Bellinzonese

Fabbrica del cioccolato: Finzi Pasca lascia la fondazione

Il regista sul progetto all'ex Cima Norma di Dangio: ‘Servono nuove forze’. Uffici della compagnia a Lugano? A breve un incontro con la Città

Ti-Press
6 ottobre 2018
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Novità in seno alla Fondazione Fabbrica del cioccolato con sede nell’ex Cima Norma di Dangio (Blenio). Il Consiglio di fondazione ha recentemente avallato le dimissioni di due membri che avevano deciso di uscire circa un anno e mezzo fa: si tratta del regista ticinese Daniele Finzi Pasca e del segretario della fondazione Stefano Dell’Orto (extra CdA), il quale come avevamo già riferito aveva divergenze di opinioni sulla gestione del progetto. La modifica, appena pubblicata sul Foglio ufficiale, comprende anche l’entrata di un nuovo membro: si tratta di Gaia Soldati-Antognini, nipote del presidente Franco Marinotti. Zio e nipote sono inoltre affiancati dal vice presidente Mario Casella.

I cambiamenti giungono dopo mesi difficili per la fondazione, che a fine maggio si è vista confrontata con la decisione di apertura della procedura di fallimento da parte della Pretura del Distretto di Blenio. Decisione a cui la Camera di esecuzione e fallimenti ha inizialmente accordato effetto sospensivo parziale, per poi a giugno accogliere il reclamo della fondazione e annullare così l’apertura del fallimento. Ciò non significa che gli scoperti finanziari siano stati risolti. Come da noi riferito sull’edizione del 30 agosto, le fatture non pagate a ditte e artigiani ammontano infatti a circa 230mila franchi. Abbiamo pertanto chiesto a Daniele Finzi Pasca se la decisione di chiamarsi fuori avesse a che vedere con il timore di trovarsi coinvolto in una procedura di fallimento che l’avrebbe chiamato in causa a livello finanziario.

«I motivi della scelta sono molteplici – spiega alla ‘Regione’–. Quando è stata lanciata l’iniziativa mi sono messo volentieri a disposizione ma da lì in avanti a causa della malattia di mia moglie non sono riuscito a dedicare tempo alla fondazione», spiega. «Non ho partecipato ad alcuna riunione e mi sono inoltre reso conto che tra coloro con cui mi ero seduto all’inizio non c’era ormai più nessuno. Ho preferito lasciare spazio ad altre persone».  Secondo Finzi Pasca servono infatti forze nuove alla Fabbrica del cioccolato, «magari anche di gente della regione, che conosce bene il territorio e che può creare sinergie forti». Per la sua compagnia, tali spazi non sono idonei, ma il regista intravede potenziale. «Si tratta di uno spazio meraviglioso di cui c’è molto bisogno. In particolare potrebbe venire utilizzato dalle nuove generazioni e da giovani artisti», aggiunge. Nel frattempo l’attività culturale della fondazione prosegue con l’inaugurazione, oggi, della mostra di Aldo Runfola “The last wall”. Vernissage alle 17.

Finzi Pasca a Lugano: a breve l’incontro con Città e Lac

«Non ho seguito, siamo molto impegnati con le prove di Donka – Una lettera a Cechov (l’omaggio allo scrittore russo che debutterà settimana prossima al Lac, ndr)». Gli ultimi giorni sono stati costellati da indiscrezioni e ipotesi, su una possibile sede degli uffici della compagnia di Daniele Finzi Pasca a Lugano. Dalla torretta dell’ex funicolare degli Angioli agli stabili dell’Azienda elettrica di Massagno, fino all’ultimo arrivato: lo Spazio -1, vicino al polo culturale. Idee, che l’artista non ha approfondito e sulle quali non si sbottona: «Preferisco non esprimermi su cose che non conosco nel dettaglio». Nessun parere, ma non per questo porte chiuse.  «Alcune possibilità (il riferimento è a Massagno, ndr) erano note. C’è stata reale tensione. Ora la cosa migliore da fare è parlarsi – osserva –, sia col Municipio che con il Lac e allora capiremo. Mi auguro che questo avvenga a breve. Sta arrivando uno spettacolo che ha marcato un passaggio: otto anni fa quando l’abbiamo prodotto non c’era il Lac, ma grazie all’aiuto dell’allora dicastero e dei privati siamo riusciti a mettere in piedi quest’avventura, che ha portato Lugano in tutto il mondo». La conferenza stampa di presentazione sarà lunedì. E chissà che non si sappia qualcosa in più anche sul fronte degli spazi.