Da lunedì 16 marzo sarà attiva una hotline che permetterà di annunciarsi e ricevere indicazioni ai lavoratori che sospettano di essere venuti a contatto con l'asbesto
È rappresentato dall’introduzione di una hotline telefonica il primo risultato concreto del gruppo di lavoro costituito durante lo scorso mese di novembre al fine di approfondire e creare trasparenza attorno alla situazione relativa all’amianto presso le Officine Ffs di Bellinzona. Il servizio, finanziato dalla Ffs e che sarà attivato da lunedì 16 marzo per un periodo minimo di tre mesi, sarà a disposizione di attuali dipendenti dello stabilimento, collaboratori esterni e pensionati che negli anni potrebbero essere venuti a contatto con l’asbesto. Tutte queste persone (familiari compresi) avranno la possibilità di contattare il numero telefonico 0800 859 801 (attivo dal lunedì al venerdì, festivi esclusi, dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 17) che si occuperà della ricezione dei dati. A coloro che si faranno avanti, sarà chiesto di compilare un formulario che permetterà a un gruppo di specialisti medici (diretto dal presidente del Comitato direttivo della Lega polmonare ticinese, Bruno Naccini) di raccogliere informazioni sui casi specifici e valutare la messa in atto di adeguate misure di prevenzione. Ma perché una hotline? “Per permettere di raggiungere più persone possibili - ha affermato la direttrice regione Sud delle Ffs, Roberta Cattaneo, durante l'odierna conferenza stampa -. È importante che le persone che sospettavano di aver lavorato a contatto con l’amianto chiamino e si annuncino”, ha aggiunto.
Una volta fornite tutte le informazioni, saranno poi vagliati i singoli per l’assunzione o meno nel programma della Suva. Nel frattempo continuerà il programma individuale per collaboratori ed ex dipendenti che già si sono annunciati al programma di controllo. “Stabilire quale procedura adottare per queste persone, con una presa a carico adeguata e corretta al di là del discorso legato al tabagismo, rimane la vera sfida”, ha dal canto suo sottolineato Gianni Frizzo, presidente dell’associazione ‘Giù le mani’ che lo scorso autunno, insieme a sindacati e Commissione del personale delle officine, aveva sollecitato Ffs e Suva per costituire il gruppo lavoro. Ciò alla luce della decisione della Suva di convocare alcuni operai al controllo medico annuale eseguito tramite Tac ogni anno e altri ogni cinque solo perché non fumatori. Una questione che aveva generato un forte disorientamento: molti di coloro che prima erano tranquilli perché venivano convocati dalla Suva per svolgere il loro esame, si erano posti tante domande. Ad esempio se i controlli a cui erano sottoposti dovessero essere più approfonditi, oppure se fossero sottoposti a controlli inutili. Dopo anni di silenzio si era dunque riaperto il dossier sull’amianto, usato nello stabilimento bellinzonese come isolante termico nei vagoni dai quali è stato eliminato negli anni 80 e 90 con procedimenti inadatti che dopo diverso tempo hanno causato il decesso di più operai a causa di problemi di salute riconosciuti dalla Suva come malattia professionale. Ad alimentare la discussione, l’affermazione della Suva - da lei stessa smentita qualche giorno dopo -, secondo cui non si registravano casi di decesso a causa del cancro polmonare associato all’amianto presente nel materiale rotabile.
Ebbene, con l’introduzione dell’hotline telefonica il gruppo di lavoro ha quindi gettato le basi al fine di elaborare in particolare, per mezzo del gruppo scientifico, una scala di evidenza relativa al rischio di sviluppare un mesotelioma o altre malattie polmonari causate dalla fibre di amianto.
Da parte di tutto il gruppo di lavoro (cui fanno parte, oltre a Ffs e Suva, Commissione del personale Ffs, Lega polmonare ticinese e sindacati Unia, Sev e Transfair) è stata manifestata l’ampia volontà a trovare soluzioni trasparenti. L’obiettivo iniziale è chiaro: informare in modo approfondito e trasparente, come pure rispondere al meglio alle preoccupazioni istituendo un programma di aiuto per le tutte le persone coinvolte nella tematica.
Ricordiamo che sulla presenza di amianto alle Officine tra gli anni 80' e 90' pende ancora l’incarto aperto dalla Procura ticinese a fine settembre.