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‘Qui, sugli alpeggi, la paura del lupo ci toglie il sonno’

Dopo l’attacco mortale nei Grigioni a due mucche, sale l’ansia in Ticino. Tanti investimenti per proteggere le pecore e si fatica a trovare pastori

Dopo l’attacco mortale nei Grigioni a due mucche, sale l’ansia in Ticino. Tanti investimenti per proteggere le pecore e si fatica a trovare pastori

15 luglio 2022
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Tutti ricordiamo le carcasse delle pecore ‘scaricate’ in Piazza Governo, accompagnate da tanta rabbia e dalla frustrazione, di chi si sente solo e abbandonato davanti al grande predatore, il lupo. Sugli alpeggi, sono spuntate nuove casette che ospitano i pastori, recinzioni elettrificate e cani da protezione. Lasciare pecore non custodite è troppo rischioso. Malgrado tanti sforzi e investimenti (coperti dalle autorità) per aumentare la protezione, l’ansia è alle stelle, come abbiamo verificato in alcuni alpeggi. «Ogni sera, vai a dormire, e non sai se al mattino troverai il gregge decimato dal lupo o dovrai recuperare le tue pecore in fondo ad un dirupo. Se vedono il predatore, la paura è tale che arrivano a gettarsi nel vuoto». Il lupo sta togliendo il sonno a tanti allevatori ticinesi. La situazione è molto tesa come ci raccontano Doriano Togni, Stefania Canonica e Reto Rigiani.

Scarseggiano i pastori competenti, chi è disposto a rischiare di perdere tutto?

Molti allevatori non solo di bestiame minuto si chiedono se e come continuare. Alcuni alpeggi, come ci conferma la Sezione agricoltura, non vengono più caricate a causa del predatore. Di pastori competenti, disposti a proteggere le aree di pascolo - ci confermano i tre allevatori - se ne trovano sempre meno. Chi si prende il rischio di perdere decine e decine di pecore, magari in una sola notte?

A far salire ancora più la pressione, l’attacco nei Grigioni di due mucche nutrici in zona Schamserberg: una assalita mercoledì sera da tre lupi, poi addormentata dal veterinario per le ferite inferte; l’altra sbranata lo scorso fine settimana. Era in un’area recintata con altri bovini. Le protezioni c’erano, ma sono servite a poco. La polemica tra Coira e Berna divampa da giorni, ieri le associazioni degli agricoltori e degli alpigiani hanno chiesto che venga dichiarato lo «stato di emergenza lupo» e che il branco del Beverin venga soppresso. Oltre alla mucca avrebbe sbranato numerose pecore custodite dai cani pastore. Il tutto rimbalza in Ticino. Potrebbe sembrare una questione che riguarda solo allevatori e pastori, ma in realtà riguarda tutti. Ecco perché.

‘Diversi allevatori pensano di abbandonare l’attività a fine stagione’

«Se spostiamo il bestiame minuto, il lupo attacca manzi e vitelli, che sono prede altrettanto facili. È già successo in diverse regioni della Svizzera. Siamo molto preoccupati e scoraggiati dall’inerzia delle autorità», dice Omar Pedrini presidente dell’Unione Contadini Ticinesi. Ogni volta che sente il pastore - ci confida - l’ansia sale. «Non si può vivere così. Diversi allevatori a fine stagione pensano di abbandonare l’attività; ci sono alpeggi che non vengono più caricati. Significa che il territorio non viene più curato dai contadini e la vegetazione avanza», ci spiega.

‘Queste misure di protezione non sono efficaci per le mucche’

Avere un predatore ha conseguenze a catena, non solo per il settore agricolo: «Un paesaggio inselvatichito è un danno per il turismo, ne risente tutta l’economia di montagna», precisa.

Recintare tutto a prova di lupo, come consigliano le autorità, non è sempre la soluzione. «Le misure di protezione proposte dalla politica sono pensate per il bestiame minuto, non funzionano per le mucche che tra l’altro mal sopportano i cani di protezione». È pur vero che l’autorità stanzia aiuti per la protezione del bestiame. «I soldi non risolvono il problema. Se non troviamo più pastori e allevatori disposti a lavorare in queste condizioni, le ripercussioni ci saranno per tutti», conclude Pedrini.

Una preoccupazione condivisa dagli allevatori, che di anno in anno, faticano a trovare chi sorveglia in altura le loro pecore. Il futuro, Reto Rigiani di Aquila, lo vede difficile. «Chi può vende le pecore, infatti ogni anno diminuiscono». E le cifre lo confermano: in 10 anni sono diminuite del 20%.

La testimonianza

‘Mi sveglio la notte pensando alle mie ragazze’

Il lupo ha ‘avvelenato’ la vita anche degli allevatori Roberto e Stefania Canonica di Leontica. «Mi sogno le recinzioni anche di notte, mi sveglio pensando a dove ho messo i paletti. È logorante vivere in costante stato di apprensione per le nostre ragazze». Stefania Canonica parla con molto affetto delle sue pecore. «Sono come delle figlie per noi, ci danno da mangiare. Non hanno lo stesso diritto di vivere del lupo? ». Lo dice mentre una pecora chiede dolcemente ma con insistenza tutte le sue attenzioni. «Quelle da latte sono amorevoli, cercano le coccole e il contatto umano».

