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Accordo con l'Italia sui frontalieri, il governo ticinese: 'Miglioramenti'

(Gabriele Putzu)
21 giugno 2016
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L’accordo sui frontalieri parafato nel dicembre del 2015 con l'Italia porterà dei “miglioramenti”. Lo scrive il Consiglio di Stato rispondendo all’interpellanza di Paolo Pamini (LaDestra), giudicando l’aumento della quota impositiva di pertinenza ticinese dal 61.2% attuale (in regime di ristorni) al 70% “una prima conseguenza positiva” dell’accordo. Tradotto in soldoni, si stimano entrate per una quindicina di milioni di franchi in più. “Oltre a questo miglioramento diretto – fa notare ancora il governo – avremo altre fonti per ora difficilmente stimabili, quali il gettito dovuto alla reciprocità dell'accordo (nell'accordo esistente il gettito dei residenti in Ticino che lavorano in Italia come frontalieri resta totalmente in Italia)”.

Inoltre, il nuovo accordo prevede che i frontalieri residenti fuori zona di confine (fascia dei 20 km) e i frontalieri che non rientrano quotidianamente al proprio domicilio “i redditi da lavoro conseguiti in Svizzera saranno imposti nella misura del 100% (e non con il limite convenuto del 70%), analogamente a quanto previsto dal modello Ocse”. Dati però a oggi difficilmente quantificabili. “Lo scenario odierno è contraddistinto da un numero elevato di residenti nella fascia di confine (circa 60mila persone) e un numero molto basso di residenti fuori zona (circa 4mila). In ottica futura, grazie al nuovo accordo, questa situazione è destinata a mutare considerevolmente tenuto conto che, una volta a regime il passaggio ad imposizione piena in Italia, dal profilo fiscale per i frontalieri non vi sarà più alcun interesse nel risiedere nella zona di confine”.