Diminuito del 26% l'utilizzo in medicina umana e del 76% in quella veterinaria per animali da reddito
L'uso di antibiotici in Svizzera continua a diminuire, soprattutto nella medicina veterinaria. Malgrado ciò sono necessari ulteriori sforzi, in particolare nella lotta alle resistenze, indica un rapporto sul tema divulgato oggi.
Gli antibiotici devono essere usati nel modo più mirato e parsimonioso possibile per ridurre al minimo lo sviluppo di resistenze e garantire la loro efficacia sul lungo termine, indicano oggi in un comunicato congiunto gli uffici federali della sanità pubblica (Ufsp), della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav), dell'agricoltura (Ufag) e dell'ambiente (Ufam). L'analisi mostra un'evoluzione positiva di quelli considerati critici: dal 2014 si è osservata una riduzione generale del 26% nella medicina umana e una diminuzione del 76% in quella veterinaria per gli animali da reddito.
In confronto ad altri Paesi europei, la Svizzera si colloca in una posizione valutata da buona a molto buona, si legge nella nota. Nella medicina umana si riscontra comunque un rimbalzo dell'uso di antibiotici dopo la pandemia, con il livello che è risalito a quello del 2019.
Permangono tra l'altro differenze regionali: nella Svizzera tedesca vengono usati molto meno rispetto alla Romandia o al Ticino. Queste disparità dimostrano che c'è ancora potenziale di miglioramento nella prassi di prescrizione da parte dei medici.
Tra gli animali da reddito, quelli trattati più frequentemente con antibiotici sono i bovini, con 564 trattamenti ogni 1000 animali, seguiti da volatili, piccoli ruminanti (pecore e capre) e suini. Sempre stando allo "Swiss Antibiotic Resistance Report 2024", negli scorsi dieci anni è inoltre calato l'uso sugli animali da compagnia (19%).
Secondo la nota, circa il 15% delle acque di scarico in Svizzera viene sottoposto a una fase di depurazione, per ridurre ancora di più l'immissione di antibiotici: entro il 2040 questa quota salirà al 70%. In base alle conoscenze attuali, è improbabile che le concentrazioni misurate promuovano direttamente lo sviluppo di resistenze.
Negli ultimi anni, i tassi di resistenza si sono nel complesso stabilizzati, sintetizzano gli uffici federali. Per consolidare i progressi fatti, è tuttavia cruciale che autorità, esperti e istituzioni continuino ad assumersi attivamente le proprie responsabilità, si avverte nel comunicato.