Il pp Gianini ha deciso di approfondire l'incarto realizzato dalla Polizia cantonale partendo dalla testimonianza di due operai. Unia incarica un avvocato
Doppi turni di lavoro dalle 13 alle 20 ore consecutive con solamente una pausa di 10 minuti per poter mangiare un panino in galleria in condizioni inadatte per consumare un pasto; fino a 20 giorni lavorativi consecutivi senza un giorno di riposo; caporalato con salari taglieggiati nei quali figurano 8 ore al giorno di lavoro anziché quelle fatte realmente (i doppi turni in alcuni periodi erano la norma e gli operai erano tenuti a non registrare col badge le ore effettive svolte); obbligo di restituire parti di salario giustificato facendo leva sugli accordi fiscali fra Italia e Svizzera; trasporto di squadre di operai dalla centrale di Camorino alle postazioni di lavoro nel tunnel su convogli il cui conduttore era sprovvisto di formazione (idem per l’uso di altri macchinari da cantiere); lo stesso conduttore costretto a lavorare 24 ore filate prima di poter staccare per riposarsi; 80-90 operai complessivamente impiegati anziché i 130 annunciati nella procedura di richiesta di permessi; lavori effettuati in assenza di tutte le misure di sicurezza e protezione (vi sono stati alcuni incidenti risoltisi con ferimenti); il tutto in barba al Contratto collettivo di obbligatorietà generale che impone un tetto massimo di 48 ore settimanali.
È lungo l’elenco delle presunte irregolarità penali che alla fine della scorsa settimana il procuratore pubblico Andrea Gianini – come appreso dalla ‘Regione’ – ha deciso di approfondire. Sulla sua scrivania c’è il dossier autonomamente allestito nei mesi passati dalla Polizia cantonale a seguito delle deposizioni fatte spontaneamente da due ex dipendenti delle imprese italiane Gcf Generale costruzioni ferroviarie e Gefer (entrambe del Gruppo Rossi di Roma) impiegate nel tunnel ferroviario del Monte Ceneri. Ditte che facevano parte del consorzio italo-svizzero ‘Mons Ceneris’ aggiudicatario di un appalto da 96 milioni di franchi. Appalto ottenuto sulla base di un’offerta il 30% più bassa rispetto al consorzio svizzero-austriaco concorrente il cui ricorso era stato respinto dal Tribunale federale.
Dal maggio 2017 all’estate 2018 le due ditte romane si sono occupate della posa dei binari nelle due canne. La testimonianza di due loro ex dipendenti è stata raccolta nell’ambito di un’inchiesta giornalistica realizzata da ‘Falò’ e andata in onda sulla ‘Rsi’ il 4 aprile. Dal canto loro, le imprese romane hanno rispedito al mittente le accuse. Dopo la trasmissione altri operai hanno preso coraggio e si sono fatti avanti col sindacato Unia che ha seguito la vicenda; uno di questi è stato ascoltato dagli agenti 15 giorni fa; altri – fa sapere il sindacalista Igor Cima – potrebbero testimoniare prossimamente. Dal canto suo il procuratore Gianini, fatte le debite valutazioni, dovrà decidere se aprire formalmente un’inchiesta penale, con tanto di promozione dell’accusa nei confronti dei dirigenti e dei capi cantiere di Gcf e Gefer indicati dagli operai come i responsabili delle irregolarità. Tra le ipotesi di reato potrebbero esserci la coazione, l’usura, la falsificazione di documenti, ecc.
Intanto Unia ha incaricato un avvocato di assistere legalmente gli operai che già hanno testimoniato, costituendosi accusatori privati, e quelli che eventualmente vorranno farlo. Dal côté penale – che il sindacato confida coinvolga anche l’assicurazione infortuni Suva e i vertici della committente AlpTransit San Gottardo Sa – dovrebbe peraltro scaturire l’aspetto civile per quanto riguarda, fra le altre cose, il recupero dei salari taglieggiati e il corretto conteggio delle ore non retribuite. Inizialmente erano stati una quindicina gli operai – tutti residenti in Italia e annunciati da Gcf e Gefer come distaccati in Svizzera alloggiati a Camorino – palesatisi da Unia reclamando per quanto stava succedendo nel cantiere. Erano preoccupati soprattutto per il fatto di dover restituire 20-30mila euro. Ma solo due, come detto, hanno poi accettato di testimoniare in polizia. Il loro coraggio è stato sottolineato venerdì scorso all’hotel Unione di Bellinzona durante l’assemblea di Unia Sopraceneri.