Polemica a Bellinzona, il Municipio risponde all'interpellanza leghista rispedendo al mittente l'accusa di aver voluto fare cassetta
La postazione radar criticata a metà settembre per essere stata piazzata a ridosso del passaggio di velocità da 50 a 80 km/h sulla ‘tirata’ di Camorino ha colto in fallo un conducente su tre, per l’esattezza il 30%. Lo rende noto il Municipio di Bellinzona rispondendo all’interrogazione con cui il consigliere comunale Manuel Donati (Lega) chiedeva lumi sul senso dell’operazione. Prevenire o fare cassetta? Che la Città in quell’occasione abbia incassato un bel gruzzolo appare chiaro. D’altronde il radar posato dalla Polizia comunale si trovava una quarantina di metri prima del cambio di velocità, in un punto in cui vige ancora il 50 ma si è portati ‘naturalmente’ ad accelerare verso l'80. “Discussioni circa l’opportunità di individuare posizioni più o meno indicate per la posa dell’apparecchio sono beninteso sempre possibili, non trattandosi di una scienza esatta, ma deve anche essere segnalato che, per quanto concerne il radar in questione, un rilevamento di circa il 30% di superamento del limite denota un’anomalia in relazione all’effettivo rispetto del limite in quel tratto stradale”, scrive l’Esecutivo. In effetti, ricordiamo, intervistato dalla ‘Regione’ era stato proprio il vicesindaco Andrea Bersani (capodicastero Sicurezza e Servizi industriali) ad avanzare dubbi sull’opportunità del luogo scelto, indicando semmai la possibilità di posare il radar nell'altra direzione, ossia entrando nei 50. Tuttavia “non appare accettabile l’accusa di fare cassetta, allorquando la Polcom, come suo dovere, sanziona comportamenti non rispettosi delle regole. Del resto vi sono le vie di ricorso previste dalla legge e, ciononostante, non risulta che vi siano decisioni dell’autorità superiore di ricorso che qualifichino come arbitrario l’agire della Polcom”.
Non da ultimo la valutazione sulle postazioni radar “è pianificata con criteri oggettivi e pure deriva in parte da segnalazioni, anche da parte di cittadini, di situazioni di pericolo o di comportamenti non idonei degli automobilisti, dalle condizioni date dalla presenza di svolte, passaggi pedonali, prepreselezioni, accessi, abitazioni, commerci e attività pubbliche/private particolari”. E in effetti alcune di queste situazioni – rammentava a suo tempo il comandante della Polcom Ivano Beltraminelli – sono presenti in quel tratto di Camorino. Tratto lungo il quale, annota oggi il Municipio, “non ci risultano fortunatamente incidenti gravi, ma lo scopo del controllo è anche di prevenzione e pertanto non devono necessariamente verificarsi degli incidenti per giustificare la posa di un radar”. A far storcere il naso era tuttavia il suo posizionamento, come detto criticato dallo stesso Bersani quando la polemica è scoppiata. Oggi l’Esecutivo smorza i toni: “La postazione era tecnicamente ineccepibile e pure rispettosa di tutte le norme in materia; si precisa che i controlli radar sono effettuati da personale debitamente istruito dalla Polizia cantonale. Non esiste alcuna distanza minima a livello di legge”. Le decisioni devono inoltre poggiare “sul buon senso” e la decisione “spetta agli agenti abilitati, il che non ha nulla a che vedere con iniziative personali”. Otto, in media, i controlli effettuati mensilmente dalla Polcom, con incassi annui pari a 150mila franchi nel 2017 e 130mila nel 2018.