La casa anziani di Claro è una delle più colpite con circa 10 decessi dovuti al Covid-19. Il direttore Silvano Barelli difende l'operato della struttura.
“Al momento non è possibile stabilire con certezza come mai, nonostante il grande sforzo profuso, all’inizio della pandemia si siano verificati diversi casi positivi all’interno della nostra struttura. Contagi avvenuti già prima della chiusura, dovuti a persone asintomatiche oppure alla semplice sfortuna?”. Così si esprime il direttore della Residenza Visagno di Claro, Silvano Barelli a proposito delle incognite legate alle divergenze del grado di diffusione del coronavirus nelle case anziani; alcune confrontate con un numero comunque molto contenuto di contagi e decessi, altre colpite in maniera significativa. Oltre alla casa anziani di Sementina (come riferito dalla ‘Regione’ nelle scorse settimane), tra le strutture ticinesi in cui il virus si è diffuso maggiormente vi è dunque quella di Claro, dove il bilancio parla di una decina di ospiti deceduti (su circa una settantina) a causa del Covid-19. “Abbiamo applicato sin dall’inizio, in modo molto rigoroso, tutte le direttive del medico cantonale - assicura Barelli -, ovvero la chiusura della casa, la creazione del reparto ‘Covid’, l’isolamento di tutti i residenti e misure sempre più severe per l’igiene. Sin dall’inizio dell’epidemia siamo sempre riusciti ad acquistare tutti i dispositivi di protezione ed il materiale sanitario necessario. Il nostro direttore sanitario ha marcato presenza tutti i giorni e ha supervisionato la corretta messa a punto delle misure organizzative, di sicurezza e igiene segnalate e raccomandate dall’Ufficio del medico cantonale. Ufficio che, su nostra iniziativa, abbiamo invitato in sede per essere rassicurati che quanto messo in atto fosse adeguato”.
Preferendo non svelare le cifre relative ai contagi registrati fra ospiti e personale sanitario, Barelli - il quale assicura che la struttura di Claro non rientra nella cinque attualmente sotto l'osservazione del medico cantonale - rileva che l’esperienza fatta sul campo sarà utile alla struttura nel malaugurato caso in cui dovesse ripresentarsi qualche caso. "Il reparto Covid, ad esempio, verrà certamente mantenuto ‘pronto all’uso’ per diverso tempo”. Il direttore non può tuttavia non riconoscere “che l’ambiente è comunque triste. È stato ed è un periodo difficile. Se pensiamo che lo scopo principale delle case per anziani è quello di dare una buona qualità di vita ai nostri residenti, non si può che essere molto dispiaciuti di fronte alla chiusura della casa e all’isolamento dei nostri ospiti, i quali sono tuttavia sostenuti dal personale che sa rispondere non solo professionalmente ma anche con sensibilità alle loro necessità. Per fortuna abbiamo ricevuto tanta solidarietà soprattutto da parte dei familiari che hanno capito quanto è difficile il nostro lavoro in questo momento”.
Durante queste difficili settimane sono state numerose le iniziative per cercare di confortare i residenti. "Penso soprattutto ai contatti telefonici e alle videochiamate per permettere agli ospiti di comunicare e sentire la vicinanza con i propri cari. I nostri animatori e terapeuti hanno garantito visite giornaliere nelle camere. Da alcune settimane - continua Barelli - accompagniamo all’esterno i residenti che lo desiderano e stiamo organizzando ogni giorno incontri con i familiari, naturalmente con le dovute misure di sicurezza. Le nostre animatrici hanno pure ricominciato ad organizzare momenti ricreativi per gruppi di cinque persone onde garantire la distanza sociale e, prossimamente, riprenderanno pure le attività terapeutiche e di mantenimento garantite dal nostro fisioterapista e dalla nostra ergoterapista", conclude il direttore. Nelle ultime settimane si è cercato di riportare un po' di allegria grazie anche ad attività musicali sulle accoglienti piazzette della struttura: come il risuonare delle note dei corni delle Alpi che i residenti hanno potuto ascoltare dai balconi delle proprie stanze.