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Dai disegni da bimba al sogno fattosi realtà

Oltre 50 anni dopo Monaco 1972, la ginnastica a tinte rossoblù torna a respirare aria olimpica: dopo Patrizia Bazzi, è la volta di Lena Bickel

Pronta per la grande avventura (Ti-Press)

Oltre 50 anni dopo Monaco 1972, la ginnastica a tinte rossoblù torna a respirare aria olimpica: dopo Patrizia Bazzi, è la volta di Lena Bickel

Per Lena Bickel, classe 2004 e tesserata per la Gym Élite Mendrisiotto/Sfg Morbio Inferiore, Parigi 2024 sarà la concretizzazione di un sogno, ma anche una tappa verso nuovi traguardi.

Per l’Associazione cantonale ticinese di ginnastica, invece, è un grande motivo di orgoglio e di soddisfazione per questo risultato che ripaga gli sforzi in atto presso i Centri regionali di prestazione.

Il percorso

«Come presumo la maggior parte delle bambine, fin da piccola ho sempre sognato di poter partecipare, un giorno, alle Olimpiadi – racconta Lena –. Disegnavo i cerchi olimpici e ci mettevo vicino una ginnasta in verticale sulla trave. Ero io quella ginnasta, quella ginnasta che sognava a occhi aperti...».

Ora il suo sogno si è dunque avverato. Lei che a quattro anni ha cominciato a muovere i primi passi nella palestra della Sfg Morbio Inferiore. C’era talento in quella bimbetta; se ne sono accorti subito gli allenatori che la seguivano. E così già a sette anni eccola varcare la porta della palestra Regazzi del Centro sportivo di Tenero. Lì, allora, si tenevano gli allenamenti del Centro regionale di allenamento dell’Associazione cantonale ticinese di ginnastica (ora ci si è spostati nella palestra Brere, costruita all’interno del Cst).

Su e giù giornalmente da Morbio Inferiore a Tenero, subito dopo il termine delle lezioni, per tutta la durata della scolarità elementare, poi la Scuola media a Gordola con un andirivieni ancora giornaliero, ma con ritmi più confacenti agli obiettivi di una ginnasta che cominciava a destare anche l’interesse della Federazione svizzera.

Quindi scuola al mattino, poi un’ora e mezzo di allenamento sul mezzogiorno, ancora lezioni nel pomeriggio completate, dalle 16.30 alle 19.30, da altre tre ore di allenamento. Così l’intera settimana, con la sola pausa della domenica.

Un percorso decisamente esigente, che Lena ha superato con successo, così che, con la licenza media in mano, si è aperta un’altra porta ancora più prestigiosa: quella di Macolin.

Dapprima come ginnasta appartenente al Quadro nazionale junior, e successivamente come membro del Quadro nazionale maggiore, la ginnasta che ‘sognava a occhi aperti i Giochi olimpici’ da ormai 6 anni vive dunque stabilmente nella mecca dello sport elvetico, e per la ginnastica artistica nazionale è ormai diventata l’indiscussa numero uno.

Nel 2023 ha coronato un suo primo sogno nel cassetto laureandosi campionessa svizzera assoluta. Poi, ai Campionati europei di Antalya si è guadagnata il diritto di rappresentare la Svizzera ai Mondiali di Anversa dello stesso anno, dove, grazie alla sua ottima resa agonistica, ha infine staccato il biglietto per i Giochi di Parigi.

I problemi

La malattia, lo stop e il lento ritorno

La strada di Lena non è comunque sempre stata in discesa. I suoi occhi si velano ancora di lacrime quando ricorda i momenti del 2021. «Nel febbraio di quell’anno, dopo che già da tempo non ero al massimo delle mie condizioni fisiche, durante un allenamento mi sono sentita improvvisamente molto male. Chi mi seguiva ha capito subito che occorreva agire drasticamente. Così sono stata ricoverata, e dopo lunghe e minuziose analisi si è scoperto che ero affetta da una malattia autoimmune che debilitava seriamente il mio fisico. Ho quindi dovuto iniziare una terapia per tenerla sotto controllo, e di riflesso interrompere immediatamente la mia attività sportiva. Terapie che si sono protratte per un anno e mezzo, ma durante il quale io, pian piano, avevo ripreso il contatto con la palestra e timidamente anche con gli attrezzi. È stato un periodo durissimo, ma anche questo è servito per forgiarmi il carattere e la determinazione».

Lena è poi tornata definitivamente in palestra al cento per cento nell’estate dell’anno successivo (2022) e a ottobre era già in ottima forma, tanto che in occasione della Swiss Cup di Zurigo aveva incantato i 6’000 spettatori dell’Hallenstadion centrando un clamoroso 4° rango in compagnia dell’astro nascente Noè Seifert. Senza dimenticare che qualche giorno prima, a Chiasso, al Memorial Gander era addirittura salita sul 3° scalino del podio della gara individuale.

La vita a Macolin

Da tempo vive a Macolin. Dopo aver concluso i suoi studi (apprendistato di commercio), ora si è presa un anno sabbatico in funzione della preparazione per Parigi.

