Svizzera

Davos e gli ebrei: il ristorante Pischa la fa... fuori dal vaso

Un esercizio della stazione sciistica non noleggia attrezzatura agli ortodossi. Aperta un’indagine per sospetta discriminazione e incitamento all'odio

In sintesi:
  • Le prese di posizione delle comunità israelite
  • Si parla di ‘difficoltà a rispettare le regole’
(laRegione)

A una prima lettura potrebbe sembrare un annuncio proveniente dalle oscure pagine del secolo scorso, quando venivano affisse insegne con scritte del tenore ‘Vietata l'entrata agli ebrei’. Invece il volantino incriminato non risale all'epoca nazifascista, ma alla Svizzera del 2024.

Lo riportiamo per intero, raccogliendo lo stupore per una tale scritta, proprio in un periodo in cui le tensioni internazionali dovrebbero diversamente portare a un maggior senso di responsabilità: “A causa di diversi incidenti molto fastidiosi, tra cui il furto di uno slittino, non noleggiamo più l’attrezzatura sportiva ai nostri fratelli ebrei. Questo vale per qualsiasi attrezzatura come slitte, airboard (attrezzatura gonfiabile per la neve, ndr), sci, racchette e scarponi da neve”. A scriverlo, fuori da uno sportello, come riportato da ‘20 Minuten’, che per primo ne ha dato notizia, è un ristorante posto a margine della stazione sciistica Pischa, situata nella regione omonima del comprensorio di Davos, nei Grigioni, meta fra le più popolari per la comunità ebrea ortodossa.

Un foglio A4 che ha, chiaramente, sollevato un’immediata polemica. Oltre all'apertura, dopo aver ricevuto una comunicazione a riguardo da un privato, di un’indagine da parte della Polizia cantonale per sospetta discriminazione e incitamento all'odio: “Abbiamo classificato il fatto come un possibile reato punibile d’ufficio e abbiamo quindi avviato un’inchiesta”, ha confermato all’Ats il portavoce Roman Rüegg.

Tra le fattispecie vietate dall’articolo 261 bis del Codice penale vi è il rifiuto di un servizio destinato al pubblico: è vietato negare a una persona o a un gruppo di persone un servizio destinato alla collettività perché di ‘razza’, etnia, religione od orientamento sessuale diversi. Nel suo sito la Commissione federale contro il razzismo cita l'esempio del divieto fatto a una persona di entrare in un locale notturno a causa del colore della sua pelle.

Prese di posizione

Come prevedibile non si sono fatte attendere le reazioni. La Federazione svizzera delle comunità israelite ha annunciato che “intraprenderemo provvedimenti legali o presenteremo una denuncia per violazione della norma penale contro il razzismo”, ha scritto in una nota il segretario generale Jonathan Kreutner. “Un intero gruppo di ospiti viene etichettato collettivamente sulla base dell’aspetto e dell’origine. Ci sono hotel, ristoranti e negozi che non accolgono calorosamente gli ospiti ebrei. Del resto, la scorsa estate, l'organizzazione turistica locale ha sospeso la sua collaborazione con noi e il nostro progetto di dialogo”.

Per la Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo, l’insegna in ebraico mostra che si tratta “chiaramente di discriminazione mirata. Questo non è solo un preoccupante atto di esclusione, ma anche una chiara violazione dei principi fondamentali di parità di trattamento e di rispetto, nonché una forma di antisemitismo. Alla luce di quest'ultimo incidente, ci aspettiamo che l’Organizzazione turistica di Davos-Klosters prenda una posizione chiara”.

Difficoltà nel rispettare le regole

Immediata la replica: “Siamo in contatto con tutte le parti e cerchiamo di promuovere il dialogo – ha fatto sapere all’Ats il Ceo del locale ente turistico Reto Branschi –. L’ospitalità e la convivenza possono funzionare solo se tutte le parti si rispettano. La comunicazione in questione proviene da un singolo operatore turistico, è ‘molto mal formulata’ e non in linea con lo spirito della nostra destinazione. Per questo ne prendiamo le distanze”.

Tuttavia, Branschi non ha mancato di ricordare come in passato sia stato “difficile rapportarsi con alcuni ospiti ebrei ortodossi. Una parte di queste persone ha difficoltà nel rispettare le regole del posto e a volte si comporta in modo estremamente irrispettoso nei confronti degli operatori e degli altri fornitori di servizi, dimostrando mancanza di educazione e rispetto delle regole nello spazio pubblico, come forme di littering e noncuranza dei divieti di circolazione”.

Il ristorante dice la sua

Il ristorante, che nel frattempo ha rimosso il foglio contestato e nel contempo chiuso il servizio di noleggio a tutti i turisti, in generale, si è giustificato al ‘Tages-Anzeiger’ con una presa di posizione scritta: “Purtroppo non è assolutamente un caso isolato, quelle che facciamo sono esperienze quotidiane”. La goccia che ha fatto tracimare il vaso? Soprattutto i noleggi di slitte (con scarpe da passeggio), poi abbandonate sulle piste e chiamando in causa i soccorsi pur senza un'evidente necessità o ferimento. “Non vogliamo più correre il rischio che uno di questi ospiti incorra in un grave incidente e che poi ci addossi la responsabilità”, ha precisato l'esercizio pubblico, al quale parte dell'attrezzatura non sarebbe più stata riconsegnata o resa danneggiata. “Da parte nostra non vi è alcun pregiudizio personale, di colore della pelle o credenza religiosa”. In un video sul sito Blick.ch, il gerente chiude il caso con una frase lapidaria: “È stato sicuramente formulato in maniera sbagliata, per questo mi scuso”.

Non è la prima volta

La convivenza tra popolazione locale ed ebrei ultraortodossi nei Grigioni non è sempre stata facile nel recente passato.

Ad Arosa, nel 2017, una casa di appartamenti aveva affisso un cartello invitando gli ospiti ebrei a farsi la doccia prima e dopo aver usato la piscina. Il caso aveva suscitato parecchio clamore, tanto da trovar posto sulle pagine dei media israeliani.

Nell'agosto di due anni dopo, a Davos, duemila ebrei, nel festeggiare un matrimonio secondo i dettami della Torah, avevano bloccato la strada principale. Il fatto aveva provocato reazioni di sconcerto e rabbia tra la popolazione locale.

La scorsa estate, infine, un’agenzia di Parpan, a causa di ‘cattive esperienze’, ha fatto sapere che non affitta più appartamenti per ferie a ebrei ortodossi.