Bellinzonese

Scocca l'ora della pensione per il dottor Guerra

Ultimi giorni di attività clinica per il primario di chirurgia del San Giovanni. In 27 anni di operato, ha contributo a migliorarne tecnica, formazione e organizzazione.

Ti-Press/F.Agosta
29 luglio 2019
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«Il lavoro non manca, fino all’ultimo. Per questo non ho ancora realizzato che tra pochi giorni lascerò l’ospedale San Giovanni (Osg). Un luogo che considero una seconda casa, in cui ho conosciuto molte persone, coltivato amicizie, vissuto tantissimi momenti da ricordare e pure qualche esperienza negativa». È al termine di una brillante carriera che il dottor Adriano Guerra – giunto 27 anni or sono all’Osg dove dal 2013 ricopre la funzione di primario di chirurgia – andrà in pensione a fine mese dopo 38 anni da medico. Laureatosi in medicina all’Università di Losanna – cui è seguito il dottorato all’ospedale universitario di Ginevra –, Guerra ha iniziato a lavorare all’Osg nel 1992, specializzandosi in seguito in chirurgia viscerale. A Bellinzona ha trascorso quasi tre decenni nei quali, «senza mai pretendere nulla», ha scalato le gerarchie lasciando la propria impronta in tecnica, formazione e organizzazione della struttura. Grazie a sue intuizioni, al San Giovanni sono infatti state apportate numerose innovazioni, come l’auditorium e il laboratorio di laparoscopia. Da un’idea di Guerra è inoltre nata la prima formazione interna del Dipartimento di chirurgia dell’Eoc tramite videoconferenza. Ha introdotto la chirurgia mini-invasiva (torace e addome), la chirurgia della carotide in anestesia loco-regionale e la pratica della proctologia in anestesia locale e ambulatoriale. Insieme ad altre tecniche chirurgiche, ha sviluppato la prima banca dati per foto e la prima cartella informatizzata all’Osg. «Siamo pure stati pionieri in Svizzera per aver eseguito la prima nefrectomia (asportazione del rene) in un bambino».

Impossibile calcolare con precisione (migliaia e migliaia) le operazioni eseguite e assistite in carriera. «Le più complicate? Difficile dare una risposta. Non sempre un intervento apparentemente più agevole di altri si rivela tale. Mi ricordo quando, a causa di alcune difficoltà tecniche, ho impiegato due ore per rimuovere un’appendice anziché i 30 minuti normalmente necessari. È chiaro: oggi è tutto cambiato. Gli inconvenienti sono limitati grazie al fatto che, quando fattibile, si procede ad un approccio mini-invasivo tramite laparoscopia».

Una sensibilità venuta a mancare

Del dottor Guerra, oltre alle indiscusse doti tecniche, i suoi pazienti si ricorderanno il lato umano. «Ci spero – dice con un sorriso –. È molto importante la relazione fra medico e paziente, che ho sempre cercato di instaurare lungo tutto il percorso: dalla prima visita, all’operazione, fino all’ultimo giorno di degenza e ai successivi controlli. Purtroppo la continuità della presa a carico è venuta a mancare negli ultimi anni, causa i carichi di lavoro maggiori e l’aumento delle dislocazioni temporanee dei medici in altre strutture». Ciò che tende a causare una rotazione di personale che può provocare «smarrimento» nel paziente.

Come si convive con la responsabilità che implica la professione di medico? «Non sempre è facile, soprattutto all’inizio. Non mi scorderò mai la prima notte di sorveglianza da candidato medico all’ospedale di Locarno: ero agitatissimo. Ma poi, col tempo, ci si abitua. Anche alla pressione che regna in sala operatoria». Prima di ‘entrare in azione’ Guerra non ha riti particolari, se non quelli, «molto importanti», di «rivalutare il caso nei minimi dettagli, rivedere la tecnica operatoria e riparlare con il paziente».

Cosa farà dal 1° agosto? «In questi anni ho passato più tempo al lavoro che a casa: cercherò dunque di godermi la mia famiglia (è sposato e padre di due figli, ndr), che mi ha sempre sostenuto e a cui devo tanto del successo della mia carriera». Una carriera che potrebbe tuttavia vederlo ancora attivo in seno all’Eoc, ma senza attività clinica: si sta infatti discutendo di un suo coinvolgimento per due giorni a settimana nell’insegnamento dei candidati medici dell’Osg. Ovviamente, avrà più tempo per la sua passione. Centrocampista, arrivò fino alla prima squadra del Locarno. «Da quando ho dovuto smettere per gli impegni lavorativi sogno, letteralmente, di giocare a pallone. Auspico inoltre di riprendere con altri sport e hobby. Ora, sono finalmente libero di organizzarmi le giornate. Mia moglie, il mio prossimo datore di lavoro, permettendo».

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