Ogni giorno 4 persone (su 71) scelgono di farsi curare fuori cantone anche se potrebbero farlo in Ticino, in particolare per interventi ortopedici, cardiologici, oncologici (per resezioni a organi). Interventi perlopiù di routine, che si potrebbero fare in Ticino. Perché ai bisturi locali alcuni preferiscono quelli oltre Gottardo? Lo abbiamo chiesto a medici e pazienti in una serie di approfondimenti. Brutte esperienze con la sanità ticinese, la ricerca del miglior bisturi, il tam-tam tra conoscenti... raccontano due pazienti del Sottoceneri (certamente non rappresentativi) che hanno preso il treno verso Nord. Scelte legittime, infatti ogni paziente può curarsi dove vuole. «Non è un problema di qualità, ma piuttosto di interessi, qualcuno nel privato vuole indebolire lo Stato. Ci sono medici che mandano i pazienti con linfomi a Zurigo; quando da Zurigo inviano i casi più complessi all’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi), perché siamo l’istituto nazionale di riferimento», dice il prof. Franco Cavalli.
Se il flusso di pazienti fuori dal Ticino dovesse aumentare, a farne le spese sarebbe l’intera sanità cantonale. Spiega il professor Raffaele Rosso (‘laRegione’, 28.9): «Più si fanno interventi complessi, più diminuiscono complicazioni e mortalità». Sui numeri il Ticino rischia di uscire perdente rispetto agli ospedali universitari elvetici, complice anche la concorrenza tra pubblico e privato. «Se si continua così in Ticino si farà solo una chirurgia minore, ci vuole un gioco di squadra», dice il primario di chirurgia all’ospedale regionale di Lugano.
Per il prof. Franco Cavalli la qualità è spesso una scusa: «I pazienti vanno dove li manda il medico curante. Se è un professionista del privato avrà la tendenza a inviarli oltre Gottardo, sfruttando il persistere della mentalità che a Nord sono più bravi», spiega l’oncologo. Ma qui la qualità non sembra contare davvero: «Penso che un gruppo di medici del privato non voglia che l’Eoc si rafforzi troppo: piuttosto che inviare pazienti all’ospedale, fanno accordi con professionisti che li operano a Nord e li visitano in clinica a Lugano. Non escludo che ci siano anche ragioni finanziarie». E ci fa qualche esempio. «Diversi gastroenterologi inviano le biopsie in Svizzera interna, anche se l’Istituto cantonale di patologia è molto buono». Vista la ‘battaglia’ tra pubblico e privato, il prof. Cavalli è preoccupato per il master in medicina: «È uno dei progetti cantonali più importanti ed è l’unica garanzia di mantenere una medicina di alta qualità in Ticino. Ogni paziente che va a Nord indebolisce la facoltà perché per attirare buoni medici dobbiamo avere in Ticino un certo numero di interventi». Per l’oncologo non possiamo comunque giocare in tutti i settori nella ‘Champions League’: «In Ticino abbiamo ambiti dove siamo più deboli (non sono quelli che già rientrano nella facoltà di scienze biomediche) e per questi settori si può capire che si prenda ancora il treno per Zurigo. Ma succede purtroppo anche per i settori dove siamo tra i più bravi e questo non è giustificato».