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La Cooperativa di consumo di Coldrerio alza bandiera bianca

La Società si vede costretta a chiudere e convoca l’assemblea dei soci. ‘Acquisti in calo e deficit importante a bilancio’. Preoccupazione fra gli habitué

Dopo 108 anni ci si deve arrendere alla realtà dei numeri di bilancio
(Ti-Press/Archivio)
16 settembre 2024
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Per tante cittadine e tanti cittadini di Coldrerio ricevere posta dalla Cooperativa qualche settimana fa è stato un colpo al cuore. Il negozio di alimentari del paese ha ormai i giorni contati: spente tutte le speranze, le serrande si abbasseranno alla fine di ottobre. Mercoledì si riunirà l’assemblea dei soci per decidere del destino di una bottega che è parte del tessuto sociale locale con i suoi 108 anni di vita. Passata attraverso tanti momenti, anche cruciali, della storia (con la esse maiuscola e minuscola), sin qui ha dimostrato di avere una grande resilienza. Stavolta, però, i conti non quadrano davvero più. E nonostante gli sforzi profusi, in prima linea dal Comune, il Consiglio di amministrazione (Cda) si è visto costretto ad alzare bandiera bianca. La Società cooperativa di consumo deve arrendersi alla concorrenza e alla disaffezione dei più giovani. La prova del nove, mercoledì – l’appuntamento è per le 20.30 alla sala Gelso del nuovo Centro polivalente –, sarà il voto del plenum davanti alla proposta di messa in liquidazione della società. Un epilogo che costerà quattro posti di lavoro: i dipendenti, impiegati a tempo parziale, hanno già ricevuto la disdetta cautelativa del rapporto di lavoro. Aperta altresì una discussione sul futuro dell’agenzia postale, che il Municipio ha comunque l’intenzione di tenersi stretta.

‘Una decisione che fa male’

A Coldrerio non si parla quasi d’altro di questi tempi. Soprattutto fra coloro che vedono nella Cooperativa non solo un punto vendita, ma molto di più. «La gente è rimasta abbastanza colpita dopo 108 anni. Del resto, la cooperativa fa parte del paese – ci dice la gerente, da due anni alla guida del negozio». E quali sono i suoi sentimenti e quelli dei suoi colleghi? «Per quello che mi riguarda, è chiaro, fa male, senza ombra di dubbio. Questi negozi di paese, però, hanno bisogno di aiuti per poter stare in piedi. In questi due anni speravo – confessa – in una risposta un po’ più presente da parte delle nuove generazioni, che non sono però così attaccate a questa bottega, come può essere un anziano che da tutta la vita viene a fare la spesa qui». Adesso tutti attendono di vedere come andrà a finire. Anche perché si fatica, al di là di tutto, a capire come mai non si sia riusciti a fare breccia. Nonostante l’impegno (anche a carattere sociale, con la presenza de ‘Ul Mezanin’ della Fondazione Il Gabbiano), gli spazi rinnovati, l’offerta a chilometro zero sugli scaffali e un banco dietro al quale si trova un macellaio di fiducia. La tristezza, quindi, è tanta e la scelta è dolorosa, come traspare fra le righe della missiva della Cooperativa.

‘Spiace per le nostre sciure’

Al presidente del Cda Pasquale Aloise dispiace in particolare per le ‘sciure’ e gli ‘sciuri’ che frequentano con fedeltà il negozio. «Abbiamo delle signore che da anni ci fanno visita tutti i giorni: per loro è una routine quotidiana. Per loro il nostro è un luogo di incontro, dove fare due chiacchiere e trascorrere una mezz’oretta. E c’è già chi si preoccupa e non sa come fare: ho ricevuto diverse testimonianze in tal senso». Si è arrivati, dunque, proprio a un punto di non ritorno? «Abbiamo provato di tutto. Arrivando in passato anche a commissionare uno studio-ricerca di mercato, tramite un lavoro di master, alla Supsi. Ma è sempre più difficile per un negozio di paese riuscire a sopravvivere – ci spiega il presidente –. Nel periodo del Covid le vendite sono andate molto bene, grazie alla vicinanza, alle consegne a domicilio e alla collaborazione con il Municipio, e questo ci aveva dato un po’ di ossigeno. Confidavamo quindi che, grate per il servizio reso, le persone avrebbero continuato a usufruire della Coopertativa, invece. Anche la presenza dell’agenzia postale non ci ha portato il ritorno che speravamo. Purtroppo le cifre d’affari in questi ultimi tre anni sono continuate a calare in modo sensibile. E abbiamo registrato delle perdite importanti, che si sono confermate anche nel primo semestre del 2024. Di conseguenza abbiamo dovuto mettere i soci davanti a una scelta: ricapitalizzare la società o interrompere l’attività di commercio».

