La protesta dei sindacati Vpod, Ocst ed Erredipi contro il mancato riconoscimento del carovita e il No alla sostituzione del 20% delle partenze
I dipendenti pubblici e parapubblici del Canton Ticino sono in sciopero oggi, 29 febbraio, per protestare contro il mancato adeguamento dei salari al carovita e il taglio del 20% delle sostituzioni del personale partente. La protesta è organizzata dai i sindacati Vpod, Ocst e Sit (con quest'ultimo che ha però ritenuto accettabile la proposta del governo di un contributo una tantum di 400 franchi e di due giorni e mezzo di vacanza aggiuntivi sul calendario 2024, con la richiesta implicita di rinunciare allo sciopero).
L'astensione dal lavoro è iniziata alle 15. Alle 17 è prevista la manifestazione a Bellinzona.
Tra il personale dell'Osc c’è ’delusione e rabbia'
I tagli decisi a livello cantonale preoccupano anche il settore della sociopsichiatria: ‘Il lavoro aumenta, il personale no. È così da anni ’
'Ottenuto risultati, ma restano battaglie da fare'
«Con l'attivismo dell'ultimo periodo abbiamo ottenuto dei risultati come lo stop al taglio dei sussidi di cassa malati e la rinuncia al contributo di solidarietà per i dipendenti, ma restano altre battaglie da fare perchè il Consiglio di Stato e il parlamento hanno mantenuto misure inaccettabili soprattutto nel settore sociosanitario» è il commento di Xavier Daniel di Ocst. «Abbiamo mostrato che siamo in grado di far sentire la nostra voce attraverso tutte le forme di espressione possibili: oggi tutti insieme abbiamo scioperato, ci siamo riuniti in assemblea, abbiamo condiviso momenti di riflessione e questo ha portato risultati»
Circa 6'000 persone in Piazza Governo
In Piazza Governo sono iniziati i discorsi degli esponenti dei sindacati. Si stima una partecipazione di 5'500-6'000 persone. «È il più grande sciopero del settore pubblico mai visto» ha commentato Raoul Ghisletta del sindacato Vpod «Questo è solo l'inizio di un attacco durissimo al servizio pubblico e alla sanità. E nel 2025 i tagli saranno ancora peggio del 2024: ci troveremo senz'altro a mobilitarci e lo faremo tutti assieme, tutti uniti»
'Il carovita va riconosciuto per legge', ' Sostituzione partenze fondamentale, serve il 120%'
A parlare in piazza della Collegiata sono ora i docenti. «In questi ultimi giorni mi hanno colpito le.prese di posizioni pubbliche per delegittimare. Ci hanno accusato di estremizzare, ci hanno accusato di usare forme di protesta troppo radicali. Non penso sia così. Mi sembra che sia un mondo al.contrario: gli estremisti sono loro. Il rincaro va riconosciuto per legge come hanno fatto gli altri cantoni. Chiediamo la normalità. Si vuole introdurre una logica perversa nel servizio pubblico. Una logica contabile, mentre il servizio pubblico è garanzia di servizi». Si esprime un docente del Liceo Lugano 1.
Gli fa eco Angelica Lepori, anch’essa insegnante: «Non siamo qui solo per ribadire i nostri diritti ma il merito per il nostro lavoro. La sostituzione del personale partente è una richiesta fondamentale: non basta il 100%, serve il 120%.» «Il carovita ha un impatto importante sulle nostre pensioni» aggiunge Gabriele Colombo, docente di matematica.
E c’è spazio anche per un ricordo: «Rivedo e rivivo la spirito e la dignità di chi scioperò e occupò per 33 giorni le Officine nel 2008», afferma Gianni Frizzo, portavoce dello sciopero delle Officine «State agendo in prospettiva futura, anche per chi verrà dopo di voi»
Per il Consiglio di Stato 'sciopero poco comprensibile'
Interpellato da laRegione il Consiglio di Stato prende posizione sullo sciopero odierno. «Il Consiglio di Stato ha preso atto dello sciopero organizzato oggi da una maggioranza delle associazioni del personale dello Stato. A fronte degli sforzi di mediazione profusi dal Governo e delle decisioni adottate dal Gran Consiglio, questo sciopero appare poco comprensibile. Il Consiglio di Stato prende atto che anche la maggioranza delle forze politiche si distanzia da questa azione di protesta. Il Governo auspica che in futuro sia possibile mantenere un dialogo franco fra datore di lavoro e sindacati, e riprendere al più presto la collaborazione in vista delle prossime scadenze di grande importanza per il personale – la votazione cantonale sulle misure di compensazione per l’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT) e l’inizio dei lavori di allestimento del preventivo 2025.»
