laR+ usa 2024

Euforia democratica, al duello con Trump con il sorriso

Il tycoon e la convention repubblicana hanno trasmesso messaggi cupi. A Chicago, invece, si respirava un’atmosfera leggera. Harris saprà cavalcarla?

I palloncini a chiudere la convention democratica
(Keystone)
24 agosto 2024
|

“Sono comunque più giovane di Donald Trump”. In questa battuta pronunciata il primo giorno da un mesto Bill Clinton, mandando in visibilio il pubblico di Chicago, c’è molto dello spirito di questa strana convention democratica, che si è chiusa ieri nominando per la prima volta dal 1968 un candidato diverso da quello uscito dalle primarie. Un po’ dieta dinastica dove sfilano gli Obama, i Clinton e le altre power couple del progressismo, un po’ festa di pensionamento per Joe Biden in cui gli invitati dopo qualche bicchiere non si peritano più di nascondere al capo il sollievo di levarselo di torno, un po’ serata di stand-up comedy in cui la punchline è sempre la stessa: Trump.

Come dire le cose

La questione del linguaggio può sembrare accessoria e invece forse è la prima su cui soffermarsi.


Keystone
Barack e Michelle Obama, star della convention di Chicago

Da quando i sondaggi hanno convinto Kamala Harris e Tim Walz che chiamare Trump e Vance “weird” (che nel contesto potremmo tradurre come una via di mezzo tra “strambi” e “sfigati”) sia una mossa vincente, molti pezzi grossi dem hanno preso a esprimersi nel migliore dei casi come comici dilettanti, nel peggiore come bulli e cheerleader maligni in un film per adolescenti. Perfino Barack Obama ha rotto la consuetudine per cui un ex presidente non si prende gioco pubblicamente di un altro ex presidente (“Trump ha una strana – in originale naturalmente “weird” – ossessione per le dimensioni della folla”, mimando con le mani le dimensioni, bé, di qualcos’altro). La stessa Kamala Harris sembra aver deciso di cavalcare la tigre del proprio recente passato di gaffeuse, e in ogni comizio infila almeno una gag pronta a fare da tela per la ricca tavolozza dell’internet dei meme.

Questa svolta ironica ha forse la lodevole intenzione di ingentilire almeno nei modi un conflitto politico durissimo (ma davvero deridere qualcuno è meno violento che insultarlo?), e fa la gioia degli speechwriter laureati all’Ivy League che prima di approdare nello staff di Harris o di Obama hanno senz’altro mandato una candidatura a Jimmy Kimmel o John Oliver, ma viene da ricordarsi che l’ironia è di solito il linguaggio in codice con cui ci rivolgiamo solo ai nostri simili, e da chiedersi se sia la frequenza giusta per disturbare il segnale dei pifferai del Make America Great Again, che trasmette 24 ore su 24 una visione tragica degli Stati Uniti, e a ben vedere della vita stessa.


Keystone
Bill Clinton, sempre molto amato

Trova le differenze

Questa è stata la principale differenza tra le Convention Dem e Rep, che per il resto, a dire il vero, un po’ si assomigliano: le bandiere, la folla che canta U-S-A! U-S-A!”, i laser da mal di testa, la musica pop coi bassi troppo alti che fanno tremare le vertebre sui seggiolini, gli stagisti trafelati con le cartelline, i delegati sempre con lo smartphone in mano, quelli di provincia per interminabili dirette panoramiche e quelli potenti per evitare il contatto visivo con questuanti e scocciatori. Ma se a Milwaukee, tra i repubblicani, l’atmosfera festosa era pervasa da una strana energia cupa, perfino lugubre, con sul palco il motivo ricorrente delle madri che avevano perso i figli per il fentanyl, la criminalità violenta o le altre piaghe dell’America progressista allo sbando, qui il tono ha oscillato tra l’ottimismo, il fervore e l’aperta ilarità.

Il carburante di questo spirito viene senz’altro dai sondaggi, che a un mese dall’annuncio del ritiro di Biden superano di gran lunga le previsioni dei più ottimisti tra i fan di Harris. Al momento è come se un calamaio di inchiostro blu si fosse rovesciato sulle mappe che gli esperti stavano cesellando come amanuensi. Harris è avanti in Michigan, in Pennsylvania, in Wisconsin, perfino in quell’Arizona che Biden aveva conquistato a sorpresa nel 2020 ma che ora veniva data nuovamente per persa. Trump e Vance annaspano, sbraitano, blandiscono, minacciano, risultando naturalmente sempre più “weird”.


Keystone
Harris già in versione presidente

Il fantasma del 2016

Il morale dei Dem, che dalla catastrofe della sconfitta di Hillary Clinton nel 2016 non ha mai abbandonato del tutto il lettino dell’analista, è alle stelle. Ai partiti americani, macchine volanti la cui struttura leggerissima si attiva quasi solo col vento elettorale, capita raramente di prendere decisioni esistenziali senza il battesimo delle primarie. La scelta di rimpiazzare Biden con Harris è invece il frutto della moral suasion (forse non solo moral) proprio di quella nomenklatura che va da Nancy Pelosi a Hillary Clinton, che negli anni è stata spesso accusata di non riconoscere il polso dell’elettorato e che oggi si sente vistosamente risarcita dal successo – almeno momentaneo – del colpo di mano.

