La procuratrice pubblica Chiara Borelli postula pene di 6 anni e 4 mesi per gli ex dirigenti di Adria e condanne sospese per gli altri quattro imputati
Sette anni di reclusione per Yves Wellauer, 55enne ex direttore della filiale di banca Wir, sei anni e quattro mesi di carcere sia per Filippo che per Adriano Cambria, ex dirigenti di Adria Costruzioni Sagl. Oltre alla carcerazione di sicurezza nei confronti dei tre principali imputati al maxiprocesso, sono queste le proposte di pena formulate all’indirizzo della Corte delle assise Criminali di Lugano dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, al termine della sua articolata requisitoria. Oggi, nel dodicesimo giorno di udienza interamente dedicato all’Accusa, sono state chieste pene sospese con la condizionale per un periodo di due anni nei confronti degli altri quattro prevenuti.
Borelli non ha avuto dubbi sulla colpevolezza dei sette. Ha chiesto due anni di reclusione sospesi nei confronti del 44enne, difeso dall’avvocato Nadir Guglielmoni, 18 mesi di detenzione, sospesi, per il 55enne difeso dall’avvocato Niccolò Giovanettina, un anno di carcere sospeso, per il 46enne difeso dall’avvocato Elio Brunetti e dieci mesi, sempre sospesi, per l’imputato difeso dall’avvocato Filippo Ferrari. Quest’ultimo imputato, 37enne, ha involontariamente fatto scattare l’inchiesta penale, nell’autunno di nove anni fa, quando venne interrogato dagli inquirenti per le indagini su Giovanni Cuzari relative alle sponsorizzazioni della Moto GP. La pp Chiara Borelli ha cominciato la requisitoria, tratteggiando una sorta di profilo dei sette imputati. A partire da Yves Wellauer, «che si è proposto come se per 11 anni avesse avuto mansioni di postino o di passacarte. Sin dal primo interrogatorio di fronte all’ex Pg Noseda, ha recitato la parte della persona incapace e sorpresa di essere stata licenziata dalla banca. Con altri dirigenti della banca, però, ha evidenziato il volume di affare ottenuti dalla sua filiale Wir. Ha trovato quali compagni di viaggio padre e figlio Cambria, nel comune intento di non trovarsi a essere subalterni di altri due impresari costruttori (che sono stati prosciolti dall’accusa di truffa, ma condannati con decreto d’accusa per altri reati, ndr.). E quando Adria ha iniziato a scricchiolare non ha esitato ad affidarsi ad altri».
Borelli è convinta che Wellauer, in quanto quadro, abbia tradito la fiducia di Wir: «Non c’è bisogno di scomodare la Finma, per capire come abbia distorto la modalità di concessione dei crediti. L’ex direttore di filiale ha diretto i contatti con i clienti, dai quali ha ricevuto soldi e ci sono le corrispondenze tra alla liberazione del credito e le bustarelle». La pp ha richiamato numerosi scambi di e-mail, di chat e le varie fatture. Come tutti gli impiegati della banca avrebbe dovuto fare attenzione all’azienda richiedente, raccogliere informazioni, verificarle e indicare l’origine dei mezzi propri, ma Wellauer non ha mai segnalato al Back Office della sede centrale di Basilea, che le richieste di Adria poggiavano su prestiti o provenivano da altri crediti di costruzioni concessi in precedenza. «Il direttore di filiale non può limitarsi a presentare la domanda di credito, deve verificare quanto detto dal cliente e successivamente i lavori al cantiere». Borelli ha richiamato i verbali dei dirigenti di Basilea e il regolamento dell’istituto di credito: «Wellauer si è reso complice portare avanti tutte le richieste di credito, sapeva come veniva speso il denaro, ha fatto pressioni per la liberazione dei soldi, ha nascosto le carte». Complessivamente, secondo l’accusa, l’ex direttore della filiale luganese dell’istituto ha creato un danno alla banca di circa 26 milioni di franchi.
C’è una grande intensità criminale in questa storia penale racchiusa negli atti contenuti in 26 scatoloni, ha proseguito Borelli, con protagonisti, co–protagonisti e comparse. Gli altri due protagonisti, nella ricostruzione fornita dalla pp, sono padre e figlio Cambria, ex dirigenti di Adria Costruzioni e di altre società a loro riconducibili. «Filippo Cambria, che si è presentato come sprovveduto e immaturo e invece scaltro – sostiene Borelli –. Adriano Cambria sapeva ma sin da subito si è allontanato e ha attribuito la colpa agli altri. Eppure, entrambi avrebbero dovuto sapere che i crediti di costruzione non possono essere impiegati per altri scopi». Gli altri quattro imputati partecipano in parte con un ruolo secondario. Borelli definisce il 44enne come colui che ha organizzato i contatti, ha cercato i prestanome, ha ammesso, affermando di essere stato costretto e, in piena crisi, è fuggito a Dubai. Il 46enne, ha sottoscritto documenti, ignorando quello che stava firmando, ha viaggiato su auto intestate ad altri e ha svolto il ruolo di prestanome. La pp parla del 37enne come dell’unico vero ingenuo che credeva di avere trovato in Cambria un amico, mentre il vero immaturo dei sette è il 55enne. Borelli ha poi ricapitolato le varie operazioni immobiliari e i relativi crediti di costruzione agevolati dal direttore della filiale Wir, il quale, in cambio ha ricevuto 285mila franchi.
Per la commisurazione delle pene, la procuratrice ha detto che il grado di colpa si misura sull’entità del maltolto. In altre parole, il danno causato a Wir. Per Wellauer, Borelli ha quantificato in circa 26 milioni di franchi la truffa: «L’ex direttore della filiale ha dimostrato una volontà e intensità delittuosa importante, ha cercato e trovato le persone con le quali commettere i reati». Eppure, ha proseguito la pp, «aveva una posizione di rilievo, una buona paga, ma ha sposato il crimine e soprattutto questi 26 milioni sono stati malversati in un arco temporale relativamente breve, un anno e mezzo. Si è fermato solo perché è stato arrestato». Non solo. «Wellauer ha pure accettato del denaro, non si è pentito, ha negato tutto addossando le responsabilità a terzi». Di riflesso, la stessa intensità di pervicacia criminale, sempre secondo Borelli, è quella di padre e figlio Cambria: «È stato scioccante constatare che a pochi giorni della scarcerazione (di Filippo, ndr.), entrambi hanno immaginato come guadagnare ancora dei soldi, poco importa se in maniera lecita o no». La pp si riferisce all’accusa di truffa per aver tentato di ingannare con astuzia il Pretore di Lugano presentando due istanze di iscrizione di ipotesa legale, una carico di una particella di Paradiso, l’altra per una particella di Pregassona.
Borelli ritiene che ci sia stata una minima violazione del principio di celerità del procedimento. Non nel periodo tra il 2016 al 2018, quando l'incarto è rimasto al Tribunale penale, dove l’atto d’accusa è stato verificato e ha ripetutamente sollecitato il Ministero pubblico a sanare eventuali problemi. Poi, l’incarto è stato rimandato al Ministero pubblico a causa di ricorsi e altre questioni e denunce ed è partita una successiva istruzione. In seguito, Borelli ha riconosciuto la violazione per 10–15 mesi, riconoscendo una grado di attenuazione della penale del 10%.