Bellinzonese

Bonifica Petrolchimica, la Città non si chiama fuori

Durante il Cc, la richiesta contenuta nella risoluzione presentata dall'Mps è stata bocciata dal Legislativo con 47 no (solo 4 i favorevoli)

Ti-Press
21 ottobre 2019
|

“Il Consiglio comunale chiede al Municipio di non entrare in materia su una eventuale partecipazione della Città alla procedura e al finanziamento dei costi di risanamento del sedime ex Petrolchimica di Preonzo e di fare i passi necessari affinché i costi del risanamento siano assunti dalla Tamoil Sa”, proprietaria della società sino al fallimento intervenuto nel 1996. È la richiesta contenuta nella risoluzione presentata in Cc dalle consigliere Mps Angelica Lepori Sergi e Monica Soldini; risoluzione che con 4 favorevoli e 47 contrari è stata bocciata stasera dal Legislativo cittadino in apertura di seduta. A stragrande maggioranza, seguendo anche l'indicazione municipale, il plenum ritiene infatti che la Città debba essere in prima fila nella gestione della procedura; priorità dunque alla bonifica, mentre l'aspetto dei costi potrà essere affrontato successivamente. La bonifica è stimata sui 20/25 milioni di franchi che si ipotizza potrebbero essere sostenuti in gran parte da Confederazione, Cantone e Comuni (oggi la città di Bellinzona).

Fabio Käppeli a nome del gruppo Plr ha chiesto che la Città «sia un attore nella procedura di risanamento essendoci una responsabilità verso le generazioni future. Non vogliamo ovviamente che sia l'ente pubblico ad assumersi i costi. Siamo però fiduciosi verso il Municipio affinché collabori col Cantone nella ricerca dei responsabili e li chiami alla cassa». Gabriele Pedroni (Ppd): «Il sito è contaminato e il Municipio con urgenza deve fare i passi necessari per bonificare. Il paziente è grave e bisogna curarlo subito; in un secondo tempo si potrà poi affrontare l'aspetto finanziario. La non entrata in materia metterebbe il Municipio nella condizione di non poter affrontare adeguatamente il difficile iter. E d'altronde la Legge sulla protezione dell'ambiente in materia di responsabilità prevede il sistema a cascata». Sulla stessa lunghezza d'onda Renato Züger (Sinistra): «Se da una parte lo spirito della risoluzione è condivisibile, dall'altra la proposta contiene parecchie criticità. E peraltro il seguito della procedura non dipende dalla Città ma dal gruppo di autorità coinvolte fra Cantone e Confederazione». Lapidario Tuto Rossi (Udc): «La Legge sulla protezione dell'ambiente dice chiaramente che chi inquina paga».

Quanto al Cantone, ricordiamo, a metà ottobre il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali rispondendo a un'interpellanza Mps ha spiegato in Gran Consiglio che il Consiglio di Stato «farà il possibile per evitare che l’ente pubblico si sobbarchi i costi di risanamento o bonifica». Per quanto riguarda la ripartizione della spesa il ministro ha citato la Legge per la protezione dell’ambiente, sottolineando che l’ente pubblico (il Cantone) si assume i costi nel caso in cui i responsabili non fossero rintracciabili o siano insolventi. In tal caso può chiedere alla Confederazione una partecipazione alla spesa fino a un massimo del 40%. Rispetto alla proposta Mps di far pagare tutto alla Tamoil senza dunque far pesare la spesa sulla collettività, Zali ha spiegato che sono in corso verifiche in tal senso.

Le  consigliere Mps citavano nella risoluzione un'intervista rilasciata il 14 settembre alla 'Regione' dal già sindaco di Gnosca Franco Gianoni, il quale ha ricordato che nel 1956 gli allora sindaci di Gnosca, Arbedo-Castione, Claro, Cresciano e Moleno avevano denunciato al Consiglio di Stato i pericoli ambientali e sociali di un possibile insediamento sul territorio di Preonzo di un impianto della Salpa Sa di Milano (raffineria di petrolio grezzi, olii esausti, resine ecc.), diventata poi Petrolchimica Sa. “Senza ascoltare queste più che giustificate preoccupazioni – sottolineava l'Mps – il Consiglio di Stato aveva invece concesso l’autorizzazione all’insediamento e ha continuato a concedere importanti sgravi fiscali affinché questa attività potesse continuare”.

Dal canto il sindaco Mario Branda durante i recenti incontri con i quartieri ha confermato l'esistenza di approfondimenti sulla necessità/possibilità di chiamare alla cassa la compagnia petrolifera Tamoil. Questa sera Branda ha ribadito l'impegno affinché sia chiamato alla cassa chi ha prodotto l'inquinamento: «Non vorremmo però che le discussioni sul finanziamento ritardassero un intervento urgente. Chiediamo quindi di respingere la risoluzione. Non possiamo più tergiversare, dobbiamo prendere il toro per le corna e trovare rimedio a uno degli inquinamenti più gravi tutt'oggi presenti in Ticino».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