Il sindaco non si ripresenta dopo oltre un quarto di secolo di politica: ‘È un tempo sufficientemente lungo per poter lasciare la carica’
Non ci sarà il nome del sindaco di Capriasca Andrea Pellegrinelli sulle liste delle elezioni comunali in programma nell’aprile 2024. Del resto, si può comprendere che, dopo 25 anni di politica attiva, una persona voglia voltare pagina. Il sindaco non ha cambiato idea, rispetto a tre anni fa, quando aveva annunciato, che quella che si concluderà tra qualche mese, sarebbe stata l’ultima legislatura, per lui. Già, conferma Pellegrinelli: «Il desiderio era di lasciare la carica tre anni fa. Però, siccome ero chiamato a seguire il progetto cantonale di riforma dei Comuni 2020, decisi di restare».
Quando ha cominciato a fare politica attiva?
Nel 1997, entrai in Commissione della gestione nell’Assembla comunale a Cagiallo, poi venni eletto in Municipio nel 2000, sempre a Cagiallo. Quattro anni dopo, gli elettori mi vollero in Municipio nel nuovo Comune di Capriasca, e nel 2006 diventai vicesindaco al posto di Siro Quadri, che lasciò la politica comunale, perché venne nominato giudice della Pretura del Distretto di Vallemaggia. In seguito, Bruno Lepori rinunciò a ricandidarsi alle elezioni comunali e io venni eletto sindaco nel 2008, quando il Comune allargò i confini includendo Bidogno, Corticiasca a Lugaggia. All’inizio, non avrei mai immaginato di fare il sindaco e di restare in carica così tanto tempo.
Sono quattro le legislature durante le quali lei ha condotto Capriasca. In 15 anni, il Comune ha attirato parecchi nuovi residenti. Nel 2008 i domiciliati erano infatti 6’134, mentre a fine 2022 erano 6’758 residenti. Come si può spiegare una crescita così importante?
Capriasca si trova in un contesto naturalistico splendido, dove abbiamo la fortuna di vivere. Oggi, Tesserete è praticamente in una zona urbana e ci sono tutti i servizi. Ma è l’intero comprensorio del Comune ad avere anche una vocazione prevalentemente residenziale, con funzioni e opportunità di svago estensivo. In questi anni, moltissime persone sono venute a stabilirsi qui provenienti da altri comprensori. Fondamentalmente, però, siamo rimasti un territorio con forti caratteristiche identitarie, e dove noi che lo abitiamo ci identifichiamo, sentendoci appartenenti a un villaggio un poco più grande di quelli nei quali abitavano i nostri genitori e i nostri nonni.
A quasi vent’anni da quella che fu la prima aggregazione storica del cantone, quale bilancio si può fare? Ne è valsa la pena?
Il mio bilancio è certamente più che positivo. Direi che il Comune di Capriasca ha funzionato e funziona molto bene. Se non ci fosse stata l’aggregazione, non saremmo riusciti a concretizzare tutto il recupero infrastrutturale scolastico e in ambito di approvvigionamento idrico, oltre ad altri dossier, perché i singoli Comuni non ce l’avrebbero mai fatta a mettersi d’accordo a livello regionale. Sono inoltre stati creati nuovi servizi che prima non esistevano.
Quali?
Penso al Corpo di polizia intercomunale di Redde. Abbiamo anche avuto fortuna perché il gettito è cresciuto con il forte incremento della popolazione. Negli ultimi anni i tassi d’interessi sono stati molto bassi, quindi siamo riusciti a realizzare progetti che quando divenni sindaco non avrei mai potuto immaginare, come quello nel settore scolastico. Stiamo concludendo il terzo edificio e abbiamo riorganizzato e centralizzato gli istituti elementari.
Il Comune è riuscito anche a rinforzarsi finanziariamente? Abbastanza anche per il futuro?
Certo, il nostro gettito si aggira tra i 14-15 milioni di franchi. Adesso, però, dobbiamo tirare il fiato. Secondo me, ci vuole una pausa nelle grandi opere, perché per concretizzare le infrastrutture scolastiche, negli anni scorsi, sono stati impiegati mezzi ingenti: abbiamo investito tra i 33 e i 34 milioni di franchi.
Secondo lei, la popolazione residente negli attuali quartieri (ex Comuni) è soddisfatta di quanto avete realizzato dopo le aggregazioni?
Negli ex Comuni, da diversi anni, la mia impressione è senz’altro positiva e mi sembra che la popolazione abbia apprezzato. Non sento più discorsi nostalgici, del tipo che si stava meglio prima. È chiaro che, visto che ci sono anche una trentina di frazioni, che hanno ancora quasi tutte una struttura di villaggio, ogni tanto emerge qualche malumore, ma questo rientra nelle regole del gioco. Prima dell’aggregazione, le esigenze della popolazione erano molto diverse e i mezzi a disposizione dell’amministrazione erano inferiori rispetto a quelli che ci sono oggi. Con tutte le difficoltà e le pecche che ogni amministrazione potrebbe avere, cerchiamo di arrivare dappertutto e di non trascurare nessuna zona, nemmeno quelle più periferiche. Ritengo che la popolazione se ne accorga e apprezzi.
Cosa si sente di augurare al futuro sindaco al quale passerà il testimone per la conduzione del Municipio?
Difficile da dire. L’impegno richiesto come sindaco è davvero tanto, bisogna studiare, formarsi e imparare a fidarsi della propria amministrazione. Bisogna essere il più possibile attento e presente in tutto il territorio del Comune. Occorrerà anche la necessaria fermezza, quando si deve dire di no a delle cose impossibili da fare o che sono irragionevoli.