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Quattro passi nella Bienne di Nemo

La Svizzera non ha vinto l’Eurovision per caso, dicono sul posto. Viaggio nella città che ‘ha la cultura della musica nel sangue’ (e molto altro)

Nemo Mettler
(Keystone)
1 giugno 2024
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Nelle ultime settimane si è parlato tanto di Nemo e della sua vittoria all’Eurovision Song Contest, meno si è parlato invece della sua città di origine, Bienne, e dell’influenza musicale e artistica che essa ha esercitato su di lui. Facendo una rapida ricerca si comprende subito che Bienne è una città sfaccettata, nella quale sono presenti tanti aspetti diversi: il bilinguismo, dichiarato in modo ufficiale con lo statuto del 9 giugno 1996 che riconosce il francese – parlato dal 43% della popolazione – e il tedesco – parlato dal 57% – come lingue ufficiali con pari diritti; l’affascinante paesaggio lacustre che la circonda e lo charme francese del suo centro urbano; l’importantissima industria orologiera, pilastro su cui si fonda la sua economia; e infine la multiculturalità e l’atmosfera rilassata e cosmopolita che si respira a ogni angolo.

Sono ben 140 le nazionalità presenti in questa città, che ha attirato e continua ad attirare tanti migranti, non solo perché offre una buona qualità di vita e una grande varietà culturale in un clima di coesione e tolleranza, ma anche perché, al contrario di altri centri dell’Altopiano, offre ancora alloggi a prezzi accessibili. Spesso a Bienne va dunque ad abitare chi ha un reddito basso ed è a rischio povertà, per esempio genitori single o persone senza un alto livello di istruzione, che tendenzialmente necessitano di aiuti sociali e finiscono quindi per gravare sulle finanze cittadine. Come sottolinea Glenda Gonzalez Bassi, consigliera municipale e direttrice del Dipartimento formazione, cultura e sport, negli ultimi decenni sono però giunti a Bienne anche molti professionisti da grandi città come Berna o Zurigo – che qui cercano uno stile di vita urbano ma rilassato – e numerosi esperti e tecnici attirati da aziende come Rolex, Swatch Group e Omega oppure da ditte attive nella microtecnica o nel settore delle tecnologie mediche e biomediche. Se una volta arrivavano gli operai, soprattutto di origine italiana e spagnola, oggigiorno è il personale altamente qualificato e in grado di lavorare con i moderni sistemi digitalizzati e le tecnologie all’avanguardia a essere richiesto. Gonzalez Bassi assicura che questo nuovo tipo di migrazione non ha comunque cambiato lo spirito di Bienne che, da quando nel 19° secolo è diventata un centro dell’industria orologiera, coltiva una mentalità schietta e operaia, fondata sulla condivisione e sulla solidarietà. Come centro industriale Bienne ha conosciuto periodi di grande prosperità intervallati da periodi di crisi, come quella scatenatasi tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso e causata dalla concorrenza asiatica, che inondò il mercato di orologi a basso prezzo. Ciò creò disoccupazione in città, una situazione negativa che solo l’arrivo di Nicholas Hayek con i suoi innovativi Swatch e la ristrutturazione della produzione seppe contrastare, contribuendo a rafforzare di nuovo la posizione di Bienne sul mercato orologiero mondiale.


Keystone
Città del tempo

Animo proletario

Secondo Gonzalez Bassi, l’intensa politica culturale di Bienne nasce proprio dallo spirito comunitario legato all’animo proletario dei biennesi, che negli anni ha dato i suoi frutti, consentendo a tanti giovani di entrare in contatto con il mondo dell’arte. Fra di essi figura per esempio Bonnie, attiva come organizzatrice di eventi dal 2017, anno in cui iniziò ad allestire serate techno alternative. Nel 2022 Bonnie, che preferisce non rivelare la sua identità e si definisce non binaria, ha creato un’associazione chiamata Les Vénusiennes, che organizza serate danzanti presso La Cachette, locale gestito dal Bar 48, in cui si riuniscono i giovani e tutto l’ambiente LGBTQ+ di Bienne e dintorni. Secondo Bonnie la gente qui ha la cultura della musica nel sangue. Lei stessa ha iniziato a muoversi nel mondo hip hop e dei graffiti fin da giovanissima.

È cresciuta all’ombra della Coupole, centro autonomo giovanile autogestito, ed è figlia d’arte, visto che anche la madre da giovane faceva parte dello stesso ambiente. Bonnie è convinta che Nemo non a caso sia partito proprio da Bienne, una città libera, accogliente e alternativa, dove il bilinguismo è una realtà vissuta nel quotidiano e dove chi vuole realizzare progetti musicali, teatrali e artistici trova aiuto e sostegno. Per i ragazzi di Bienne Nemo è un modello da imitare, qualcuno di cui andare fieri: la sua vittoria rappresenta un grande onore per la città.

