Nonostante gli aiuti introdotti, c'è preoccupazione in Città per il protrarsi delle chiusure delle attività economiche
È l'incertezza una delle grandi preoccupazioni con cui il Covid-19 ci impone di convivere. Ancora presto per prevedere con accuratezza l’evoluzione della situazione sanitaria e immaginarsi il ritmo dei passi di un progressivo tentativo di ritorno alla normalità. Con legittima apprensione di chi riconosce la priorità di contenere il più possibile il numero di contagi ma allo stesso tempo teme per le possibili ripercussioni per la propria attività professionale, titolari e dipendenti di piccole e medie imprese osservano gli sviluppi dell'epidemia. Anche a Bellinzona, a seguito dei decreti emanati dal governo nel corso delle ultime settimane, negozi e ristoranti (gli hotel possono invece continuare a esercitare, con tutte le limitazioni del caso, solo per raccogliere personale legato alle attività ancora permesse) sono stati costretti a chiudere i battenti a tempo indeterminato. «La grande incognita è proprio la durata di questa situazione di stallo», afferma alla ’Regione’ Claudia Pagliari, presidente della Società dei commercianti di Bellinzona (Scb) alla quale abbiamo chiesto come le realtà economiche medio-piccole cittadine stiano vivendo tale emergenza, alla luce anche degli aiuti economici messi a disposizione da Confederazione, Cantone e Comune. «Ottenere prestiti in tempi brevi è un’ottima misura per arginare i problemi immediati di liquidità», annota Pagliari, che d'altro canto sottolinea come tali incentivi vadano a indebitare il richiedente. «Con i margini commerciali che abbiamo oggigiorno, determinate attività non possono più permettersi di assumersi l'onere di far fronte a grossi debiti. Alcuni titolari non intendono quindi richiedere gli aiuti, altri solo per il minimo indispensabile. Un ragionamento che tiene conto dell'eventualità di chiudere. Qualcuno ci sta pensando».
Mercoledì il Consiglio federale si è detto contrario all'ipotesi di crediti a fondo perso. Ciò che chiedono tanti commercianti convinti la crisi per l'economia, mai colpita in maniera così trasversale in passato, sarà lungi dall’essere superata una volta che l'emergenza sanitaria si placherà. Si teme che in talune circostanze gli aiuti non saranno sufficienti per evitare fallimenti e licenziamenti. «Tireremo le somme in autunno, ma l'impressione è che tutto ripartirà in sordina, con una serie di introiti (turismo, eventi e manifestazioni) che verrano meno. E sarà difficile recuperare il tempo perso». Como noto, le fasce più colpite sono quelle di ristoratori, esercenti, albergatori e ditte legate agli eventi. «Per i locali pubblici in particolare, è ipotizzabile che le restrizioni e le conseguenti difficoltà siano maggiori quando le limitazioni saranno man mano ridotte. Non tutti possono infatti reinventarsi un nuovo sistema di vendita».
È proprio un sempre più affermato sistema di vendita online a spaventare e allo stesso tempo interrogare le piccole e medie imprese che operano nel settore del commercio al dettaglio non legato ai beni di prima necessità. «Abbiamo il timore che, data la situazione attuale, l'abitudine degli acquisti online prenda ancor più il sopravvento. Ciò che rischia di essere un danno nel danno». Le ripercussioni si potrebbero avvertire subito: «se in questo periodo la gente effettua numerosi acquisti online, per alcuni settori (per esempio quello dell’abbigliamento) l'attuale stagione rischia di essere compromessa».
Purtroppo, continua la presidente della Scb, la maggior parte dei piccoli negozi di Bellinzona, abituata ad assistere il cliente direttamente in negozio, non è invece equipaggiata per sopperire con operazioni online a una parte dei mancati incassi. «Stiamo però valutando l'ipotesi di allestire una piattaforma di vendita digitale per tutti i commerci che lo desiderano. È però una soluzione che va ponderata attentamente per capire se sia attuabile e possa effettivamente portare dei benefici data la massiccia e per certi versi inarrivabile concorrenza delle grandi catene». Un'altra possibile idea potrebbe essere la proposta di un periodo di saldi solidali concordato fra tutti i commerci della Città.
Nel frattempo il mercato cittadino ha assunto una dimensione provvisoria. In piazza Indipendenza e Nosetto sono state collocati dei cartelli con una lista dei soci della Scb soliti a prendere parte al tradizionale evento del fine settimana. Gli interessati potranno contattare i titolari delle bancarelle e stabilire con loro la modalità di consegna. Su Facebook è stato inoltre attivato il gruppo Mercato di Bellinzona dove gli espositori possono inserire contenuti per pubblicizzare i propri prodotti. Il presidente del mercato del sabato, Carlo Banfi, lancia il suo personale appello a tutti i cittadini: quello di sostenere i commerci locali, in particolare quando le circostanze permetteranno loro di rialzare le serrande.