ma neppure è escluso, a questo punto, che i tre si siano dati appuntamento nel locale per discutere, a porte chiuse. Mentre l'ex agente sapeva già di voler risolvere altrimenti la questione.