Diverse migliaia le persone presenti. La testa del corteo si sta assembrando in Piazza Collegiata mentre la coda è ancora sul piazzale della stazione
'Il settore sociosanitario e socioeducativo non è un bancomat'
Ai microfoni de laRegione arriva anche, per bocca di uno dei partecipanti alla manifestazione, la voce del settore sociosanitario e socioeducativo duramente toccato dai tagli previsti nel preventivo: «La protesta del settore sociosanitario e socioeducativo si muove dal fatto che gli 11 milioni di tagli che erano stati messi a preventivo, e che erano già una bella fetta rispetto al budget complessivo, sono rimasti anche dopo le varie decurtazioni, le varie limature che son state fatte a livello di altri settori. Quindi la nostra fetta di tagli sulle prestazioni e sul servizio è aumentata esponenzialmente; siamo all'incirca a un ottavo di tutte le misure di risparmio del preventivo, e questo è preoccupante. C'è un mandato di prestazione chiara da parte del Cantone riguardo le istituzioni sociali, di farsi carico e di lavorare per l'inclusione delle frange più fragili della popolazione, delle persone con disabilità, con problemi psichici o con dipendenze. Chiedono di fare ciò sempre con meno risorse e oltretutto vanno pure a mettere le mani nelle tasche delle fondazioni che hanno delle riserve create non accantonando i sussidi cantonali nel corso degli anni, ma sono anzi fondi costruiti e ricavati grazie al lavoro di inclusione fatto dagli operatori insieme agli utenti attraverso i commerci dei prodotti dei laboratori protetti che ci sono sul territorio: pensiamo a quelli della Fondazione Diamante, della Proviva Madre, La Fonte. Tutte fondazioni che fanno introito da sole, col loro sforzo educativo da una parte, dall'altra anche di reintegro in una società lavorativa»
«Questi fondi — prosegue il nostro interlocutore — vengono intaccati dal Cantone, come se fossero un bancomat da cui prelevare soldi. E questo vuol dire denigrare due volte il lavoro socioeducativo: perché questo lavoro, che sembra a volte puramente assistenziale o puramente occupazionale, crea indotto, a volte anche dei dei ricavi positivi. E a questo punto il Cantone cosa fa? Se li va a prendere.. Oltre a non riconoscere lo sforzo, con tutti quei tagli che andranno a fare, si va a erodere le riserve delle fondazioni e delle istituzioni sociali. È per questo che da parte nostra oggi si manifesta: non è tanto la questione salariale che non la priorità in questo momento. È la preoccupazione della direzione politica che questo preventivo dà: il concetto di far camminare la società secondo il passo dei più deboli, con i progetti di inclusione, secondo una prospettiva solidale non esiste più, viene accantonato per questioni meramente finanziarie. È questo che si va a recriminare con questa mobilitazione: le condizioni di lavoro che vanno a peggiorare in un settore che viene intaccato in qualsiasi modo sotto l'aspetto finanziario e del riconoscimento, soprattutto. E noi come operatori socioeducativi e sociosanitari non ci stiamo più»
'Scioperare estremista? Ciao estremiste ed estremisti!'
Al megafono, Enrico Quaresmini lancia una frecciatina come risposta alle critiche rivolte alla decisione di scioperare: «Ci dicono che scioperare è estremista?» ha esclamato il portavoce di ErreDiPi, rivolvendosi poi alla folla «Allora ciao estremiste, ciao estremisti!»
È partito il corteo con alla testa Erredipi e dietro gli altri sindacati che hanno aderito allo sciopero, dal furgone che guida il corteo Enrico Quaresmini (Erredipi) ribadisce: “Vogliamo far sentire la nostra voce: questo è un appuntamento che segue altri e ne precede altri ancora, continueremo fino a quando non ci ascolteranno”. L’avvio del corteo, per inciso, è coinciso con l’inizio della pioggia.
'Il deficit è sopportabile, drammatizzare serve solo a creare tensione'
Enrico Quaresmini, portavoce di ErreDiPi, la Rete per la Difesa delle Pensioni, si esprime sul deficit del Cantone alla base delle decisioni oggi contestate in piazza
Al Cpt-Be di Bellinzona, oltre allo sciopero,un seminario e un documentario per allievi e docenti
Nessuno striscione, né volantini, allievi che arrivano all’ingresso della scuola con la consueta spensieratezza. Sembra una giornata come tutte le altre, ma non lo è. Oltre allo sciopero a partire dalle 15, il collegio dei docenti del Centro professionale tecnico di Bellinzona (Cpt-Be) ha organizzato due eventi legati a questa giornata speciale: tutte le persone in formazione e tutti docenti assisteranno sia a un seminario tenuto dal professore liceale Paolo Galbiati sulla cassa pensione e il carovita, sia alla proiezione del documentario curato da Danilo Catti sullo sciopero delle Officine del 2008. Se da un lato alcuni allievi nemmeno sapevano di queste attività, dall’altro sui volti di alcuni docenti si nota un po’ di tensione. In ogni caso «non vogliamo fare propaganda, ma spiegare le finalità di questa mobilitazione, che noi sosteniamo, investendo ore di lezione nella cultura generale e quindi nella civica e nell’economia», ci dice Davide Allidi, uno dei promotori di questa giornata un po’ fuori dagli schemi, incontrato questa mattina rigorosamente al di fuori dal sedime scolastico (all’interno non ci era permesso entrare e nemmeno ai fotografi). «L’idea è quella di spiegare ai ragazzi perché un lavoratore arriva ad attuare delle misure forti come lo sciopero», aggiunge Silvio Bomio pure docente e promotore (assieme anche a Alberto Casari e Donato Colatruglio). Si tratta insomma di «un momento di formazione a beneficio dei giovani che, oltre a essere i cittadini di domani, saranno verosimilmente ancora confrontati con queste dinamiche».
Uno degli obiettivi è quindi quella di sensibilizzare i giovani su questi temi. Ma come la pensano gli allievi? «Non sostengo lo sciopero dei docenti che rispetto a noi lavoratori [coloro che frequentano il Cpt sono spesso impiegati nel settore privato, ndr] hanno molte più vacanze e altri privilegi», afferma un ragazzo. Per un altro giovane, «lo sciopero è una cosa normale: recandomi ogni tanto in Italia, sono spesso confrontato con gli scioperi dei treni e mi comporto di conseguenza. Insomma, sono abituato».