Bellinzonese

La rivista che da 50 anni dà ‘voce’ alla Valle di Blenio

Edizione speciale, la numero 600, per il mensile vallerano che si è saputo adattare anche ai nuovi media. In arrivo una mostra al museo di Lottigna

3 gennaio 2020
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Rimane in casa oppure sui tavoli dei bar e ristoranti per un mese (quando non viene sottratta prima... come apprendiamo capita spesso). Ed è proprio questo uno dei vantaggi della rivista vallerana ‘Voce di Blenio’, che ha lanciato l’anno del suo cinquantesimo compleanno con la pubblicazione di un numero speciale – il seicentesimo, uscito poco prima di Natale – dedicato in parte a ricordare la nascita della pubblicazione e le persone che l’hanno mantenuta in vita, arricchito da alcuni contributi di affezionati alla ‘Voce’, tra cui quello del vescovo di origini bleniesi Valerio Lazzeri. «Il nostro punto di forza è l’essere ben radicati sul territorio. Gli abbonati hanno un mese di tempo per sfogliarci e leggerci», spiega alla ‘Regione’ Tarcisio Cima, membro del comitato di redazione e dal 2011 presidente della Fondazione Voce di Blenio, creata nel 2006 per fornire una persona giuridica al mensile nato nel 1970 come “organo mensile della Pro Blenio”. Ora, mezzo secolo dopo, gli chiediamo come faccia questo progetto editoriale a sopravvivere in un’epoca in cui anche i principali media cartacei puntano molto sulle versioni e-paper e sui siti web delle proprie testate. «Anche noi percepiamo la difficoltà della carta stampata, notiamo ad esempio una certa erosione degli abbonamenti. Non è evidente che figli o nipoti di abbonati che lasciano per motivi anagrafici rinnovino il contratto. Ma abbiamo un nocciolo duro di fedeli abbonati da lungo tempo. Inoltre un altro punto di forza sono i nostri inserzionisti, legati alla rivista non solo per farsi pubblicità ma anche per sostenerci», sottolinea Cima. Dal 1975 in avanti il numero di abbonati è sempre rimasto sopra le 2mila unità sfiorando le 2’500 nel 1990 e attestandosi nel 2019 a 2’270, quasi la metà dei quali residente in valle. Le altre sono persone originarie di qui e trasferitesi in altre zone del Ticino, emigrate oltre Gottardo o all’estero che vogliono mantenere un contatto con il territorio a cui sono affezionate. I costi della ‘Voce’, ricorda inoltre il presidente del Consiglio di fondazione, riescono ad essere contenuti anche grazie al volontariato che si aggiunge ai due posti di lavoro al 30 per cento.

Per quanto riguarda i nuovi media, una fetta di lettori viene raggiunta grazie alla pagina Facebook del periodico. Una novità recente che non prevede la pubblicazione di tutti gli articoli, bensì di alcune notizie che possono essere condivise e commentate dagli utenti. Per “svecchiare” l’edizione cartacea l’anno del 50° porterà con sé anche il rinnovamento della veste grafica. «Seppur con qualche piccola modifica manterremo il formato “a quotidiano” che ci distingue dalle altre riviste», aggiunge Cima. Altra importante novità del 2020 è per la ‘Voce’ l’allestimento di una mostra che aprirà i battenti la prossima primavera al Museo della Valle di Blenio, a Lottigna. «Il nostro traguardo fornirà lo spunto per descrivere e riflettere sui 50 anni della valle dal punto di vista economico e sociale», spiega il presidente della Fondazione. L’esposizione temporanea che sarà aperta dal 26 aprile fino a novembre raccoglierà ritagli di giornale, fotografie, documenti ma non solo. Gli interessati a prestare degli oggetti significativi per la storia dell’ultimo mezzo secolo del distretto possono ancora farsi avanti.

Dalla chiusura della Cima Norma alle sfide future 

Mentre il primo numero della rivista risale a gennaio 1970, il vero momento in cui la Commissione propaganda della Pro Blenio ha avanzato l’idea di fondare un giornale è stato il 30 novembre 1969, durante una riunione ad hoc organizzata al Ristorante Corazzini di Dongio, proprio nel paese in cui si trova attualmente la sede della redazione composta da Mara Zanetti Maestrani (responsabile), Nelly Aspari (segretaria-amministratrice), Davide Buzzi, Vilmos Cancelli, Marina Poma e Tarcisio Cima. In quegli anni la valle viveva un periodo di trasformazione ma anche di incertezza, e temeva lo spopolamento. Da una parte a incombere sull’economia della valle vi era la recente chiusura, nel 1968, della fabbrica di cioccolato Cima Norma. Ma anche la prospettata crisi delle Terme di Acquarossa realizzate a fine 1800, la soppressione della linea ferroviaria e la chiusura di alcune industrie.

In che clima, 50 anni dopo, si trova ora la Valle di Blenio? Lo abbiamo chiesto proprio a Tarcisio Cima, già capo Ufficio cantonale regioni di montagna. «La valle è tutt’altro che morente, anche se è piena di difficoltà visibili a tutti, soprattutto dal punto di vista del turismo e della sopravvivenza degli esercizi pubblici», risponde. «Regge però il confronto con altre regioni simili a livello svizzero ma anche europeo. Possiamo infatti dire che le cose funzionano dignitosamente dal punto di vista economico e socioculturale». C’è insomma fermento, grazie alla nascita di molte attività e iniziative. «Le difficoltà dei commercianti sono le stesse vissute anche nei centri urbani», aggiunge Cima. Se da una parte il cambiamento rappresentato da internet e dagli acquisti online può mettere in crisi, dall’altra secondo il nostro interlocutore nei tre comuni bleniesi sono molte le iniziative che nascono per cercare di trovare forme di aggregazione alternative, come feste e animazioni socioculturali che richiamano molta gente. Anche la rivista cerca di dare un contributo in tal senso: «Cerchiamo di dare voce e infondere un minimo di coraggio agli operatori pubblici e privati per andare avanti in questa direzione», aggiunge Cima.

Periodici che resistono e si trasformano

Nella nostra regione il periodo a cavallo tra gli anni 60 e 70 è stato prolifico per la nascita di pubblicazioni periodiche che si occupano di notizie legate a cronaca locale e che ancora resistono. Nelle abitazioni e nei commerci della Valle di Blenio, ma anche in Riviera e Leventina si può trovare da 44 anni la ‘Rivista Tre Valli’, ormai prossima allo stesso traguardo della ‘Voce di Blenio’.

Spostandosi invece verso sud, nella capitale ha compiuto 50 anni proprio nel 2019 festeggiando con un’edizione inviata a tutti i fuochi la ‘Rivista di Bellinzona’ ideata da Plinio Grossi, che detiene il record di longevità nella regione del Bellinzonese. È invece stato fondato di recente, nel 2014, il mensile della concorrenza ‘La Turrita’.

Se dal Bellinzonese si sconfina poi nel Grigioni italiano, e in particolare nel Moesano, si trova un recente esempio di fusione tra più testate. Dopo pochi anni di vita il settimanale ‘La Voce del San Bernardino’ (nato nel 2012 già dalla fusione tra ‘Voce delle Valli’ e il ‘San Bernardino’) si è trovato in difficoltà economiche a causa del calo degli introiti pubblicitari ed è stato inglobato dalla pubblicazione, anch’essa con cadenza settimanale, ‘Il Grigione italiano’ con sede a Poschiavo.