Una folta rappresentanza della comunità eritrea presente in Ticino si è riunita oggi dalle 10 alle 17 a Pregassona per una veglia funebre in memoria della connazionale 24enne perita lunedì sera in circostanze tragiche a Bellinzona. Assistito da alcuni mediatori culturali, il gruppo di circa ottanta persone ha condiviso riflessioni e cibo.
Un incontro segnato dalla tristezza per la conoscente morta e dalla preoccupazione per i suoi due bambini di 2 e 4 anni i quali, dopo aver trascorso le prime ore nel reparto di pediatria dell'Ospedale San Giovani, sono nel frattempo stati assegnati a una struttura specialistica protetta; inoltre l'autorità di protezione ha immediatamente nominato un curatore che gestirà il loro 'caso' passo dopo passo, occupandosi di tutti gli aspetti, da quelli più pratici fino a quelli relativi a una futura collocazione. La comunità ha pure discusso dell'eventuale rimpatrio della salma.
Un incontro segnato anche dai mille interrogativi sui problemi che stava vivendo la coppia. Sfociati nell'ultimo, letale diverbio. Intanto davanti al procuatore pubblico Moreno Capella, titolare dell'inchiesta, è iniziato stamane alle 10.30 ed è proseguito per tutta la giornata l'interrogatorio del convivente 35enne, arrestato lunedì sera con l'accusa di omicidio intenzionale. Nel primo interrogatorio svolto in polizia poche ore dopo i fatti, l'uomo giunto in Ticino tre anni fa con lo statuto di rifugiato si è dichiarato innocente, ribadendo agli agenti di non aver lanciato la giovane dal terrazzo del loro appartamento situato al quinto piano. Quest'oggi davanti al magistrato ha mantenuto la stessa versione dei fatti, ammettendo soltanto i frequenti litigi. Lo fa, anche, forte del fatto che non vi sono testimoni oculari – fra gli inquilini di via San Gottardo 8 e 10 – che sappiano indicare chiaramente agli inquirenti la dinamica di quanto accaduto lunedì sera verso le 23.