In Svizzera più di una persona su cinque non può affrontare una spesa imprevista di 2’500 franchi e circa il 7% della popolazione è esposta a un rischio di povertà persistente. È quanto risulta dall’indagine dei redditi e le condizioni di vita (Silc) dell’Ufficio federale di statistica (Ust), pubblicata ieri. Malgrado ciò il livello generale di vita in Svizzera è tra i più elevati in Europa.
Concretamente, quasi la metà delle famiglie monoparentali non hanno le possibilità economiche per far fronte a una spesa imprevista di 2’500 franchi nell’arco di un mese, ha sottolineato l’Ust in una nota. Complessivamente nel 2016 il 21,5% della popolazione svizzera viveva in un’economia domestica non in grado di pagare una somma simile non preventivata. Ciò nonostante la situazione è lievemente migliorata rispetto a un anno prima quando la percentuale era del 22 per cento. L’8,9% della popolazione non ha inoltre nessun mezzo finanziario per permettersi una settimana di vacanza all’anno lontano da casa. Tuttavia tale percentuale raggiunge tassi nettamente più elevati in altri Paesi europei: in Italia è del 45,2%, in Francia del 23,4% e in Germania del 18,4 per cento. Relativamente bassa in Svizzera (3,7%) risulta pure la quota di coloro che hanno grosse difficoltà ad arrivare a fine mese. Il tasso più alto è registrato dalla Grecia (40,6%). Mentre ancora più ridotte rispetto a quella elvetica sono le percentuali di Danimarca (3,2%), Svezia (3,1%), Olanda (3%), Germania (2,3%) e Norvegia (2 per cento). D’altro canto, l’anno scorso il rischio di povertà persistente riguardava circa una persona su quindici (6,9%).
“Sono considerate a rischio di povertà persistente le persone che sono state a rischio di povertà per almeno tre anni su quattro, tra cui l’ultimo”, ha precisato la nota. Anche in questo caso – secondo l’Ust – la Svizzera segna la quota più bassa: in Francia la percentuale è dell’8%, in Austria dell’8,1%, in Germania del 10,5% e in Spagna del 14,8%. L’Ust ha inoltre rilevato che, anche se una parte della popolazione incontra delle difficoltà economiche, il livello di vita generale in Svizzera nel 2016 restava tra i più elevati d’Europa. Per fare la comparazione viene utilizzato uno strumento di correzione delle differenze dei livelli di prezzi tra i Paesi: “Malgrado il livello dei prezzi elevato in Svizzera, la situazione finanziaria della popolazione dopo deduzione delle spese obbligatorie è più rosea di quella dei nostri vicini e della maggior parte dei Paesi dell’Unione europea”, ha sottolineato l’Ufficio federale di statistica. L’Ust ha anche attualizzato i dati relativi alla somma, alla composizione e all’evoluzione dei redditi dell’insieme delle economie domestiche. Ha tuttavia precisato che queste cifre non sono direttamente comparabili a quelle menzionate prima. Tenendo conto dell’evoluzione demografica e dell’inflazione, il reddito per abitante è progredito di circa un quarto (22,3%) tra il 1995 e il 2016. Circa due terzi del reddito totale provengono dal salario, una parte che è rimasta abbastanza stabile, secondo l’Ust. Inoltre la porzione occupata dalle assicurazioni sociali ha conosciuto “un aumento particolarmente marcato” tra il 1996 e il 2016.
Intanto Caritas Svizzera chiede una strategia nazionale per combattere la povertà infantile. Per cercare di ridurre il problema l’associazione propone prestazioni complementari per famiglie, sostegni di prima infanzia e l’armonizzazione della vita professionale e familiare. La povertà dei bambini è un fenomeno reale in Svizzera, ha ribadito ieri Caritas davanti ai media: 76mila bambini sono colpiti e altri 188mila vivono in condizioni precarie, appena al di sopra della soglia di povertà. Sono particolarmente interessati dal fenomeno i bambini che vivono in una famiglia monoparentale o i cui genitori hanno un livello di formazione basso. Una famiglia povera deve cercare di sopravvivere con meno di 20 franchi al giorno per persona per cibo, abbigliamento, energia, mobilità, igiene, educazione e svago.
Il governo, ha rilevato l’organizzazione, non compie abbastanza per sostenere i bambini e le famiglie. Con l’1,5% del Pil, la Svizzera si situa sotto la media europea (2,3%). Per colmare il divario, la Confederazione dovrebbe moltiplicare per tre volte e mezzo l’ammontare che oggi dedica alla presa a carico extrafamiliare dei bambini. Caritas si riferisce in particolare alle limitate sovvenzioni della Confederazione per gli asili nido. Per la presa a carico esterna dei loro bambini, le famiglie in Svizzera spendono da due a tre volte di più rispetto ai Paesi limitrofi.
Per l’organizzazione, il modello in uso in Ticino, ovvero l’asilo dell’infanzia gratuito per tutti i bambini a partire dai tre anni di età, permette ad esempio alle famiglie povere di conciliare la vita familiare e professionale. Le misure applicate contro la povertà infantile finora hanno fallito a causa della mancanza di volontà politica, ha affermato Caritas. Le opere assistenziali chiedono quindi l’introduzione di prestazioni complementari per le famiglie a livello nazionale, come già esistono in Ticino e nel Canton Vaud. È inoltre necessario promuovere il sostegno di prima infanzia. Dal canto suo l’economia deve permettere condizioni di lavoro che tengano conto della vita familiare. ATS