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Auto elettriche usa e getta, quelle usate non hanno mercato

Il settore automobilistico è in crisi, ma quelle elettriche di seconda mano hanno vendite particolarmente basse

In sintesi:
  • Doninelli (Upsa): ‘La paura del decadimento delle batterie è infondata’
  • I prezzi rispetto a quelle tradizionali restano leggermente più alti
(Keystone)
15 novembre 2024
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Il mercato dell’automobile è in crisi e anche in Ticino, complice una riduzione del potere d’acquisto, la vendita di automobili ha subìto una flessione. A essere particolarmente in difficoltà è il mercato delle automobili elettriche di seconda mano. “Se ne vendono davvero poche”, segnalano diversi garage del cantone. Una tendenza confermata anche a ‘laRegione’ dal direttore dell’Unione professionale Svizzera (Upsa) sezione Ticino Marco Doninelli: «Confermo. Il mercato arranca in generale, ma quello delle automobili elettriche usate soffre particolarmente».

Difficile dare un dato sulla diminuzione, anche perché «si tratta di un fenomeno sostanzialmente nuovo».

A titolo di paragone, il mercato delle automobili di seconda mano “classiche”, quelle con motore a benzina o diesel, ha subìto una riduzione del sette per cento rispetto allo scorso anno. Spiega Doninelli: «In questo periodo stiamo vedendo per la prima volta entrare sul mercato un numero importante di auto elettriche usate. Si tratta di vetture acquistate magari quattro o cinque anni fa, quando la vendita di questi veicoli ha vissuto un vera e propria esplosione. La rivendita ora è difficoltosa».

‘Le batterie sono affidabili per anni’

Ma perché l’automobile elettrica di seconda mano non piace? «Difficile dirlo. Sicuramente uno dei motivi è la paura del decadimento della batteria. Si pensa che non siano più affidabili o performanti. È un po’ quello che vediamo anche con gli apparecchi elettronici, piuttosto che comprare un cellulare o un computer ricondizionato si preferisce optare per un nuovo dispositivo. Ma si tratta di una leggenda metropolitana, una motivazione del tutto infondata». Dichiara il direttore della sezione ticinese dell’Upsa: «Le batterie che abbiamo oggi, anche quelle di veicoli di seconda mano, sono di una generazione molto affidabile». A questo si aggiunge il fatto che è possibile richiedere, da parte dell’acquirente, un test che certifichi lo stato della batteria. «È un modo per tranquillizzare il cliente. Va poi ricordato che le batterie hanno in ogni caso una garanzia di fabbrica di almeno sei anni, alcuni marchi ne garantiscono addirittura dieci. In alcuni casi possiamo quindi avere addirittura una doppia garanzia». Anche perché, «il test sulla batteria che può richiedere il cliente può essere svolto da una ditta esterna in maniera indipendente. Si tratta di un apparecchio che rileva la capacità della batteria mentre è sotto stress e offre risultati molto affidabili». Va in ogni caso riconosciuto «che la sostituzione di una batteria problematica resta, a oggi, un’operazione ancora molto proibitiva dal punto di vista economico. Parliamo di almeno 10mila franchi». In ogni caso l’auspicio di Doninelli è che sempre più garagisti propongano agli acquirenti interessati la possibilità di una certificazione della batteria.

Il fattore economico è un ostacolo

A proposito di costi. L’aspetto economico, riconosce Doninelli, è un potenziale disincentivo all’acquisto di una vettura elettrica di seconda mano. «Chi si interessa a un’automobile usata di solito lo fa anche in un’ottica di risparmio e considera il prezzo un criterio molto importante nella scelta del veicolo. L’auto elettrica usata resta, a confronto di una vettura con motore endotermico anch’essa di seconda mano, leggermente più costosa». Certamente un disincentivo, ma non il solo. Sempre per quanto riguarda il costo, aggiunge il direttore ticinese di Upsa, «l’evoluzione tecnologica rende la mobilità elettrica sempre più conveniente. I motori migliorano e i prezzi si abbassano. La clientela quindi, al momento, non vede un risparmio particolarmente tra un’auto nuova e una di seconda mano».

Problemi per garagisti e produttori

Lo scarso interesse per le automobili elettriche è poi un ostacolo per tutto il settore. «I garagisti si stanno accorgendo che vendere questi veicoli è davvero complicato e quindi riacquistarli come usato in permuta è difficile. Questo però è un problema, se un automobilista resta in possesso del suo veicolo non ne acquisterà un nuovo. Il mercato quindi rallenta, con tutte le problematiche che ne conseguono sia per i garagisti che per i produttori».

Le cifre del calo

Stando ai dati diffusi recentemente dall’associazione degli importatori Auto-Svizzera sull’arco dei primi sette mesi la contrazione è del 4,3% (a 194’500). Nel decimo mese dell’anno le propulsioni alternative sono arrivate a una quota di mercato del 65% (61% nell’ottobre 2023), con in primo piano l’ibrido normale (37%, in aumento dal 28% di un anno prima) e l’elettrico (19%, in contrazione però dal 22%), davanti all’ibrido plug-in (9%). In cifre assolute hanno lasciato i concessionari 6’900 ibride (+20%), 6’300 veicoli a benzina (-21%), 4’500 elettriche (-21%), 1’800 ibride plug-in (-15%) e 1’700 mezzi diesel (-8%). In lieve calo (al 52%, partendo dal 53%) è la quota di 4x4. Se si guarda ai dati cumulati del periodo gennaio-ottobre spicca invece la diminuzione dell’elettrico (-11%) e del propulsore a benzina (-16%), mentre tiene sostanzialmente il diesel (-2%) e avanza fortemente l’ibrido (+16%). Dopo dieci mesi la quota dei motori alternativi ha raggiunto il 61% (era del 56% dodici mesi prima).

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