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Merci pericolose e rischi: contromisure nel quartiere Ferriere

Giubiasco, il Rapporto ambientale suggerisce attente valutazioni considerati la vicinanza della ferrovia e il futuro aumento di transiti e popolazione

In vista della metamorfosi, eseguita un’analisi completa di tutti i possibili rischi
(Ti-Press)
3 ottobre 2024
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Dal profilo ambientale e di situazione, a quali rischi sarà confrontato il futuro Quartiere Ferriere di Giubiasco i cui 47mila metri quadrati sono destinati a cambiar pelle per accogliere circa 1’200 persone – per metà attivi di giorno e per metà residenti 24H – in appartamenti, uffici, piccolo artigianato, bar, ristoranti e attività commerciali, alberghiere, congressuali e culturali? Contenuta in una recente interpellanza presentata da Verdi e Forum alternativo in Consiglio comunale a Bellinzona, la domanda non è campata in aria vista la storia quasi secolare di sito industriale presente lungo la linea ferroviaria sin dal 1932. Stando al Rapporto d’impatto ambientale, elaborato dallo studio Csd Ingegneri Sa di Lugano, i rischi non mancano ma sono di portata limitata. Fra le principali componenti radiografate citiamo le radiazioni non ionizzanti (le stesse che poco più a nord hanno obbligato le Ffs a modificare il progetto di terzo binario a causa dei limiti parzialmente superati nella palestra delle Scuole Sud di Bellinzona), il rumore, le vibrazioni, lo stato del suolo e gli incidenti nell’ambito del trasporto merci su rotaia. Elaborato dallo studio occupatosi anche delle Officine Ffs di Bellinzona, il Rapporto ambientale è allegato alla variante di Piano regolatore che il Municipio ha trasmesso al Consiglio comunale questa settimana. All’avallo politico seguiranno quello cantonale e la fase progettuale e realizzativa a tappe, della durata di 15 anni, per la quale il proprietario Aleardo Cattaneo, attivatosi in questa direzione già nel 2015, si è affidato alla Alfred Müller Sa.

Incidenti più probabili

Partiamo dal trasporto delle merci pericolose su rotaia, capitolo che sembra destare qualche preoccupazione in più visto che si calcola un incremento dei transiti pari al 30% e che il quartiere si svilupperà parzialmente proprio accanto alla ferrovia. A comportare rischi per le persone e l’ambiente in caso d’incidenti sono soprattutto benzina, propano e cloro. Per quanto riguarda i rischi calcolati nella parte artigianale e commerciale prevista lungo la ferrovia, la curva dei diagrammi “si colloca interamente nell’area accettabile sia per la situazione attuale, sia per quella futura”. Tuttavia sin dalla fase di trasformazione “occorre adottare misure edili per ridurre il rischio”. Questo in base alla guida intitolata “Aiuto alla pianificazione: coordinamento tra pianificazione del territorio e prevenzione degli incidenti rilevanti” edita dalla Confederazione e considerando “rilevante l’aumento del rischio dovuto alla modifica del Pr”.


Agli albori

Nel concreto “sarà necessario riprendere la protezione delle zone sensibili mediante l’efficace schermatura creata dagli edifici situati lungo la linea ferroviaria nel comparto stretto, combinata con l’effetto di prevenzione per l’inquinamento fonico”. Quanto all’area residenziale, prevista nel lato più distante dai binari, emerge un leggero superamento dei rischi accettabili. Ciò è dovuto, spiega il Rapporto ambientale, “all’incremento della popolazione e del traffico merci pericolose”. Non da ultimo emerge che la futura entrata in servizio del terzo binario fino a Bellinzona comporterà “un aumento della probabilità di accadimento di un incidente”. In definitiva, all’atto dell’edificazione “dovranno essere condotte delle analisi di dettaglio che permettano di definire la necessità o meno di misure tecnico-costruttive da prevedere sugli edifici più vicini alla ferrovia per proteggerne gli occupanti”.

Contenere il rumore dello smantellamento

Anche le orecchie dovranno beneficiare di misure di protezione, specialmente durante gli “importanti lavori di smantellamento e demolizione”. Ai cantieri, da gestire correttamente anche per smaltire i materiali pericolosi quali l’amianto, “dovrà essere assegnato un opportuno gruppo di provvedimenti considerata la durata e la zona”. Che nelle immediate vicinanze presenta aree già abitate. Anche per questo motivo “è fortemente raccomandato l’utilizzo della rete ferroviaria per l’allontanamento di rifiuti e materiali di scavo”. Quanto al rumore generato dal traffico ferroviario, per la zona artigianale e commerciale non sono previsti superamenti dei limiti assegnati. Per la parte residenziale il Rapporto ambientale suggerisce di “evitare aperture verso la ferrovia laddove non vi sia una schermatura diretta da parte della prima linea di edifici; o comunque di collocare in questi ambienti funzioni non sensibili o non utilizzate solo nel periodo notturno. Anche qualora non vi fossero superamenti dei limiti, questo accorgimento consente di garantire un miglior comfort abitativo”. Al capitolo traffico stradale, il nuovo quartiere al termine della sua costituzione genererà circa 2’420 movimenti al giorno. Una cifra considerevole. Ma né di giorno né di notte sono previsti superamenti dei valori limite: “L’organizzazione interna, con viali alberati e spazi verdi, consente di minimizzare l’impatto fonico stradale e ferroviario, creando delle cortine di separazione che migliorano la qualità del vivere”. Perciò in definitiva il rumore stradale “non costituisce una criticità”. Idem le vibrazioni, previste solo nella fase di trasformazione a causa delle lavorazioni, le cui emissioni “dovranno essere limitate”. Non preoccupano nemmeno le radiazioni non ionizzanti, essendo i limiti rispettati in tutti i luoghi accessibili alle persone, siano essi al chiuso o all’aperto.

Eliminare le parti inquinate

Infine lo stato del terreno: “Parte del sedime di progetto – rileva il Rapporto ambientale – è classificato come sito inquinato” che tuttavia “non deve né essere sorvegliato, né essere risanato sulla base delle indagini preliminari eseguite”. Vengono citati l’officina meccanica in esercizio dal 1936 e il deposito rifiuti edili e speciali (volume approssimativo 5’000 metri cubi) attivo dal 1965 al 1975. Tuttavia, “si presuppone che la trasformazione del sedime comporti la bonifica di tutte le aree interessate”. Conseguenza: il comparto “non dovrà rimanere iscritto al Catasto cantonale di siti inquinati”.

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