“Se lei intende recarsi in Svizzera per fondare una società e lavorarci, non avrà di norma problemi nell'ottenere un permesso.” Inizia così la mozione del deputato Matteo Pronzini (Mps) in cui chiede al Consiglio di Stato “un piano d'azione per combattere la criminalità economica in Ticino“, riferendosi in particolare ai permessi di soggiorno, alle attività commerciali alle infiltrazioni mafiose.
“L’estrema facilità offerta dal diritto svizzero – si legge nel testo della mozione – e i controlli unicamente di carattere formale effettuati dall’Ufficio del registro di commercio hanno attirato ogni sorta di approfittatori come dimostra l’elevata percentuale di società bucalettere, il numero sempre crescente di reati finanziari e il fenomeno dei fallimenti seriali o pilotati. Oltre ad eludere il fisco nel paese d’ordine, aggirare i controlli sui lavoratori distaccati, commettere truffe, la costituzione di imprese in Ticino permette alle organizzazioni criminali di riciclare denaro sporco infiltrandosi nel tessuto economico locale“
“Gli allarmi si sono moltiplicati negli ultimi anni – continua Pronzini – , ma nulla è cambiato. All’assemblea dell’Associazione delle polizie comunali, nel maggio 2016, il presidente Dimitri Bossalini aveva dichiarato: «Sono molto preoccupato per l’infiltrazione della criminalità organizzata in Ticino, sta erodendo letteralmente il tessuto economico…». Anche il direttore del Dipartimento delle istituzioni in quell’occasione aveva parlato della necessità di combattere il fenomeno delle società di comodo“
Secondo il deputato Mps, “il problema è che le autorità non hanno nessuna idea di cosa facciano concretamente le aziende registrate sul nostro territorio. Lo aveva ammesso anche Stefano Rizzi, direttore della Divisione Economia, quando gli era stato chiesto di confermare un’indagine del Servizio di informazioni economiche Orell Füssli (OFWI) su incarico della SonntagsZeitung secondo cui in Ticino si sono insediate imprese che assumono solo personale d’oltrefrontiera a basso costo: «Stiamo lavorando per fare degli approfondimenti sul tipo di aziende che vengono a installarsi in Ticino, ma non è facile – aveva dichiarato alla Regione Rizzi –. Siamo evidentemente in contatto con quelle che siamo riusciti ad attirare grazie al marketing territoriale, ma ci rendiamo conto che è solo una piccola parte di quelle che arrivano». Nessuno è obbligato a presentarsi alle autorità una volta fondata una nuova società. E a partire dal Registro di commercio non per forza si riesce a capire di che tipo di business si tratta“
“Come riconoscere quindi una società di comodo da un’azienda attiva sul territorio se non sappiamo neppure che tipo di attività svolgono le aziende che si insediano in Ticino? Non a caso la maggior parte dei casi di personaggi legati a organizzazioni criminali operanti sul territorio ticinese sono venuti alla luce grazie alle inchieste degli inquirenti italiani“
Pronzini cita poi i casi riportati dai media che hanno anche un’altra caratteristica comune: operavano attraverso società registrate in Ticino e/o comperavano immobili:
-“Carlo Antonio Longo, arrestato nel 2012 nell’ambito dell’operazione Blue Call, era considerato una sorta di intermediario della 'ndrangheta in Ticino. Era a capo della Helvicorp Realinvest SA si è messo subito ad investire ingenti somme di denaro: ha acquistato un terreno a Caslano per 400mila franchi, poi una casa a Rovio per 130mila franchi e un altro immobile per 340mila franchi. Secondo il Caffé (2 dicembre del 2012) dichiarava un guadagno di 5000 franchi lordi al mese e abitava in un appartamento da 3000 franchi al mese“.