Sorvegliate giorno e notte

Si occupano di oltre 200 pecore, suddivise tra l’Alpe Cassina (sopra Leontica) e l’Alpe Tarch (sopra Corzoneso), entrambe del patriziato di Leontica. Ci sono anche 85 agnelle da allevamento. Da qualche anno Roberto e Stefania Canonica hanno convertito la loro azienda, dalle mucche alle pecore da latte. Poi è arrivato il lupo. Per proteggerle hanno dovuto fare molti investimenti. «Solo di materiale, abbiamo dovuto comperare altre 20 recinzioni elettrificate anti-lupo, più di duemila picchetti e oltre 30 chilometri di filo, dissuasori, lampade… di notte le pecore sono recintate e non le lasciamo mai sole, il personale dorme in una roulotte e una cascina in disuso del patriziato», ci spiega. In due non ce la fanno. «Abbiamo dovuto prendere degli aiuti per mungere le pecore, per mettere e togliere i recinti».

Tante spese, tanta fatica, tante carte e burocrazia per avere dei rimborsi dalle autorità che riconoscono nuovi aiuti per la protezione delle greggi. «C’è molto lavoro in più, tante spese, ma la cosa peggiore è lo stress, l’ansia costante di vivere in allerta pensando che in ogni momento può arrivare il lupo e portarti via tutto ciò che ami. Non so come mi riprenderei da un evento del genere».

Sta controllando la recinzione e intanto altro lavoro si accumula. «Dovrei rastrellare, ma voglio stare con loro. Qualche giorno fa erano molto agitate. Forse è passato il lupo. Anche il cane le spaventava. Quando sono in panico, corrono come pazze, e si mettono facilmente in pericolo», precisa. La notizia dell’attacco a due mucche nei Grigioni, morte azzannate da un branco, non giova al morale. «Non abbiamo intenzione di farci trovare impreparati, facciamo di tutto per difendere i nostri animali».

Le testimonianze

‘Dopo l’attacco del lupo, parti difficili e agnelli malati’

Tiene duro Doriano Togni, il lupo ha cambiato l’estate dell’allevatore di Semione, che non rinuncia a portare le sue pecore (oltre cento) in zona Greina (valle di Blenio). «Qui c’è acqua e trovano buona erba». Nel 2020, il lupo ha attaccato due volte il suo gregge, che allora era parzialmente protetto. La difesa degli ovini andava rafforzata. Qualche mese fa, l’allevatore ha acquistato una casetta, l’ha portata con l’elicottero a 2500 metri nell’aspra e lunare zona della Greina, alla Forca di Lavazè. Per la prima volta farà anche il pastore. Lo dice con un misto di eccitamento e preoccupazione. «Gli anni passati salivo una volta a settimana a controllare il gregge, ma ho perso 22 pecore: sei mangiate parzialmente dal lupo, le altre le ho recuperate in fondo ad un dirupo. Scappando si sono gettate nel vuoto». Una bruttissima esperienza. «Ho fatto un grande investimento: una baita dove ripararmi e dormire vicino alle pecore. Vivo in 8 metri quadrati ma ho tutto. La sera recinto il gregge con reti elettrificate. Il luogo è silenzioso e magnifico, fuori dal mondo, ma sei sempre in ansia, teso come un violino», dice Togni.

Scodinzola contenta, come a confortarlo, la sua cagnolina Liuba, è un cane da conduzione, a suo agio, in questa zona sassosa e impervia, dove mettere e togliere recinti, non è proprio una passeggiata. Basteranno a difendere il gregge? «Le pecore sono prede facili anche per giovani lupi che magari attaccano solo per farsi i denti. Qui si vive al ritmo degli ovini, dalle 5.30 alle 21, le tengo d’occhio. Se arriva il lupo non so come andrà». Non molla mai il suo prezioso amico: il cannocchiale.

‘Sarà un anno da zero guadagni...’

I momenti peggiori sono l’alba e la sera tardi. «Sai che può succedere e non sei tranquillo». Togni sa che le conseguenze dell’attacco del lupo possono essere a lungo termine. «Le pecore che sopravvivono restano stressate per tanto tempo. Dopo l’attacco, nei mesi successivi ho avuto parti difficili e molti agnelli con problemi. Un anziano pastore me l’aveva detto: Sarà un anno da zero guadagni e aveva ragione». Il suo motto è perseverare con una mente positiva. «Si deve andare avanti ma non è facile».

Nella zona Greina e Luzzone ci sono circa 4mila pecore, tutte sorvegliate. «Tra pastori ci avvisiamo se le pecore sono agitate». Togni evita il cane da protezione, perché la convivenza coi turisti non è facile. A 45 minuti di cammino c’è la capanna Scaletta e altre tre capanne in una regione frequentata da migliaia di turisti d’estate.