La Cooperativa paga pegno pure alla decisione di non ricaricare sulla clientela i rincari della merce. «Non potevamo farlo – motiva Aloise –: i nostri clienti sono soprattutto pensionati. Occorre trovare un equilibrio fra prezzo giusto e guadagno. E questo ci ha penalizzato». Ora si spera che l’assemblea sia ben frequenta. «Sappiamo – ci anticipa il presidente – di altri negozi di paese che hanno chiesto di poter partecipare al plenum: vogliono capire se c’è spazio per una collaborazione. Alle cooperative di consumo andrebbe, forse, riconosciuto un ruolo sociale. Vedremo cosa succederà mercoledì: l’appello a chi tiene a noi è di essere numerosi».

‘Il Comune ha fatto il possibile’

Il rammarico nelle istituzioni locali è evidente. «Parliamo di una realtà pluricentenaria. Al momento, però, con i dati che ci sono nei conti non c’è altro da fare – commenta con amarezza Tatiana Solcà Audrino, sindaca di Coldrerio –. Il Comune non può continuare a iniettare capitale per far funzionare il negozio. Quindi è stata presa questa decisione da parte del Cda di procedere con la chiusura». L’assemblea di mercoledì, dunque, sancirà la fine dell’esperienza? «A meno che non si trovi un mecenate all’ultimo momento. Resta un filo di speranza». Non c’è modo di trovare una via d’uscita? «Il Comune ha fatto davvero il possibile: ha comprato lo stabile pochi anni fa; ha messo del capitale; ma le cifre parlano da sole e non lasciano scampo: il deficit è importante e davanti a certi numeri bisogna arrendersi all’evidenza. Gli acquisti, d’altro canto, sono sempre in diminuzione. Abbiamo valutato dei possibili aiuti – annota la sindaca –, ma l’unica soluzione sarebbe inserire dei fondi. E come Comune la legge non ce lo permette. Certo, dispiace a tutti, per chi è nato e cresciuto a Coldrerio la cooperativa è sempre stata un punto di incontro. Però vediamo bene che sono momenti difficili anche per i grandi negozi, quindi una bottega come la nostra fa ancora più fatica, soprattutto in una realtà dove vi sono altri punti vendita, i centri commerciali sono vicini e poi c’è l’oltreconfine. Le difficoltà raddoppiano. Insomma, non c’era mezzo per il Comune di fare altrimenti, nonostante tutte le agevolazioni che abbiamo promosso in questi anni, come l’affitto gratuito».

L’agenzia postale non si tocca

Chiudere la cooperativa significa anche rischiare di perdere il servizio postale. Ci sarà modo di evitarlo? «Stiamo valutando il da farsi – ci conferma la sindaca –. Di sicuro la volontà del Municipio è quella di mantenere una agenzia postale a Coldrerio. Se in quegli stessi spazi verrà inserita una nuova attività, potrà rimanere dove è. Altrimenti vaglieremo altre soluzioni. Ma la nostra ferma intenzione è di mantenerla, lo ribadisco. È una decisione che abbiamo già preso. Sicuramente l’agenzia postale rimarrà a Coldrerio. Anche perché è un servizio importante. Abbiamo già perso l’ufficio postale pochi anni fa». La Società cooperativa, dal canto suo, si è già messa a disposizione, ci fa sapere il presidente, per continuare a gestire l’agenzia d’intesa con l’Esecutivo. «Abbiamo già avuto degli incontri con il Municipio. L’obiettivo è trovare una soluzione che permetta di tenere aperto il servizio postale. Con quale modalità lo si deciderà strada facendo». Allo stesso modo pure ‘Ul Mezanin’ potrebbe avere la possibilità di restare nei locali del Comune.