«Non è comunque facilissimo vivere qui, nel senso che si è abbastanza isolati, c’è poca vita sociale e quindi poca possibilità per eventuali distrazioni, ma tutto sommato me lo faccio andare bene perché così riesco a concentrarmi totalmente sullo sport e sull’obiettivo che mi sono prefissa. Con tre compagne ‘di lavoro quotidiano’ (Annie Wu, Caterina Cereghetti, l’altra ticinese inserita nella squadra nazionale, e Martina Eisenegger) condivido un appartamento e tutto quanto ruota attorno al vivere comune. Abbiamo formato insomma una piccola famiglia, e assieme ci sosteniamo e ognuna rincorre i propri obiettivi. Il mio, giocoforza, è il più impegnativo...».

La Ville Lumière si avvicina a grandi passi

Obiettivo Parigi, si diceva. Un obiettivo che si è concretizzato ai Mondiali di Anversa dell’ottobre scorso. Come dire che ‘i conti sono finalmente tornati...’.

«Sì, è vero. Ad Anversa ho provato un sollievo enorme. Improvvisamente mi sono accorta che tutto quello che avevo passato aveva avuto un senso, e che tutto quanto avevo fatto era veramente servito a qualcosa. Mi sono sentita improvvisamente felicissima!». Difficilissimo non crederle.

Intanto, però, questa qualifica cosa ha comportato nella routine pratica e mentale di Lena Bickel? «Dal punto di vista pratico, ho dovuto di nuovo fermarmi un poco, nel senso che ho molto rallentato la preparazione per un forte risentimento dorsale che mi sono procurata prima e durante i Mondiali di Anversa. Lì ovviamente ho stretto i denti, ma poi ho dovuto curarmi. Ora la problematica è sotto controllo e da tempo ho ripreso a pieno ritmo gli allenamenti. Mi rendo conto che la pressione su di me è molto aumentata. Da un momento all’altro infatti ho percepito la condizione di essere l’esempio in seno alla squadra, il punto di riferimento per tutte. Positivo e piacevole da un lato, gravoso dall’altro, ma lo accetto perché in fondo l’ho cercato fin da bambina».

Sono una decina le ginnaste che vivono a Macolin e che dunque compongono l’attuale squadra nazionale, ma una sola si sta preparando per i Giochi di Parigi. Come vive Lena Bickel questa condizione un pochino anomala? «Beh, è vero, gli allenamenti alla Jubileumshalle si svolgono collettivamente, ma io sento che l’allenatore (il franco-canadese Frank Kistler) focalizza la sua attenzione su di me. Fatalmente percepisco una specie di solitudine, privilegiata finché si vuole ma sempre di solitudine si tratta. Una solitudine mentale, di obiettivi, di speranze, di attese. Non è così semplice, ma è una sfida che ho voluto con tutte le mie forze e dunque l’accetto perché da sempre tutte sapevamo che la squadra non avrebbe avuto chance di qualificarsi per i Giochi, e che la possibilità sarebbe eventualmente stata riservata a una sola ginnasta come in passato era successo a Giulia Steingruber».

Ambizioni e programmi

‘La finale? Difficile, ma perché non provarci?’

Mancano circa due mesi al grande appuntamento, a cui Lena giungerà appagata dal fatto di averlo centrato o le ambizioni vanno oltre? «Andrò ai Giochi senza grosse aspettative, ma non significa che ci andrò per fare la turista. Mi piacerebbe centrare la finale delle migliori 24, ma so che sarà difficilissimo riuscirci». Poi sorride... Perché? «Da bambina tutti mi dicevano che era difficilissimo riuscire ad andare alle Olimpiadi, eppure ci sono riuscita. Dunque perché non posso cullare l’ambizione di andare oltre? Farò di tutto per essere pronta e nelle migliori condizioni fisiche per dare il massimo. Così non avrò nulla da rimproverarmi e saprò che le mie carte le ho giocate fino in fondo». L’assenza agli Europei era voluta proprio per curare al meglio le problematiche fisiche, non forzando il rientro, ma ora cosa prevede la scaletta da qui a Parigi? «In programma avrò una tappa di Coppa del mondo a Koper (Capodistria) e la Rom Trophy in Romania, senza dimenticare il Campionato svizzero a Bienne, dove dovrò difendere il titolo vinto nel 2023. Appuntamenti che mi diranno a che punto sto con la preparazione. Poi avrò ancora alcune settimane per affinare la mia preparazione». Cosa rappresenta per Lena Parigi 2024? «Spero possa essere uno slancio per i prossimi anni, per il prossimo ciclo olimpico che già fin d’ora mi auguro di affrontare con ancora maggior successo e soprattutto con un po’ di fortuna in più dal punto di vista della salute». Quindi obiettivo Parigi, con tutte le forze, con tutta la motivazione possibile e con grandi speranze di riuscire a dare il meglio di sé, ma poi si volta pagina: il libro del suo percorso ginnico non si chiuderà in Francia. Detto ciò, non resta che augurare tutto il meglio alla ragazzina di Morbio Inferiore che disegnava cerchi olimpici e volteggiava, sognando, sulla trave.