‘Mille pecore spaventate, scappando, possono sfasciare il recinto protettivo’

Non molto distante, all’Alpe Töira - Saltaresc (in val Carassina) del patriziato Olivone ci sono quasi altre 1’300 pecore, tutte custodite, di diversi proprietari. «Dopo i primi attacchi abbiamo deciso di mettere due pastori, di notte dove è possibile recintiamo gli animali, ma non è fattibile ovunque soprattutto verso la Carassina, dove le montagne sono impervie», ci spiega Reto Rigiani di Aquila che con il collega Mauro Canepa, gestisce l’Alpe Töira. L’allevatore che vanta una lunga esperienza ha qualche dubbio sull’efficacia delle recinzioni anti-lupo decise dall’autorità: «Se hai mille pecore recintate e arriva il lupo rischi che scappando tutte insieme, sfasciano i recinti. Se sono in un punto brutto si rischia grosso». Convivere con l’incognita lupo è dura. «Ogni mattina, quando sento il pastore, temo il peggio, si vive nel terrore. Chi ha la passione si affeziona agli animali». Il futuro? «Difficile. Chi può vende le pecore, infatti ogni anno diminuiscono. Inoltre trovare pastori competenti è sempre più difficile», conclude.

La sezione dell’agricoltura

‘Alpeggi disertati per via del predatore’

Meno pecore, meno capre, meno alpeggi caricati in Ticino negli ultimi 10 anni: se è sempre per via del lupo, che rende tutto più complicato, le autorità cantonali non sanno ancora dirlo, come ci spiega Daniela Linder Basso, capo dell’Ufficio per la consulenza agricola al Dipartimento delle finanze e dell’economia.

Ci sono meno greggi, meno contadini, meno alpi caricate in Ticino a causa del lupo?

Negli ultimi 10 anni il numero delle aziende detentrici di ovini o caprini è rimasto stabile mentre è diminuito il numero di animali, in particolare quello degli ovini che rispetto al 2011 è diminuito del 20%. Per le capre la diminuzione è stata del 12%. Questo trend si osserva anche in altri cantoni. Attualmente non abbiamo dati a sufficienza per poter determinare quanto è attribuibile alla presenza del lupo. Per quel che riguarda gli alpeggi, ve ne sono alcuni di piccole dimensioni che non sono più stati caricati a causa della presenza del lupo.

Che tipologia di greggi abbiamo in Ticino: come vengono protetti gli animali, sono custoditi o liberi?

Sugli alpeggi in Ticino vi sono alcuni grandi greggi di ovini, una decina circa sono custoditi da pastori che nella maggior parte dei casi mettono in atto misure di protezione. Ci sono poi molte piccole greggi in alpeggi discosti, in zone impervie, senza personale e senza strutture. In questi ultimi casi l’impiego di misure di protezione pone enormi difficoltà. Per quel che riguarda le capre, visto che solitamente vengono munte, sugli alpeggi si trova del personale. Proteggere la capra è difficile per via delle sue particolari abitudini alimentari e comportamentali, specialmente la razza autoctona ticinese, la Nera Verzasca.

In quanti hanno chiesto e per che cosa i contributi finanziari supplementare (Ufam) per la protezione del bestiame?

Le prime richieste stanno arrivando ma è difficile fare previsioni. I nuovi contributi, erogati dall’Ufficio caccia e pesca, sono destinati ad alpeggi che già adottano, o intendono adottare misure di protezione definite dall’UFAM: recinti elettrificati o cani da protezione ufficiali. Tra i contributi vi sono un forfait per le recinzioni in alpe, un contributo per il personale ausiliario in aiuto al pastore per la protezione delle greggi, attrezzatura di dissuasione, l’acquisto o l’affitto di strutture mobili per l’alloggio di un pastore (incluso il trasporto in alpe tramite elicottero), gli indennizzi per il foraggio in seguito allo uno scarico anticipato dell’alpe.

Visto il recente attacco del lupo a due mucche nutrici nei Grigioni, questi aiuti vengono erogati anche a chi ha questi animali?

Attualmente non vi sono misure consigliate dall’UFAG per i bovini, a parte il recinto a due fili per tenere il vitello vicino alla madre nelle prime due settimane di vita. Se però un allevatore volesse chiedere i contributi per recintare i propri bovini, il recinto elettrificato dovrà essere a prova di lupo, così come vale per ovini e caprini, ovvero con almeno 5 fili o con flexinet di almeno 1.05 m.

Questa rete basta davvero a proteggere gli animali dal lupo?

La rete flexinet o il recinto con 5 fili installati e elettrificati correttamente forniscono un’adeguata protezione. Si consigliano i recinti bianchi/blu perché meglio visibili dagli animali, selvatici e non. Va però detto che in nessun caso e con nessuna misura riconosciuta esiste la protezione sicura al 100%.