-“Franco Longo, arrestato nel dicembre 2014, era residente a Vacallo da due anni. Definito anche lui il “banchiere” della ‘ndrangheta” ed era uno dei soci della DWA COSTRUZIONI Sagl. Assieme a Vincenzo e Domenico Martino, figli del boss Giulio, ha anche comprato un palazzo davanti alla stazione di Chiasso, del valore di 3.3 milioni di franchi acquistato con un socio ticinese. Ora si scopre che l’ex fiduciario e l’ex municipale di Chiasso, oltre a falsificare la contabilità della ditta, avrebbe anche fornito false informazioni per far ottenere i permessi di dimora ai suoi clienti con legami con la ‘Ndrangheta“
-“Renato Bevilacqua, figlio del boss Luigi, con il socioAlfredo Bordogna, vivevano in un appartamentino a Chiasso ed erano soci in tre aziende chiassesi attive nel campo dell'edilizia e delle costruzioni“
-“Emanuele Sangiovanni, arrestato nel marzo 2014 in Italia, era al centro di una vasta inchiesta denominata Bucalettere. Secondo l’accusa avrebbe creato una dozzina società di compravendita che stipulavano falsi contratti di lavoro, con stipendi elevati, al fine di ottenere permessi di soggiorno“
–“E naturalmente l’ex killer della ‘ndrangheta Gennaro Pulice, amministratore unico della S.E.T. SWISS e fondatore della Pulice Consulting. In entrambi i casi non è stato richiesto il casellario giudiziale come precisa il Consiglio di Stato nella risposta all’interrogazione 154.17“.
“Siamo coscienti che la soluzione da noi proposta non è una panacea – scrive ancora Pronzini – visto che si può sempre ricorrere a prestanome e altri sotterfugi; solo mettendo a disposizione delle autorità inquirenti i mezzi e gli strumenti necessari a condurre inchieste sarà possibile contrastare efficacemente la criminalità economica. Quanto alla richiesta sistematica del casellario giudiziale e tutti i lavoratori stranieri che richiedono o rinnovano un permesso B o G, il Consiglio di Stato - sempre nella risposta all’interrogazione 157.17 - garantisce che si tratta di una soluzione efficace (che comunque verrà abbandonata con la firma dell’accordo sulla tassazione dei frontalieri), senza peraltro specificare - per motivi di protezione della privacy - se al momento dell’ottenimento del permesso B Gennaro Pulice aveva condanne passate in giudicato e quindi riportate sul certificato penale“
“Dalle cifre fornite dal Consiglio di Stato sembra però che i controlli risultino molto più efficaci se concentrati su “persone a rischio”. In primo bilancio effettuato a 13 mesi dall’introduzione della misura il Consiglio di Stato ha annunciato, nel maggio 2016, che su 17'468 domande di permessi B o G inoltrate in Ticino, 33 sono state respinte, in 10 casi è stata pronunciata una proposta di ammonimento, in 9 casi il richiedente ha rinunciato, mentre altre 72 richieste erano ancora sotto esame. A titolo di paragone prima dell’introduzione dell’obbligo del casellario giudiziale, il Consiglio di Stato rispondendo all’interrogazione 203.14 ha fornito queste cifre: Dall’inizio della propria attività ad oggi, in soli cinque mesi, il Settore giuridico ha esaminato 415 pratiche, che in 37 casi hanno portato alla revoca del permesso di soggiorno, mentre in 18 casi si è proceduto a non rinnovare oppure a non rilasciare un permesso“
“Alla luce delle dichiarazioni del comandante Bossalini – continua il deputato Mps – e dei casi di cronaca riportati sopra appare evidente che i rischi di infiltrazioni della criminalità organizzata si concentrano su chi apre una società e chi compera immobili, come sottolinea anche l’ONG Transparency International in un rapportopubblicato il 26 ottobre. Per poter riciclare denaro occorre o averlo o avere una società per movimentarlo, e non sono certo i dipendenti stranieri, pagati spesso meno di 3’000 franchi, che dispongono di tali somme e mezzi“.
“Ci pare necessario fare un passo avanti significativo e per questo presentiamo la seguente mozione“:
-“Il consiglio di Stato presenterà al Gran Consiglio un piano di azione per combattere la criminalità economica in Ticino“
Esso dovrà, tra le altre cose, prevedere:
-“il potenziamento dei controlli da parte dell’Ufficio giuridico sugli stranieri che richiedono il rilascio o la proroga di permessi per risiedere in Ticino e sono iscritti o intendono iscriversi nel Registro di commercio per verificare se sono oggetto di inchieste all’estero o se sono ricercati. Lo stesso dovrà avvenire per chi compera immobili“.
-“il potenziamento in mezzi e personale della polizia giudiziaria e della magistratura incaricata di combattere i crimini economici“
“Ricordiamo – conclude Pronzini – che nel marzo del 2017 il Parlamento federale ha approvato una revisione della legge sul Registro di commercio che prevede la creazione di una banca dati unica nazionale per le persone iscritte nel registro che faciliterà la ricerca a livello svizzero“