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A lezione dal Dalai Lama. Abbiamo seguito i due giorni di insegnamenti su come raggiungere la felicità

25 ottobre 2016
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Durante il weekend appena passato, 13mila persone  si sono presentate alla fiera di Milano per conoscere il Dalai Lama e imparare la compassione, la via della felicità, superando le emozioni distruttive. Tra monaci, rappresentanti di varie religioni e gente comune, in prima fila anche l'attore Richard Gere, da anni buddista. 

«Siamo tutti uguali, tutti vogliamo una vita felice, senza soffrire. Ma se guardiamo le persone che vivono nelle società più evolute, dal punto di vista tecnologico, vediamo che c’è tanta sofferenza mentale ed emotiva. Questo perché la natura fondamentale dell’uomo è compassionevole. Quando ci incontriamo con amore siamo felici. È necessario affidarsi a un diverso sistema etico che affondi le radici nella compassione,
che va insegnata ai bambini, praticata in famiglia. Solo così si può creare una società basata su tolleranza e rispetto reciproco. Mentre rabbia e paura consumano il vostro sistema immunitario».

Con queste parole, venerdì mattina Tenzin Gyatzo, XVI Dalai Lama, davanti a una platea della fiera di Milano gremita, ha iniziato due giorni di insegnamenti che sono culminati sabato nella cerimonia dell’iniziazione Avalokiteshvara, una benedizione rivolta non solo ai fedeli del buddismo, ma a tutti, con l’intento di diffondere un messaggio profondo di compassione e amore tra i popoli.  Compassione, diretta in modo equanime verso tutti,
non radicata nella considerazione dei propri interessi. Compassione che si basa sulla consapevolezza che tutti aspirano alla felicità e rifuggono la sofferenza, proprio come noi. Così l’attenzione al benessere altrui continua anche a fronte di minacce e insulti.

Sul palco tra monaci tibetani e rappresentanti delle diverse religioni, anche l’attore Richard Gere, da anni buddista praticante, impegnato per difendere i diritti dei tibetani nella lotta per l’indipendenza. L’attore, che ha seguito insegnamenti e il rituale collettivo, sabato pomeriggio ha detto ai 13mila presenti: «Ovunque lui va si crea questa atmosfera meravigliosa che vediamo qui, una sensazione di calore e unità, ci sentiamo tutti in grado di abbracciare il mondo e gli altri esseri umani. Ci sentiamo tutti benvenuti, inclusi, fa‐
centi parte di un insieme, tutti fratelli».

Circondato dai monaci e seduto su una poltrona coi simboli del buddismo tibetano, il Dalai Lama ha parlato dell’interdipendenza, un punto chiave della filosofia buddista, spiegando che «l’esistenza di tutte le cose si fonda su una continua relazione con le altre e che niente e nessuno esiste in modo indipendente». Questo pensiero – secondo il Nobel per la pace – permette di ottenere la saggezza capace di percepire la natura ultima delle cose, ovvero la vacuità, superando la nostra ignoranza innata, che ci impedisce di vedere
la realtà. Inoltre, possiamo comprendere che «tutti gli esseri sono legati gli uni agli altri, pertanto un comportamento incentrato su di sé è illogico, e questa consapevolezza è la base dell’amore, della compassione e dell’altruismo da cui sorge la Mente dell’Illuminazione».

Un concetto che ha ribadito rispondendo, come un padre paziente, alle numerose domande del variegato pubblico. Una donna ha chiesto: ‘Devo essere sempre
perfetta, come posso superare l’ansia di non piacere agli altri?’. «Queste emozioni sorgono perché senti molto la tua preziosità, questo rende vulnerabili. Se pensi che sei una tra tanti, la mente si rilassa e anche l’ansia».

Ad un bambino che voleva sapere come fare giocare tutti insieme alla ricreazione: «Prova a rivolgerti ai tuoi compagni con un volto sorridente e rilassato, vedrai che si uniranno al tuo gioco».

Poi è stato il turno di un uomo in sedia a rotelle: ‘Come posso farmi accettare dagli altri?’. «Il tuo potenziale non è nel corpo, ma nella tua mente, solo la mente può sviluppare la pace interiore».

A chi lo ha interrogato sulla guerra: «Quando la mente è sotto il dominio di odio e rabbia, non si ragiona più. L’unica via è insegnare la compassione già dall’asilo, così possiamo creare un futuro migliore».

Più volte il Dalai Lama ha ricordato alle migliaia di persone in sala come la mente va allenata, causa di tanti mali è l’ignoranza, una mente che non sa. «La realtà appare in un modo ma è tutt’altro. Continuamente la mente proietta su oggetti elementi
molto positivi creando attaccamento o proietta elementi molto negativi creando avversione. Nel 90% dei casi la rabbia viene da proiezioni mentali». Ansia e rabbia, ha ribadito, sono veleni per il cuore e le difese immunitarie.