Bellinzonese

Torre energetica: 'Castione sarà conosciuto in tutto il mondo'

Presentato il progetto della Energy Vault di Biasca: la struttura alta 60 metri sarà posata a inizio 2020 e vi resterà per alcuni mesi per poi finire in India

La torre visualizzata in un'immagine d'artista
14 novembre 2019
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Il prototipo di torre energetica concepito dalla Energy Vault Sa di Biasca e che a inizio 2020 e per la durata di circa sei mesi sarà in funzione dimostrativa, porterà la zona industriale di Castione in tutto il mondo. Non solo perché i potenziali clienti («siamo tempestati di telefonate») vi giungeranno da varie parti del globo, ma anche perché in futuro si prevede di installare proprio a Castione la cosiddetta ‘control room’, ossia la sede nella quale Energy Vault potrebbe gestire in remoto i vari impianti venduti ‘muovendosi’ su quattro grandi fusi orari. Il condizionale è d’obbligo e molto dipenderà dal successo commerciale e dalla reale capacità dell’impianto di produrre corrente elettrica a sufficienza e nel momento in cui essa viene richiesta dai grandi consumatori, in primis le megalopoli assetate – in teoria – di energia rinnovabile in sostituzione di carbone e nucleare. È, questo, il messaggio trasversale percepito ieri sera dai molti presenti al centro civico di Arbedo dove il progetto è stato illustrato alla popolazione poche ore prima del deposito in Comune, oggi, della domanda di costruzione. La serata organizzata dal Municipio in collaborazione con i promotori è stata soprattutto l’occasione per mostrare l’impatto della torre sul territorio castionese e, per i molti tecnici presenti, di interrogare i promotori sulla concreta fattibilità e sull’efficienza energetica.

'A Biasca mancava spazio' 

Incominciamo dall’impatto: rispetto alle informazioni diffuse nei giorni scorsi, la torre dotata in cima di sei gru non sarà alta 130 metri bensì 60; inoltre i blocchi da 35 tonnellate l’uno che verrano sollevati e abbassati dalle gru per generare corrente elettrica in discesa non saranno 500 ma 100. Ribadito inoltre che il prototipo non produrrà corrente ma servirà a testare il cervello (software) e il processo di produzione e spostamento dei blocchi (hardware). «Un primo prototipo, di dimensioni ridotte e costituito da una gru da cantiere con blocchi di 500 kg, è stato testato a Biasca; ora desideravamo far entrare in funzione sia la linea di produzione dei blocchi costituiti in gran parte da cemento povero e terra, sia la strumentazione tecnica prodotta in Italia che è stata de facto già acquistata dall’azienda indiana Tata Power che la ritirerà una volta ultimata la fase test di Castione. Castione dove abbiamo trovato lo spazio necessario che a Biasca mancava», ha spiegato il capotecnico Andrea Pedretti, ingegnere ticinese che vanta un’ampia conoscenza nel campo delle energie rinnovabili ma che è anche reduce dal fallimento della ditta Airlight, fino al 2016 presente in Riviera con tre società e che non è riuscita ad attivare in Marocco il rivoluzionario impianto fotovoltaico sviluppato a Biasca anche grazie a finanziamenti pubblici. Che in questo caso non ci sono – è stato assicurato ieri sera – beneficiando Energy Vault di partenariati con vari gruppi privati sparsi nel mondo e molto interessati a partecipare, finanziandolo, al progetto di torre energetica.

'Resa dell'80%. Ecco dove sarà il guadagno'

Già, ma quale sarà il suo rendimento? E dove sarà il guadagno? Domande giunte dalla sala e alle quali Pedretti, insieme al Ceo Robert Piconi, hanno dato risposta. Tagliando con l’accetta, il principio è lo stesso dei bacini idroelettrici ad accumulazione, dove cioè l’acqua viene ripompata in quota di notte consumando corrente elettrica a basso costo e turbinata di giorno producendo corrente venduta a prezzi più elevati di quella notturna. La torre consuma corrente elettrica alzando i mattoni e ne produce, abbassandoli, nel momento di grande richiesta, quando la corrente messa in rete ha un costo maggiore. «Il bilancio finale è positivo – ha assicurato Pedretti – perché utilizziamo motori elettrici e componenti meccaniche di ultima generazione che mantengono molto elevata l’efficienza, calcolata fra il 78 e l’80%». In soldoni, se si consuma un kWh in salita se ne produce 0,8 in discesa, che venduto al prezzo previsto nelle ore di maggior consumo genera il guadagno destinato a rendere il progetto «una soluzione sostenibile sul piano finanziario e su quello ambientale».

Se carbone e nucleare costano meno

Il successo dipenderà da due fattori: il reale grado di efficienza (fra gli scettici c’è chi sostiene che non sarà dell’80% ma si assesterà attorno al 50%) e la reale capacità di farsi comprare corrente elettrica a un prezzo concorrenziale rispetto a quella fornita dalle centrali a carbone e nucleari ‘dure a morire’. La soluzione sarebbe quella di dismetterle, ma proprio qui entra in campo la volontà politica dei Paesi più inquinati. E questo è un altro discorso.

Garanzia di 200mila franchi

Ma tornando a Castione: in sala c’è chi ha lodato l’iniziativa, poiché in grado di portare vantaggi al Comune in termini di visibilità e forse anche di impieghi. Ma se il prototipo non verrà infine venduto agli indiani? Il caso Airlight insegna che a Biasca lo smantellamento è finito sul gobbone del Comune. «Tranquilli – ha assicurato Pedretti – perché abbiamo depositato 200mila franchi per evitare al proprietario del terreno occupato, ed eventualmente al Comune, brutte sorprese».

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