I giudici Quadri e Verda Chiocchetti hanno querelato il presidente Ermani, il vice Villa e Pagnamenta. Sarà un pp straordinario a occuparsene?
Si fa sempre più tesa la situazione all’interno del Tpc, il Tribunale penale cantonale, originata dal mobbing che avrebbe subìto una segretaria della Cancelleria da parte di una collega. Stavolta non si tratta di nuove segnalazioni e controsegnalazioni. No, stavolta c’è una denuncia penale. L’hanno sporta i giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti – che avevano portato a conoscenza dei vertici del Tribunale d’appello, di cui il Tpc fa parte, il presunto caso di mobbing – nei confronti degli altri tre magistrati del Tribunale penale, vale a dire il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta.
La querela è stata presentata lo scorso mese, ma solo ora se ne ha notizia. È sulla scrivania del procuratore generale Andrea Pagani. Quadri e Verda Chiocchetti, patrocinati dall’avvocato Marco Broggini, ritengono di essere stati lesi nell’onore dal contenuto della segnalazione a loro carico fatta in primavera da Ermani, Villa e Pagnamenta al Consiglio della magistratura.
Una segnalazione che i tre hanno inoltrato dopo che Quadri e Verda Chiocchetti si erano rivolti, seguendo peraltro le vie di servizio, alla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, ovvero alla direzione della principale autorità giudiziaria cantonale, per informarla del mobbing ai danni di una delle segretarie del Tpc, ma anche del pesante clima di lavoro al Tribunale penale che secondo loro sarebbe da ricondurre al presidente Ermani, e pure al vice Villa e a Pagnamenta. La Commissione amministrativa aveva quindi girato alla Sru, la Sezione risorse umane dell’Amministrazione cantonale, quanto riferitole dai due magistrati. Sezione che ha poi segnalato Ermani al Consiglio della magistratura. Non era finita lì. Ancora una segnalazione, sempre al Cdm, ma questa di Ermani, Villa e Pagnamenta nei riguardi dei due colleghi.
Verda Chiocchetti e Quadri contestano, considerandoli delle falsità e lesivi dell’onore, gli argomenti accampati dagli altri tre giudici. Di qui la denuncia in Procura. Il presidente del Tpc è patrocinato dall’avvocato Luigi Mattei. Da noi interpellato, il Ministero pubblico non rilascia dichiarazioni. Stando a nostre informazioni, potrebbe essere un procuratore straordinario a occuparsi della vertenza penale.
Ma non è tutto. Tra la documentazione allegata alla querela, c’è un’immagine presa da internet e inviata via WhatsApp da Ermani il 3 febbraio 2023 alla segretaria presunta vittima del mobbing. Nel post due giganti falli di plastica (fotografati chissà dove) e seduta in mezzo una donna. Sopra, la scritta ‘Ufficio Penale’. Uno scherzo? In ogni caso di pessimo gusto. Un gesto comunque inammissibile, inqualificabile da parte di un giudice. E che in questa veste celebra processi anche per reati sessuali. Di quell’immagine sono al corrente pure la Sru e il Consiglio della magistratura.
Dunque anche questo capitolo, tutt’altro che edificante, della vicenda che sta interessando il Tribunale penale cantonale. Il Consiglio di Stato ha incaricato nei mesi scorsi l’avvocato e già procuratrice generale aggiunta Maria Galliani di fare piena luce sul mobbing che nella Cancelleria una segretaria avrebbe praticato su una collega. Le questioni concernenti i giudici del Tpc sono invece, come aveva precisato il governo, di competenza del Consiglio della magistratura, cioè dell'autorità che vigila sul corretto funzionamento dell'apparato giudiziario ticinese, con poteri disciplinari. Ora, con la denuncia di Quadri e Verda Chiocchetti contro Ermani, Villa e Pagnamenta, c’è anche un filone penale. E non è poco.
Intanto a tornare alla carica è il deputato del Plr Matteo Quadranti, già autore di un'interrogazione sul caos scoppiato nel Tpc. Insoddisfatto di una risposta del Consiglio di Stato definita “interlocutoria”, Quadranti a distanza di quattro mesi – era il 29 aprile – in queste ore ha inoltrato un’interrogazione bis. E “visto il tempo trascorso”, chiede al governo “se ha avuto aggiornamenti circa lo stato di avanzamento dei lavori da parte della ex pp avvocata Galliani o se ha indicazioni circa le tempistiche di conclusione delle sue indagini” e pure se “la ex pp avvocata Galliani ha sentito anche dei/i magistrati che hanno supportato le segnalazioni di mobbing dei funzionari, rispettivamente quelli che paiono contrastarle”. In caso negativo, Quadranti chiede se “non sia opportuno farlo per un accertamento completo dei fatti secondo le versioni di tutti”.
Le domande del granconsigliere liberale radicale non sono rivolte solo all'operato di Maria Galliani. Infatti, al Consiglio di Stato viene chiesto se “ha ricevuto aggiornamento circa lo stato di avanzamento dei lavori da parte della Commissione amministrativa del Tribunale d'appello e/o del Consiglio della magistratura o se ha indicazioni circa le tempistiche di conclusione delle procedure”. E, va da sé, “se a sua volta queste autorità si sono confrontante con l'avvocata Galliani e/o hanno sentito a loro volta i funzionari”. Infine, Quadranti chiede “se al governo risulta che a livello di magistrati si sia in una fase conciliativa o se, fallita la stessa, si sia nel pieno di procedure formali che dovrebbero portare a decisioni formali”.
Quadranti, nella sua interrogazione, ricorda anche un altro atto parlamentare da lui inoltrato negli scorsi mesi. Dal momento che “le vicende e i fatti in via di accertamento riguardano non due compartimenti stagni e nettamente distinti, ovvero fatti avvenuti tra soli funzionari da un lato e fatti avvenuti tra soli magistrati dall'altro, bensì vi sono intersecazioni – che parrebbero anche di rilievo – tra i due livelli e avendo appreso che alcune parti coinvolte disquisiscano o abbiano disquisito su queste suddivisioni di competente, l'infrascritto interrogante – scrive Quadranti – aveva già segnalato la propria preoccupazione nell'ambito dell'iniziativa elaborata del 27 maggio 2024 volta a chiedere un nuovo articolo 27b della Legge sull'organizzazione giudiziaria per l'allestimento di un codice etico in seno al Potere giudiziario”.
In quell'atto, ricorda Quadranti, “si rilevava già, tra l'altro, che allo stato di diritto attuale, queste situazioni miste (conflitti, mobbing, ecc...) tra funzionari e magistrati, sarebbero trattate da autorità diverse, facendo nascere problemi o speculazioni sulla competenza di chi per decidere cosa, che di certo non giova al sistema”.