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Caso Gobbi: etilometri, qualcosa non quadra

Il 16 aprile scorso, in qualità di deputato eletto anche per esercitare l’alta vigilanza, ho inoltrato un’interpellanza che chiedeva di far luce su un incidente avvenuto sul finire dello scorso anno e che avrebbe coinvolto un membro del governo. Questa richiesta di trasparenza aveva e ha come obiettivo la salvaguardia della fiducia che i cittadini devono poter avere nei confronti delle istituzioni, già sufficientemente minacciata da questo e purtroppo altri casi. A seguito di questa interpellanza, il Procuratore generale Andrea Pagani ha avviato un’inchiesta e dopo le verifiche ha rinviato a giudizio due agenti della Polizia cantonale con l’ipotesi di reato di favoreggiamento. A dover rispondere dell’accaduto, e rischiare magari anche il posto di lavoro, sono chiamati gli agenti, mentre ad aver ricevuto il presunto favore evitandogli una possibile grana – sebbene non lo si scriva, forse per timore – sarebbe il diretto interessato coinvolto nell’incidente, nonché responsabile della polizia. Come stanno le cose spetta solo al giudice stabilirlo ma, contrariamente a quanto si è cercato di far credere, anche con modi sguaiati e minacciosi, non si tratta né di panna montata, né tantomeno di quisquilie, ma di un fatto potenzialmente grave che la magistratura appunto dovrà appurare. La conferma da parte dell’autorità inquirente che qualcosa parrebbe non essere funzionato come doveva ha segnato un primo punto fermo nella nebulosa vicenda automobilistica avvenuta nella notte del 14 novembre 2023 in valle Leventina.

Da quanto si evince dal servizio andato in onda al Quotidiano lo scorso mercoledì 26 giugno, sembrerebbero emergere alcuni elementi che andranno chiariti non solo dal punto di vista penale ma anche politico-istituzionale, di fronte ai cittadini. Tra questi, lo stato con il quale il capo delle istituzioni e responsabile della campagna di prevenzione ‘Guida o bevi’ si è messo al volante del suo veicolo quella sera partendo da Mezzovico, e la questione dell’etilometro precursore utilizzato per farlo soffiare, la cui calibrazione parrebbe fosse scaduta la sera dei fatti… Quest’ultimo accertamento, dato per certo dalla Rsi, se verrà confermato anche al processo, spalanca le porte a quesiti importanti, in primis quello della parità di trattamento per tutti i cittadini (esistono altri casi nei quali sono stati utilizzati etilometri con la calibrazione scaduta?).

In occasione della seduta del Gran Consiglio del 6 maggio scorso, l’onorevole Claudio Zali (in sostituzione di Gobbi a quel momento sospeso) ha risposto ad alcune domande del collega Marco Passalia, leggendole su un foglio. Tra queste ve n’è una che balza immediatamente all’occhio, ossia se fossero stati usati degli etilometri precursori non calibrati negli ultimi 3 anni. Zali rispose di fronte al parlamento e alla stampa che gli apparecchi in dotazione alla Polizia cantonale sono annualmente sottoposti a verifica successiva giusta l’Omaa e dispongono della certificazione Metas e che non risultano pertanto casi di controlli effettuati con apparecchi non certificati. Se quanto riferito dalla Rsi circa l’etilometro utilizzato quella sera venisse confermato anche dal giudice, siamo di fronte a una grave contraddizione che metterebbe in forte imbarazzo il governo e in primis l’onorevole Zali, che di fatto avrebbe riferito al Gran Consiglio (si presume a sua insaputa) una bugia non proprio irrilevante. A quel punto sarà lecito chiedersi, da quali uffici è stata preparata la risposta all’interpellanza di Passalia per il governo? Chi l’ha vista, controllata, vidimata e consegnata al Consiglio di Stato? Qualcuno sapeva di mettere il consigliere di Stato Zali nella posizione di mentire?

Se al processo verrà confermato quanto riferito dalla Rsi il 26 giugno, ogni automobilista multato per aver presumibilmente (il dubbio a questo punto è d’obbligo) bevuto un bicchiere di troppo, si sentirà preso in giro e non c’è da meravigliarsi se ci sarà chi chiederà ufficialmente di riaprire il proprio caso, ancor più alla luce del fatto che il governo nella stessa seduta leggendo sullo stesso foglio, riferì che hanno valenza legale soltanto le misurazioni effettuate con strumenti verificati. A restare inevasa (per ora) è la seguente domanda: quanti etilometri non calibrati, il cui risultato è illegale, sono stati utilizzati realmente in questi anni sulle strade cantonali? Per quanti cittadini?

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