Il Gruppo di lavoro per l'opzione Bassa Leventina ha deciso stasera di portare il tema nei rispettivi Municipi. Decisione settimana prossima
In un clima «frizzante e combattivo abbiamo deciso non solo di non abbandonare l’idea, ma anzi di prendere in seria considerazione la possibilità di lanciare o aderire a un referendum». Si è riunito questa sera a Bodio il Gruppo di lavoro costituitosi nel dicembre 2017 per promuovere il comparto ex Monteforno come possibile sede della nuova officina che le Ffs intendono realizzare a Castione. Tema unico all’ordine del giorno, il referendum contro lo stanziamento di 100 milioni deciso ieri dal Gran Consiglio quale contributo cantonale al nuovo stabilimento di manutenzione. Oltre a considerare il fallimento della proposta Bodio-Giornico, il Gruppo di lavoro ha pure valutato i due emendamenti accolti dal parlamento. I quali mirano, ricordiamo, da una parte a riconoscere al comparto industriale ex Monteforno lo statuto di Polo di sviluppo economico, dall’altra a potenziare il trasporto pubblico verso Biasca e l’Alto Ticino.
«L’opinione condivisa dai sindaci e dai municipali presenti – spiega alla ‘Regione’ Emilio Cristina, sindaco di Personico e portavoce del Gruppo di lavoro – è che la Bassa Leventina sia uscita sconfitta da questa sfida nella quale continuiamo a credere. I due emendamenti sono belle parole, ma cosa porteranno di concreto? Infatti non è detto che essere iscritti a Piano direttore cantonale come Polo di sviluppo economico, poi miracolosamente diventiamo sede di nuove industrie».
Da qui la decisione di portare il tema nei rispettivi Municipi di Bodio, Giornico, Personico e Biasca, coinvolgendo nuovamente anche Pollegio che si era chiamato fuori la scorsa estate al momento di interporre ricorso all’Ufficio federale dei trasporti contro la riservazione dei terreni di Castione fatta dalle Ffs. Un nuovo incontro è fissato all’inizio della prossima settimana e una decisione – conclude Emilio Cristina – sarà presa anche in base agli eventuali partner referendisti che dovessero palesarsi. In primis l’Unione contadini che, ricordiamo, attende aggiornamenti dalle Ffs e dal Dipartimento del territorio sulla compensazione reale dei 78mila metri quadrati di terreno Sac che verrebbero sacrificati a Castione.
Estremamente critico sull’esito del dibattito parlamentare è Massimo Ferrari, in passato granconsigliere Ppd e oggi presidente della Commissione regionale trasporti delle Tre Valli che la scorsa estate ha pure inoltrato opposizione all’Uft. «Sono indignato del livello raggiunto dal dibattito parlamentare. Le autorità cantonali avrebbero dovuto impostare la discussione con le Ferrovie in ben altro modo. Invece il Gran Consiglio stanziando i 100 milioni ha in definitiva sostenuto l’opzione Castione nonostante sia priva di business plan e sia osteggiata da ricorsi contro la riservazione dei terreni verdi e industriali, cui se ne aggiungeranno altri fino al Tribunale federale contro gli espropri, senza contare ora il rischio di referendum». Quanto invece all’opzione Bodio-Giornico, «abbiamo messo sul tavolo della politica cantonale e delle Ffs ottimi argomenti a sostegno del comparto industriale ex Monteforno. Argomenti bellamente ignorati». Questo, conclude Ferrari, significa che nella Città Ticino «ci sono cittadini e quartieri di seria A e di serie B. Andiamo male, nonostante gli emendamenti accolti dal plenum».