Fucine di creazione

La Coupole non è l’unico luogo di ritrovo che Bienne vanta: Daniel Schneider, direttore di Kartell Culturel, un’associazione culturale che organizza concerti e spettacoli nata nel 2022 dalla fusione di tre altre associazioni storiche, parla con entusiasmo della grandissima disponibilità di spazi culturali, in buona parte in mano pubblica, che rappresentano vere e proprie fucine di creazione e sperimentazione artistica. Avendo 40 anni di esperienza in questo settore, Schneider, che è stato direttore del Moods a Zurigo e del Centro di cultura e congressi di Thun, sa di cosa parla quando fra i luoghi più importanti di Bienne elenca l’X-Project, un’area dedicata alla cultura hip-hop, gli spazi di recente allestiti all’interno dell’ex macello e della ex fabbrica Bühler oppure il famoso ex stadio di Gurzelen, che lui definisce un «biotopo di cultura», capace di riunire in un unico luogo discipline sportive, urban gardening, attività circensi, proposte gastronomiche e perfino una radio online. A essi vanno aggiunti anche i locali e i club che si trovano nella città vecchia: il Café Littéraire, il Commerce, il Le Singe, il Gärbi e molti altri ancora. Si tratta di una diversità davvero sorprendente, che conferma ciò che il famoso scrittore Robert Walser, citato da Schneider, scriveva all’inizio del secolo scorso, definendo Bienne «la più piccola metropoli del mondo». Secondo Schneider il clima di tolleranza che si respira a Bienne è molto positivo anche per la comunità LGBTQ+. Non a caso è a Bienne, negli anni Ottanta del secolo scorso, che sono state organizzate le prime giornate del cinema gay. In città la cultura queer è ormai accettata da tempo e non fa più notizia. In fondo, aggiunge Schneider, ognuno dovrebbe essere libero di vivere la propria sessualità come meglio crede.


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La Coupole

Nonostante la sua visione positiva della realtà culturale, Schneider è comunque convinto che la città che ha dato i natali a Nemo potrebbe fare ancora di più, finanziando maggiormente la scena alternativa e garantendosi così anche un riscontro economico. Girata alla direttrice del Dipartimento cultura questa richiesta trova terreno fertile: anche Gonzalez Bassi è infatti dell’opinione che la cultura rappresenti un elemento fondamentale dell’economia di una città, in grado di creare tanti posti di lavoro diretti e indiretti (basti pensare alla ristorazione che gira attorno a ogni evento culturale). Quindi, nonostante non stia a lei decidere in merito all’ammontare dei finanziamenti (si tratta infatti di una decisione che non va presa dall’Esecutivo, ma dal Legislativo), è generalmente favorevole al finanziamento della cultura, sia di quella alternativa, di cui Schneider si occupa e che genera dinamismo, sia di quella più istituzionale, aperta a tutta la cittadinanza e non solo ai giovani. Nemo è figlio di entrambe queste culture: da ragazzino ha frequentato l’X-Project e la Coupole, ma per ben dieci anni è stato anche allievo della scuola di musica gestita e finanziata dalla Città di Bienne e ha suonato nel TOBS, il Theâtre Orchestre Bienne Soleure, un progetto orchestrale che coinvolge le città di Bienne (dove c’è l’opera) e di Soletta (dove c’è il teatro) e che organizza produzioni proprie di musica classica e operistica. Nemo, riassume Gonzalez Bassi, è quindi figlio della cultura alternativa, che gli ha insegnato il rap, e al contempo della cultura istituzionalizzata, che gli ha consentito di apprendere le basi per diventare un musicista e un cantante.

Sono state queste due diverse facce della vita culturale di Bienne a stimolare in modo positivo Nemo, il cui successo, secondo Matthjas Bieri, responsabile dell’Istituto per l’educazione musicale dell’Università di Scienze applicate e arti di Lucerna e direttore di diversi cori, è del tutto meritato.

La migliore pubblicità possibile

Anche Bieri, che ha iniziato la sua carriera musicale a tredici anni suonando il basso in una band con il fratello, è nato e cresciuto a Bienne. Bieri descrive la sua città natale come vivace, colorata, sfaccettata, multiculturale, ma anche piccola, il che per forza di cose alla fine risulta limitante. Chi vuole intraprendere una carriera, per esempio in ambito musicale, a un certo punto per crescere deve spostarsi verso Losanna o Zurigo. Pur essendo affezionato alla sua città d’origine, Bieri non dimentica le difficoltà economiche che Bienne ha attraversato e, pensando a certi edifici scolastici in pessimo stato della sua giovinezza, con i tetti pericolanti, suggerisce di non farsene un’idea troppo romanticizzata. Parlando di ‘The Code’, la canzone di Nemo vincitrice all’Eurovision Song Contest, Bieri ha invece solo cose positive da dire: «Il mix di voce di petto, falsetto e falsetto acuto è davvero fenomenale. Realizzare un suono così bello con così tanti cambi tra canto e rap è difficile e richiede un’ottima tecnica». Schneider condivide lo stesso giudizio entusiastico: «Ho ospitato Nemo sul palco nel 2016 o 2017, quando era ancora agli inizi e si presentava come rapper. Già allora ho pensato che si trattasse di una giovane persona di grande talento e sono contento di constatare che sia diventato un musicista a tutto tondo, con un solido background, capace di suonare violino, chitarra e piano e di spaziare dalla lirica al genere del musical. Per di più nell’ambito del concorso a Malmö ha dimostrato intelligenza, spontaneità e profondità d’animo.». Incarnando tutte le virtù di Bienne, Nemo ha insomma fatto alla sua città la migliore pubblicità possibile.


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Società di navigazione Lago di Bienne

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