SUNRISE featuring SUNRISE TRIO
Il Circolo del cinema di Locarno presenta per la terza volta un film del periodo del muto accompagnato da un gruppo jazz. «Silent movie meets Modern Jazz» è il progetto crossover del Sunrise Trio in cui si incontrano il jazz moderno e il cinema degli albori. Il Sunrise Trio è un terzetto olandese emergente. Il gruppo naviga senza soluzione di continuità tra momenti di intimità, silenzio e grande energia, creando un viaggio musicale dinamico, con ampio spazio per l’interazione e l’improvvisazione. Esplorando stili che vanno oltre il jazz, con elementi funk, soul e rock, con influenze che vanno dai mitici trii di Bill Evans e Brad Mehldau, ma anche di band come gli Red Hot Chili Peppers e persino i “granitici” Rammstein. Questa fusione di influenze variegate si traduce in un approccio innovativo al jazz contemporaneo.
SUNRISE TRIO
Jurrian De Kok: contrabbaso e composizione
Martin Hak: pianoforte
Jonas Niewenbroek: batteria e composizione
Durante la proiezione in sala il trio accompagnerà il film con una partitura originale scritta appositamente per: Aurora (Sunrise: A Song of Two Humans) USA 1926, 1927, bianco e nero, 97’ regia: Friedrich W. Murnau; produzione: William Fox soggetto: dal romanzo Die Reise nach Tilsit di Hermann Sudermann; sceneggiatura: Carl Mayer; fotografia: Charles Rosher, Karl Struss; montaggio: Katherine Hilliker, H.H. Caldwell, Harold D. Schuster; scenografia: Rochus Gliese Interpreti e personaggi: George O'Brien (Ansass), Janet Gaynor (Indre), Margaret Livingston (la donna di città), Bodil Rosing (cameriera), J. Farrell MacDonald (fotografo), Ralph Sipperly (parrucchiere), Jane Winton (manicure), Arthur Housman (uomo sfrontato), Eddie Boland (uomo cortese), Friedrich W. Murnau (turista in barca).
Ansass, giovane contadino di un piccolo villaggio di campagna, è soggiogato dal fascino di una donna di città che lo convince a sbarazzarsi della moglie Indre, facendola annegare durante una gita in barca. Ma, sul punto di commettere il delitto …. Sunrise ‒ A Song of Two Humans è un racconto metafisico che risente del romanticismo tedesco: il mondo della campagna (la semplicità di una natura che simboleggia la radice e la fonte della vita) è opposto a quello della città (l'iperattività del mondo urbano sovrappopolato e frenetico, con i suoi piaceri fittizi e le sue illusioni); allo stesso modo, la donna di campagna (la legittima sposa che incarna le doti dell'umiltà e della semplicità) è fronteggiata dalla donna di città (l'amante illegittima che ricorre agli artifici di un fascino puramente esteriore). I personaggi sono in primo luogo archetipi (la donna di città non possiede nemmeno un nome). Ci sono pochi film nella storia del cinema che riescono a tradurre così felicemente la psicologia profonda dei personaggi attraverso l'espressività delle immagini, i movimenti della macchina da presa e i gesti degli interpreti. Le didascalie, relativamente numerose nella parte iniziale, si fanno progressivamente più rare con il procedere della narrazione. Eppure, Friedrich W. Murnau è capace di descrivere ogni minimo risvolto attraverso l'impiego di tutte le possibilità linguistiche del cinema muto, che all'epoca aveva raggiunto negli Stati Uniti il proprio apice. Il cineasta aveva già dimostrato in Germania di saper padroneggiare queste risorse (è l’autore del famosissimo Nosferatu – eine Symphonie des Grauens), ma con Sunrise ‒ A Song of Two Humans giunge a un livello di perfezione raramente eguagliato con altrettanta intensità e coerenza. Murnau girò il film interamente in studio, sfruttando magistralmente i mascherini, i giochi di prospettiva (ad esempio nelle scene del luna park cittadino o in quelle nell'abitazione dei protagonisti, che sotto il profilo scenografico appaiono come le più chiaramente ispirate all'espressionismo), la sapiente illuminazione (la splendida inquadratura in cui Ansass, in silhouette, vede dalla finestra la donna di città sulla strada del villaggio in penombra), la simbologia dei costumi (la donna di città costantemente in nero: la seta del suo abito, il cappello, le calze, la chioma), il montaggio parallelo che assume significazioni morali (l'immagine della moglie a casa mentre gli amanti si baciano) o che unisce nella tempesta metropoli e campagna, il ritmo incalzante con il quale viene restituito l'universo dei piaceri cittadini. E ancora, l'attenta esplorazione topografica dei luoghi, l'utilizzo dei flashback e dei flashforward, le sovrimpressioni di immagini composite che contengono movimenti interni, le dissolvenze che ci portano da un universo all'altro senza modificare l'asse di ripresa e l'ampiezza del piano sui personaggi. L'esito fu tale che lo stesso Murnau poté infine affermare: "Sunrise mostra esattamente quello che voglio dire". Premiato a Hollywood con gli Oscar per la migliore interpretazione femminile (Janet Gaynor) e per la fotografia, nei giudizi degli studiosi e dei cineasti Sunrise ‒ A Song of Two Humans si erge ancora come uno dei più bei film della storia del cinema. (arr. da Encicolopedia Treccani)