laR+ IL COMMENTO

Contorsioni (demagogiche) di peso e di misura

Quale sia il senso dell’equità del parlamento ticinese è una domanda che probabilmente metterebbe in difficoltà persino i teologi più esperti

In sintesi:
  • Di questi tempi la locuzione ‘due pesi e due misure’ risulta parecchio inflazionata
  • Sarà interessante osservare cosa succederà quando si tratterà di discutere dei tagli alla Ripam
Pondus et pondus...
(Ti-Press)
15 ottobre 2024
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Di questi tempi la locuzione “due pesi e due misure” risulta parecchio inflazionata. La si sente spesso nelle bocche di sostenitori e detrattori del governo israeliano, ma non solo. L’espressione sembra avere delle origini bibliche, nello specifico riguarderebbe un passaggio del libro sapienziale dei Proverbi di Salomone che recita: “Pondus et pondus, mensura et mensura, utrumque abominabile apud Deum”.

Quale sia il senso del peso e della misura – ovvero dell’equità – del parlamento ticinese è una domanda che probabilmente metterebbe in difficoltà persino i teologi più esperti. Dall’Udc alla Lega, passando per Plr, Centro e rossoverdi: tutti portano sulle spalle una qualche “colpa”.

I democentristi paladini (a parole) della sovranità popolare, fautori – tra le tante – del referendum finanziario obbligatorio, con la loro iniziativa tesa ad abrogare l’invisa tassa di collegamento caldeggiata dall’alleato Claudio Zali, approvata in votazione nel 2016 ma mai entrata in vigore, hanno consentito al Gran Consiglio di compiere l’ennesima contorsione demagogica: tutelare la – presunta – volontà del popolo, sabotandola.

Quella dei liberali sarebbe una situazione meritevole di una diagnosi psichiatrica piuttosto che teologica. Mentre il consigliere di Stato Christian Vitta cerca di far quadrare i conti “whatever it takes”, i suoi – comandati dal ‘Generale’ Speziali – continuano a fargli degli sgambetti senza tenere minimamente conto del “verbo” governativo divulgato a destra e a manca dal buon Bixio Caprara, presidente della Gestione e già presidente di partito prima di Speziali: via la tassa di collegamento, via la revisione della progressione a freddo, e su col deficit a Preventivo che va a quota -103 milioni considerando i 16 milioni in più di sussidi Ripam per via dell’aumento esorbitante dei premi.

“Giù le mani dalle tasche dei cittadini”, potrebbe pure urlare con la solita veemenza il presidente del Centro Fiorenzo Dadò. Partito che, dopo aver pragmaticamente occupato negli ultimi due anni la corsia – politica – di mezzo (abbandonata dal Plr, andato ad ammucchiarsi a destra con Lega e Udc), alla prova dei fatti non è mai mancato di dire “presente” al suo elettorato borghese.

La sinistra governativa pare essersi ritrovata tra l’incudine e il martello: per principio a favore del prelievo a carico degli automobilisti, ma consapevole di non potersi tirare indietro – nemmeno volendolo –, in un contesto che vede il potere d’acquisto del ceto medio costantemente tartassato e per il quale ogni franco conta.

In silenzio e guardando dall’altra parte saranno usciti dall’aula i deputati della Lega: il balzello sui posteggi silurato nonostante il sostegno a naso turato (non da tutti, a dire il vero), Zali “pugnalato alla schiena” dall’Udc e il baratro – paventato dal Mattino – sempre più vicino. Non quello finanziario del Cantone però, quello politico del Movimento.

Sarà interessante osservare, quando si tratterà di discutere dei tagli alla Ripam, se tutta questa premura dimostrata dalla maggioranza per tutelare gli interessi dei contribuenti (in particolare dei più benestanti) verrà anche spesa a favore di chi invece rischia di dover far fronte alla stangata dei premi senza più aiuti. Come diceva il proverbio? Pondus et pondus…