Il presidente della Commissione regionale dei trasporti del Bellinzonese Simone Gianini illustra le sfide. Un'alternativa: incentivare la mobilità lenta
Uscire di casa prendere il bus e poi magari il treno, altrettanto affollato, per raggiungere il posto di lavoro senza dover affrontare il traffico con la propria automobile. Una routine che per la stragrande maggioranza dei ticinesi è venuta a cadere oltre un mese fa a causa delle chiusure decise per arginare il diffondersi del coronavirus. Se da una parte le attività economiche inizieranno gradualmente a rimettersi in moto, dall’altra vien da chiedersi quanto tempo ci vorrà per tornare alla normalità. Come quella di usufruire del trasporto pubblico che in questi anni ha vissuto un deciso incremento di utilizzo. Come conferma da noi interpellato il presidente della Commissione regionale dei trasporti del Bellinzonese (Crtb) e capodicastero Territorio e mobilità della Città di Bellinzona Simone Gianini, si tratta in effetti di una delle sfide principali per il settore. “Il trasporto collettivo risentirà per molto tempo del coronavirus. Fintanto che non avremo la sicurezza sanitaria grazie a un vaccino, si assisterà a una certa ritrosia nell’utilizzo di questo tipo di trasporto che per definizione concentra un alto numero di persone in uno spazio contenuto”, risponde alla ‘Regione’. “Una conseguenza diretta di questo timore rischia di essere l’ulteriore pressione sulle arterie stradali”, aggiunge. Quali potranno essere dunque le soluzioni? “Ovviamente non si può obbligare la gente a far comunque capo a un determinato tipo di trasporto e, a causa dei costi insostenibili, non è nemmeno ipotizzabile moltiplicare il numero di veicoli per garantire le distanze sociali allo stesso numero di utenti di prima che arrivasse il virus”, sottolinea il presidente della Crtb, il quale avanza anche altre soluzioni che permettano di garantire le distanze sociali. “Oltre al telelavoro, in vista dell’arrivo della bella stagione, penso in particolare anche alla mobilità dolce, per la quale si è investito molto nel corso degli anni e bisognerà farlo ancor più in futuro. Si dimostra infatti strategico anche in simili situazioni incentivare l’utilizzo della bicicletta per coprire tragitti brevi”.
È peraltro ancora in fase di valutazione la modalità con cui i mezzi di trasporto pubblico torneranno a circolare normalmente. Tra le misure decise dal governo vi è infatti stata anche la riduzione temporanea del servizio. Nel Bellinzonese, spiega Gianini, ciò si è tradotto nel 40% di corse in meno rispetto all’orario normale. Le linee che transitavano ogni mezz’ora, adesso circolano una volta all’ora, mentre quelle con un bus ogni 15 minuti hanno cadenza semioraria. Con un’eccezione: “Se ovunque, in questo periodo, si è ovviamente assistito a un forte calo di passeggeri, per la linea 5 che collega la Stazione Ffs all’Ospedale San Giovanni vi è invece stata la necessità d’introdurre dei bus supplementari per garantire le distanze sociali all’utenza formata in gran parte da personale sanitario”, spiega Gianini. Altre misure per garantire le norme di sicurezza sono state di precludere ai passeggeri l’entrata dalla porta anteriore e l’utilizzo delle prime file di sedili a tutela dei conducenti, nonché un’accresciuta disinfezione dei mezzi.
Per quanto riguarda l’aspetto finanziario, anche Autopostale, che garantisce il Trasporto pubblico del Bellinzonese (Tpb), ha inoltrato una richiesta di lavoro ridotto a seguito delle corse soppresse, con però la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) che parrebbe non intenzionata ad accoglierla, trattandosi di un’azienda statale. “In questo modo si rischia però di creare una disparità di trattamento tra Cantoni o tra Comuni laddove, come nel caso di Bellinzona, il servizio è garantito da Autopostale, e altri in cui il trasporto pubblico viene invece effettuato da società di diritto privato, quand’anche in mano pubblica. L’auspicio è che si possa trovare una soluzione a livello nazionale e, per quanto riguarda il Ticino, nell’ambito della Comunità tariffale”, sottolinea il presidente della Crtb, il quale aggiunge che “ciò dovrà valere anche per i mancati introiti di queste settimane e dei prossimi mesi”.
Come detto, a breve verrà deciso come reintrodurre la normale cadenza con la riapertura delle attività economiche. Due, spiega Gianini, sono gli scenari al vaglio. Da una parte, di pari passo con le riaperture, ovvero a fasi, “con lo svantaggio però di dover riorganizzare ogni volta la griglia oraria”. Dall’altra una riattivazione non graduale, ma completa, da attuare al momento giusto. Guardando al futuro vi è inoltre un’altra incognita che incombe non solo sul Bellinzonese, ma sulla mobilità di tutto il Cantone, ovvero l’apertura o meno della galleria di base del Monte Ceneri nei tempi previsti. La speranza di Gianini è ovviamente che possa entrare in esercizio il prossimo mese di dicembre con l’atteso cambio d’orario nazionale, che prevede potenziamenti importanti anche del trasporto pubblico su gomma, pure nel Bellinzonese. “Altrimenti - conclude Gianini - ci si dovrà confrontare anche con quest’ulteriore incognita, di enorme impatto pratico e finanziario”. Se ne saprà di più nelle prossime settimane. Come confermatoci dal Ceo di AlpTransit Dieter Schwank è in fase di allestimento un nuovo programma degli ultimi lavori e per effettuare le corse di prova, sospese a causa del coronavirus. Assieme all’Ufficio federale dei trasporti e alle Ferrovie federali una valutazione sulle tempistiche dovrebbe essere presa entro fine mese