Il Plr invoca un inasprimento. ‘Il sistema ormai è sovraccarico, così l’idea stessa di asilo viene stravolta’, afferma il presidente Thierry Burkart
Siamo a Locarno, a due passi dal confine. Da tempo l’Italia non riprende i richiedenti che la Svizzera dovrebbe trasferire in virtù dell’accordo di Dublino. Le pressioni politiche esercitate sul governo Meloni non sembrano dare frutti. Signor Burkart, cosa dovrebbe fare il Consiglio federale?
In primo luogo, aumentare la pressione politica sull’Italia: non è ammissibile che uno Stato membro dello spazio Schengen/Dublino non adempia ai suoi obblighi internazionali. Poi dobbiamo rafforzare i controlli alle frontiere, soprattutto in Ticino. Non serve a nulla far scendere le persone dal treno solo ad Arth-Goldau: bisogna intervenire prima.
Più in generale, la politica d’asilo va inasprita. Sono stato a Chiasso un anno fa. In quell’occasione, ma non solo in quella, mi sono reso conto che i cantoni e i comuni sono ormai sopraffatti dalla massiccia immigrazione illegale. Dobbiamo agire, e subito. Molti Paesi europei – la Germania, l’Italia, l’Olanda, la Polonia, persino la Danimarca e la Svezia – lo stanno facendo in maniera decisa. Se non ci diamo da fare, l’effetto di attrazione in Svizzera sarà ancora più forte di quanto non sia già oggi e il numero di richiedenti asilo aumenterà notevolmente.
C’è anche un problema di sicurezza. Molte persone, soprattutto donne, mi dicono che non osano più prendere la S-Bahn di notte da Zurigo per la Limmattal, vicino a dove vivo. Posso capirle. Queste preoccupazioni vanno prese sul serio. L’accettazione della politica d’asilo da parte dell’opinione pubblica sta diminuendo drasticamente, a scapito proprio di quelle persone che sono realmente minacciate in patria e che meritano pertanto di ottenere protezione nel nostro Paese.
Il numero di richiedenti asilo è in calo del 40% in un anno, i casi pendenti diminuiscono, la procedura di 24 ore sta funzionando, gli arrivi irregolari alla frontiera si sono dimezzati rispetto all’anno scorso, siamo tra i più efficaci in fatto di rimpatri. “Siamo molto avanti rispetto ai Paesi europei in diverse aree”; “siamo sulla strada giusta”, afferma il consigliere federale Beat Jans.
Siamo tutt’altro che un Paese di successo in quest’ambito. La Svizzera non ha affatto una politica d’asilo restrittiva in confronto ai Paesi europei. Il nostro sistema è sovraccarico. Chiedetelo ai Comuni, ai Cantoni: non sanno cosa fare con queste persone. L’anno scorso abbiamo avuto più di 30mila nuovi richiedenti asilo. Anche se i numeri potrebbero diminuire un po’ nel breve periodo, a medio termine restano molto, molto alti. Il nostro sistema non è in grado di gestirli. A ciò si aggiunge il fatto che l’anno scorso solo 4’300 persone circa hanno lasciato il Paese. Non può essere che, pur non ottenendo protezione, si possa rimanere qui, come fanno molti giovani uomini provenienti da Paesi a prevalenza musulmana. La realtà è che di fatto stiamo affrontando l’immigrazione economica con gli strumenti del diritto d’asilo. Si tratta di uno stravolgimento dell’idea stessa di asilo, sviluppato dopo la fine della Seconda guerra mondiale per proteggere le persone la cui vita è in pericolo. Per questo dobbiamo assolutamente apportare delle correzioni. Ed è questo che il Plr intende fare, con le decisioni prese all’assemblea dei delegati [vedi sotto, ndr].
Il suo partito ha persino redatto un ‘cahier des charges’ per il nuovo segretario di Stato per la migrazione. Quali dovrebbero essere le priorità di ‘Mister asilo’ Vincenzo Mascioli e di Beat Jans?
Prima di tutto, contrastare la migrazione illegale. È inaccettabile che lo Stato di diritto non si applichi a chi si trova in Svizzera in situazione irregolare, come invece succede per ogni cittadino comune. Chi non ha il diritto di rimanere deve lasciare il Paese. Queste persone devono essere rimpatriate non appena la situazione nel loro Paese d’origine lo consente. Oppure vanno mandate in un Paese terzo sicuro. Ci hanno sempre detto che era impossibile. Ma ora il governo italiano sta attuando proprio questo in Albania. E non ha paura di esplorare le possibilità legali per farlo.
Anche Beat Jans ormai si dice aperto a esaminare l’opzione ‘esternalizzazione’ delle procedure d’asilo in Paesi terzi sicuri.
Lo chiediamo da tempo. Il consigliere federale Jans dovrebbe finalmente attuare ciò che il Parlamento gli ha ordinato di fare. Ma finora non ha fatto nulla. Io non giudico dalle parole, ma dalle azioni. Il Plr vuole che le procedure d’asilo si svolgano in Paesi terzi, e che in questi Paesi possano anche essere rinviati i richiedenti la cui domanda è stata respinta.
Rafforzamento dei controlli alle frontiere, espulsione più rapida dei richiedenti asilo respinti, procedure d’asilo nei Paesi terzi. Cosa distingue ancora il Plr dall’Udc in materia di politica d’asilo?