I Democratici sono passati in un attimo dalla paura all’euforia, da tastare la fondina vuota di fronte a una sconfitta inevitabile a frugare con la stessa foga nell’armadio in cerca dell’abito giusto per il trionfo. C’è solo un problema: l’ultima volta che si sono avvicinati alle elezioni in un simile trionfo di pubblico e critica, con una candidata il cui valore intrinseco di prima presidente donna era secondo solo a competenze strabilianti, era il 2016, e alla Casa Bianca andò Donald Trump.


Keystone
Il candidato vice di Harris, Tim Walz

Dosare le energie

Il pericolo naturalmente viene percepito, ed è stato ad esempio l’argomento della parte meno commentata ma più corposa dell’intervento di Michelle Obama, che ha invitato i delegati a non lasciare che l’euforia marcisca in depressione nei momenti difficili che senz’altro arriveranno nelle lunghissime dieci settimane che ancora mancano al giorno delle elezioni. Cosa ben più importante, la prima ad avvertire i rischi di questo clima dolciastro, a tratti sgradevole come una chiazza di acqua tiepida in una piscina, sembra essere la stessa Kamala Harris, un politico letteralmente trasfigurato rispetto alla vice-presidente a tratti goffa, a tratti rigida e spesso semplicemente trasparente che negli anni dell’amministrazione Biden ha spesso raschiato il fondo dei tassi di popolarità.

Harris è salita sul palco quasi all’improvviso, senza un’introduzione e per qualche istante addirittura senza musica, quasi a voler prendere le distanze dalla liturgia andata in scena fino a quel momento. Con indosso un tailleur pantalone scuro, ha parlato per quasi 40 minuti di cose serie in modo serio, senza battute, ristabilendo la gravità della sfida in corso.

Tornare seri

Invece di prendersi gioco di Trump come nelle ultime settimane, è tornata a dipingerlo come una minaccia per la democrazia. Ha parlato di aborto, di sicurezza e di economia, a dire il vero senza entrare troppo nel merito delle soluzioni, ma da un lato con grande solennità nel rivendicare le posizioni dei Democratici, dall’altro con insistenza su un approccio bipartisan, prefigurandosi come la presidente di tutti gli americani, aperta a coinvolgere i repubblicani di buona volontà nel governo delle questioni più importanti (questo tipo di dichiarazioni inclusive sono state un vero leit motiv di questa convention e hanno ovvie ragioni strategiche, ma aprono anche uno spaccato affascinante sul futuro: cosa succede a un Partito repubblicano che è completamente in ostaggio di Trump se Trump perde un’altra volta? Un’ulteriore radicalizzazione o il riflusso, dopo quasi un decennio di Maga, su posizioni moderate? E Trump, in caso di sconfitta, uscirà di scena in buon ordine?).


Keystone
Le lacrime di Biden dopo il suo intervento

Alcuni osservatori hanno trovato debole il passaggio sul Medio Oriente del discorso di Harris, che si è limitata a ribadire il proprio sostegno tanto all’autodifesa di Israele quando all’autodeterminazione della Palestina, esasperando gli attivisti pro-Gaza a cui già era stato negato l’accesso al palco, ma il giudizio potrebbe essere frettoloso.

Di fronte al dilemma insolubile tra il sostegno a Israele che per tante ragioni per i Dem non è negoziabile e le preoccupazioni umanitarie di gran parte del proprio elettorato, Harris sta cercando di posizionarsi in modo sottile: confermando in pieno la vicinanza a Israele in pubblico, ma lasciando trapelare in modo informale l’idea che Biden abbia avuto troppa pazienza con Netanyahu, e l’intenzione appena eletta di fissare paletti ben più stretti e rigidi per il sostegno americano al governo di Tel Aviv.

Gli elettori e la politica estera

Basta farsi un giro tra i commenti e gli scenari dei maggiori quotidiani per accorgersi che questa postura, gesuitica finché si vuole, sta fin qui permettendo a Harris di scivolare quasi senza attrito su una questione dentro la quale il suo predecessore è più volte pesantemente affondato. Questo vuol dire ben poco rispetto alle elezioni di novembre – è noto che la politica estera, negli Usa come altrove, spesso è tanto appassionante per i commentatori quanto irrilevante per gli elettori – ma testimonia una volta di più lo stato di grazia di Harris.

Le porte della Convention così si sono chiuse, lasciando fuori quasi del tutto il tema dell’immigrazione. In quello che il sito Vox ha certificato come un “drammatico spostamento a destra” dei Democratici, per la prima volta dal 2012 sul palco non c’è stato spazio per testimonianze sul dramma del confine col Messico, sulle famiglie divise o sulla vita difficilissima degli undocumented negli USA. Kamala Harris ha auspicato un recupero della legge bipartisan – di impostazione fondamentalmente securitaria – che i Repubblicani hanno affossato al Senato su ordine diretto di Trump, e ha auspicato che gli Usa “continuino a essere una nazione di immigrati”. Forse non ci si poteva aspettare niente di diverso dal partito al governo o forse, come ha scritto qualche commentatore spietato su Twitter, sull’argomento gli staff dei big del partito non riuscivano a scrivergli buone battute.


Keystone
Kamala, Kamala, Kamala...

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