Bellinzonese

Tunnel Ceneri: 'Della Svizzera avevo un'altra immagine'

Un ex operaio sulle pagine di “Area” a proposito delle irregolarità del cantiere Alptransit: 'Noi, trattati come schiavi in un clima di menefreghismo delle norme'

Ti-Press
11 maggio 2019
|

Fanno riflettere le dichiarazioni rilasciate ad “area” da uno degli operai che ha denunciato le irregolarità sul cantiere Alptransit per la costruzione del tunnel del Monte Ceneri (vedi ‘laRegione’ del 7 maggio). Nell’ultima edizione del quindicinale di Unia, l’ex dipendente di una delle due ditte italiane impegnate nella realizzazione della galleria, ribadisce la situazione preoccupante riguardo la mancanza di controlli durante il suo impiego, tra il 2017 e il 2018, nella tratta tra Camorino e Sigirino. “Non ho mai ricevuto nessun controllo – aveva dichiarato alla Rsi –: se avessi l’abilitazione a guidare il trenino, se avessi il badge, quante ore facessi, se fossi sotto l’effetto di alcool o stupefacenti. Niente, mai nessun controllo”. “L’assenza totale di accertamenti – ha ripreso il discorso l’ex dipendente sulle pagine del giornale del sindacato –, ha generato un clima di menefreghismo, tanto non ci sarebbero state ripercussioni. Avevamo un’altra immagine della Svizzera – continua l’uomo immigrato in Europa dal Marocco –: quella di un Paese dove si lavora nel rispetto dei diritti e dei doveri di lavoratori e aziende”.

Tra le molte irregolarità svelate dal servizio di Falò del 4 aprile (fra le altre turni di lavoro disumani e salari taglieggiati), l’ex operaio evidenzia “l’assenza di sicurezza” come il fatto più grave. “In quelle condizioni rischi di far male a un collega o a te stesso. A livello personale, quel che mi ha fatto più male è stata l’omertà che regnava”, ha affermato l’uomo riferendosi – come scrive Unia – “al silenzio su quanto accadeva sul cantiere del capoprogetto di Alptransit, della commissione paritetica nazionale e della centrale di comando”.

Lavorando a ritmi infernali e “trattati quasi fossimo schiavi, abbiamo concluso i lavori in anticipo. Ci aspettavamo dunque una gratificazione economica, tanto più che la ditta ha incassato un bonus dal committente per questo fatto. Al contrario, hanno invece preteso la restituzione di parte dei salari”.

Ecco quindi l’appello agli organi di controllo: “Se svolgeste bene il vostro compito, non avremmo queste situazioni. Denunciare, non è compito dell’operaio”. Con tutte le ritorsioni che in questi casi comporta una denuncia. “Avevo trovato un impiego presso un’altra azienda italiana. Ma mi hanno lasciato a casa facendomi capire che se non avessi ritirato la denuncia in Svizzera (invito non seguito dall’uomo), potevo scordarmi di lavorare in Italia. Ora ci aspettiamo giustizia”.
Una vicenda, lo ricordiamo, attualmente al vaglio della Procura.