Da anni portiamo avanti il principio ‘severo ma giusto’. Ciò significa che la politica di asilo deve rispettare lo Stato di diritto. Ogni cittadino deve rispettare lo Stato di diritto, anche se a volte può essere spiacevole. Anche noi dobbiamo pagare le tasse, per esempio. Ma la politica d’asilo deve anche essere equa. Ciò significa che chi ha diritto all’asilo deve ovviamente poter rimanere da noi. In questo ambito, il Plr è ben felice di poter collaborare con tutte le forze parlamentari che vogliono lavorare con noi per la sicurezza dei nostri cittadini. Sono felice se riusciamo a creare maggioranze in Parlamento su questo importante tema.
Il Plr sosterrà l’iniziativa dell’Udc per la protezione delle frontiere?
L’iniziativa vuole una protezione lineare completa delle frontiere. Noi non la sosteniamo. Non è realistico, e non è nemmeno nell’interesse della sicurezza del nostro Paese. Ma siamo fondamentalmente a favore del rafforzamento dei controlli alle frontiere, per far fronte alla migrazione illegale.
A settembre il Consiglio nazionale ha deciso di abolire il diritto al ricongiungimento familiare per le persone accolte provvisoriamente. La misura riguarda solo 100 persone all’anno e – a detta di molti – non è compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Insomma: state portando avanti una politica d’asilo simbolica, che oltretutto fa a pugni col diritto internazionale.
Primo: a un’analisi più approfondita, le cifre in gioco sono molto più elevate. In secondo luogo, la Cedu non dice nulla al riguardo. Non sta scritto da nessuna parte che chi ha ottenuto l’ammissione provvisoria – uno statuto che col tempo di fatto si trasforma in un’ammissione definitiva per un numero crescente di persone – ha diritto al ricongiungimento familiare. Se i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo cercano di creare nuovo diritto, interpretando in maniera estensiva la Convenzione, come hanno fatto anche con la sentenza sulle anziane per il clima, allora si allontana dal terreno operativo della Cedu. Ma ripeto: la Cedu non prevede nulla in merito. Per questa ragione respingo l’affermazione secondo cui negare il ricongiungimento familiare a chi è ammesso provvisoriamente viola la Convenzione.
La strategia del Plr in materia d’asilo non ha più nulla a che fare con il liberalismo e il rispetto per la “condizione umana”, ha scritto in un contributo su ‘Le Temps’ l’ex presidente del Partito liberale svizzero. Claude Ruey mette in guardia il suo partito: “Il Plr non deve diventare il cagnolino dell’Udc”.
Liberalismo non vuol dire non rispettare lo Stato di diritto. Al contrario: significa sostenerlo e farlo valere anche quando si tratta di migrazione illegale. Invito Claude Ruey a parlare con i Comuni, con i Cantoni, a viaggiare sulla S-Bahn di una grande città svizzera il venerdì e il sabato verso mezzanotte. Allora sì che vedrà qual è la realtà. Lo invito anche a parlare con le persone interessate, seriamente preoccupate da questo problema. Credo che il liberalismo comprenda anche la protezione del modello liberale di società e di vita. Un modello che viene minato da questa immigrazione illegale in provenienza dai Paesi islamici. È questo il nostro obiettivo. A me interessa la posizione del Plr, non quella di un altro partito.
Anche voi appunto invocate a gran voce un inasprimento della politica d’asilo. Molti studi dimostrano però che partiti più moderati che adottano posizioni di destra, difficilmente vincono le elezioni. Anzi, di solito contribuiscono al successo delle destre.
II Plr ha a lungo evitato di profilarsi chiaramente su questi temi. Nonostante ciò, abbiamo quasi sempre perso alle elezioni federali. A me interessa sapere quali sono le reali preoccupazioni per le persone in questo Paese. E mi rendo conto che i cittadini accettano sempre meno la politica d’asilo adottata finora dalla Svizzera. Come rappresentanti del popolo, dobbiamo prendere queste indicazioni molto sul serio.
Il Consiglio federale deve intervenire in modo più deciso contro l’immigrazione illegale. È la richiesta formulata dai delegati del Plr, riuniti sabato in assemblea al Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero. Dopo aver perseguito una linea più dura negli ultimi mesi, all’insegna del motto ‘severo ma giusto’ il partito ha adottato (228 voti favorevoli, 4 contrari e 8 astensioni) un documento di posizione sulla questione. Il Plr chiede anzitutto controlli mirati alle frontiere per fermare i richiedenti che non hanno diritto all’asilo. Fra le altre richieste: il rimpatrio “immediato ed efficace” dei richiedenti respinti; la sospensione dell’aiuto allo sviluppo per i Paesi che non accettano di riprendersi i richiedenti la cui domanda è stata respinta e/o che sono stati condannati; riesame regolare dello statuto per i rifugiati riconosciuti; diritto al ricongiungimento familiare solo per i rifugiati riconosciuti in grado di sostenere autonomamente la propria famiglia.
Il partito guarda già alle prossime elezioni federali. Ignazio Cassis si è detto convinto che nel 2027 vincerà. Nel suo intervento, il consigliere federale ha invitato a trasformare il vento contrario in un vento in poppa. A suo avviso, dopo la débâcle elettorale dello scorso anno, il partito ha compiuto importanti passi avanti: il Plr sta affrontando questioni che interessano la gente, ha sottolineato il ministro degli Esteri, menzionando a questo proposito i temi dell’istruzione, della sicurezza e delle finanze. Si tratta di una vera e propria politica liberale, ha assicurato Cassis.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente nazionale Thierry Burkart: il Plr deve lottare per il modello liberale di successo e prendere posizione a favore di chi lavora e si impegna, ha detto, mettendo in guardia dalla costante ricerca di soluzioni statali. ATS/RED