In questo percorso gli spazi diventano un cantiere aperto: luogo straordinario in cui tutto è sempre in movimento, continua scoperta, invenzione.
Ogni specifico spazio è un dubbio e bisogna continuamente individuarlo e disegnarlo, non è mai mio, mai mi viene dato, devo sempre conquistarlo.
L’urgenza del danzatore consiste nello studio dell’incontro tra il fuori e il dentro (architettonico e personale) che avvolge il tempo e lo spazio.
Il danzatore diventa architetto, disegnando i suoi gesti nelle varie superfici. Un incontro-scontro tra i danzatori e l’architettura lineare e pulita disegnata da Carl Weidemeyer.
La forma eletta in questa ricerca è la spirale che si trasforma in cerchio, dinamica necessaria per incontrare il punto infinitamente piccolo e il punto infinitamente grande.
La spirale aiuterà i danzatori a risvegliare l’incontro tra corpo, tempo e spazio, procedendo verso un’alchimia silenziosa.
Ogni forma contiene le sue dinamiche derivanti quali: volume, peso, direzione, ritmo, energia e respiro. Ogni spazio vive dei suoi opposti: luce-ombra, gravità-leggerezza, muro-trasparenza, percorso-soglia.