Estero

Maxi scambio di prigionieri, liberi Gershkovich e Kara-Murza

Si tratta del più grande e complesso ‘prisoner swap’ tra Washington e Mosca, e più in generale tra Ovest ed Est, dai tempi della guerra fredda

(Keystone)
1 agosto 2024
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Ci sono il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich e l'ex marine Paul Whelan, ma anche oppositori e dissidenti russi come Vladimir Kara-Murza, Ilya Yashin e Oleg Orlov tra i 24 prigionieri (oltre a due minorenni) dello scambio tra Usa, Russia e altri cinque Paesi. Washington aveva lavorato a un accordo "che avrebbe dovuto includere anche Alexei Navalny, ma sfortunatamente è morto", ha rivelato commosso in conferenza stampa il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, escludendo poi che lo scambio abbia legami con la guerra in Ucraina. Il Cremlino in cambio ha ottenuto una decina di detenuti, tra cui spicca Vadim Krasikov, il colonnello dell'Fsb condannato all'ergastolo in Germania per aver ucciso in pieno giorno in un parco a Berlino Zelimkhan Khangoshvili: un ex comandante ceceno indipendentista, uno dei nemici di Vladimir Putin.

Si tratta del più grande e complesso ‘prisoner swap’ tra Washington e Mosca, e più in generale tra Ovest ed Est, dai tempi della guerra fredda. Un'operazione celebrata da Joe Biden, con i famigliari dei prigionieri liberati alla Casa Bianca, come "un'impresa diplomatica" e un "potente esempio" dell'amicizia degli alleati. Sollievo e plauso anche dall'Onu, da varie cancellerie europee, da Iulia Navalnaya ("ogni prigioniero politico rilasciato è una grande vittoria e gioia") e in particolare dal Wsj, che ha ringraziato Biden e gli altri governi per i loro sforzi.

I nomi eccellenti sono diversi: il più famoso forse è Gershkovich, primo giornalista americano arrestato per spionaggio dai tempi della guerra fredda e condannato a 16 anni di galera, dove stava da 490 giorni. Whelan era in cella invece dal 2018, anche lui condannato a 16 anni per spionaggio. Tra i prigionieri di Putin finiti negli Usa Vladimir Kara-Murza, il più noto dissidente (con nazionalità russa e britannica) rimasto in carcere con una pena a 25 anni (insieme a Ilya Yashin, anche lui liberato), e la giornalista russo-americana di Radio Free Europe Alsu Kurmasheva (6 anni e mezzo per aver criticato la guerra in Ucraina). Rilasciato anche il veterano dei diritti umani e condirettore dell'ong Memorial Oleg Orlov. Berlino ha accolto 12 tra prigionieri politici russi e cittadini tedeschi: tra loro anche il mercenario Rico Krieger, condannato per terrorismo a Minsk e graziato da Alexander Lukashenko, alleato dello zar.

Lo scambio è avvenuto all'aeroporto Esenboga di Ankara, dove sono atterrati ben sette aerei che poi hanno rimpatriato i vari prigionieri. A supervisionare l'operazione i servizi segreti della Turchia, Paese Nato che ha buoni rapporti con Mosca e che nell'aprile del 2022 facilitò anche lo scambio tra l'ex marine Trevor Reed e il pilota russo Konstantin Yaroshenko. Dietro però ci sono lunghi e difficili negoziati multilaterali, con un ruolo cruciale giocato dalla Cia e dal suo capo Bill Burns.

L'operazione segna sicuramente una vittoria politica e diplomatica per Joe Biden e anche per la sua vice e ora candidata presidenziale Kamala Harris (coinvolta nei negoziati), in un momento in cui l'immagine della Casa Bianca appariva indebolita dall'escalation in Medio Oriente. Al contrario è un brutto colpo per Donald Trump, che denunciava la debolezza del commander in chief anche sul dossier prigionieri promettendo che li avrebbe riportati a casa lui una volta rieletto. Successo anche per Putin, che mostra lealtà ai suoi agenti arrestati all'estero, ma col rischio di aver graziato e liberato oppositori che potrebbero rianimare la moribonda opposizione russa in esilio. Un azzardo invece per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che per la sua "decisione non facile" potrebbe pagare la reazione dell'opinione pubblica.

"Oggi tre cittadini americani e un titolare di green card americano ingiustamente imprigionati in Russia, alcuni per anni, stanno finalmente tornando a casa: Paul Whelan, Evan Gershkovich, Alsu Kurmasheva e Vladimir Kara-Murza. L'accordo che ha garantito la loro libertà è stato un'impresa diplomatica. Tutti hanno sopportato sofferenze e incertezze inimmaginabili. Oggi la loro agonia, il loro terribile calvario, sono finiti", ha esordito Biden, che insieme ai famigliari dei prigionieri aveva parlato con loro poco prima.

Quindi ha lodato "le decisioni coraggiose degli alleati che ci hanno sostenuto durante le difficili e complesse negoziazioni..., tra cui Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia e Turchia". Con un grazie speciale a Berlino che ha dovuto fare "concessioni significative" senza chiedere "nulla" in cambio. Infine la promessa che non smettera "di lavorare finché ogni americano ingiustamente detenuto o tenuto in ostaggio in tutto il mondo non sarà riunito alla propria famiglia", dopo averne riportati a casa "oltre 70, molti dei quali erano in cattività da prima che io assumessi l'incarico".

Biden non ha dimenticato il compleanno della figlia dodicenne di Alsu Kurmasheva, cantando per lei insieme ai presenti ‘Happy birthday’. E, prima di scomparire, ha risposto a due domande, dicendo di non aver bisogno di parlare con Putin dopo lo scambio e chiedendo come mai Trump non abbia avuto i poteri che vanta per liberare ostaggi durante la sua presidenza.