Il Consiglio federale ha deciso di elaborare una legge da sottoporre al parlamento per dichiarare l'organizzazione come terroristica e metterla al bando
Serve una legge federale con la quale vietare Hamas in Svizzera. Lo pensa il Consiglio federale, che ha incaricato il Dipartimento federale giustizia e polizia (Dfgp) e il Dipartimento federale della Difesa (Ddps) di elaborare un progetto in merito, che poi verrà sottoposto al Parlamento, entro la fine del prossimo mese di febbraio.
Secondo una nota governativa odierna, si tratta del modo migliore per rispondere alla situazione venutasi a creare in Medio Oriente dopo il 7 ottobre, data dell'attacco sferrato contro Israele dall'organizzazione palestinese. La nuova legge metterà a disposizione delle autorità strumenti adeguati per lottare contro le eventuali azioni di Hamas o le sue attività di sostegno nella Confederazione.
L'11 ottobre 2023, quattro giorni dopo l'aggressione partita dalla Striscia di Gaza, il Governo aveva ritenuto che Hamas dovesse essere considerata un'organizzazione terroristica. Ha in seguito chiesto al Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) di chiarire quali fossero le opzioni giuridiche per mettere al bando questo gruppo. Ora spetterà invece a quello di Giustizia e polizia e a quello della Difesa imbastire la legge.
"Abbiamo già condannato diverse volte e con fermezza totale l'attacco contro Israele, ma serviva un atto concreto", ha affermato Baume-Schneider. I soggetti pericolosi potranno venire preventivamente allontanati, ha spiegato la giurassiana, aggiungendo che queste decisioni, grazie alla nuova legge, saranno "più solide in caso di ricorsi".
"Siamo coscienti che ciò influenzerà il margine di manovra in ambito di politica estera, tuttavia gli interessi di sicurezza interna e nella lotta al terrorismo hanno avuto la meglio", ha puntualizzato la titolare del Dfgp. Stando alla ministra, così facendo verranno anche semplificate le competenze sui procedimenti penali in materia, che spetteranno solo al Ministero pubblico della Confederazione (Mpc).
Non è la prima volta che vengono banditi gruppi simili, ha detto il consigliere federale Ignazio Cassis, a sua volta presente davanti ai media, citando i casi di Al-Qaïda e Stato islamico. Per evitare che si finisca con lo stilare una lista, si è scelto di confezionare una legge fatta su misura specificamente per Hamas, ha evidenziato il ministro degli esteri.
"Perché ad esempio Hezbollah no? È una valutazione politica proporzionata, che si basa sulla gravità dei fatti", ha risposto Cassis sostenuto da Baume-Schneider, stando alla quale quanto successo il 7 ottobre "è inammissibile". "Così facendo non potremo più fare da mediatori? Ora come ora è escluso che possano esserci contatti con Hamas", ha tagliato corto il capo del DFAE.
L'esecutivo è inoltre stato informato dei risultati della verifica dei flussi finanziari delle ong partner del programma di cooperazione per il Medio Oriente, effettuata sempre dal Dfae. Da questa analisi non sono emerse irregolarità.
"È chiaro che nessun fondo svizzero può essere usato per sostenere le azioni di Hamas e non abbiamo notizia che ciò sia mai successo", ha dichiarato Cassis. Tutti i progetti non interessati da una verifica nel 2023 lo saranno l'anno prossimo, ha assicurato il ticinese.
Undici ong partner sono poi state sottoposte a un esame approfondito per verificare il rispetto del codice di comportamento e della clausola contrattuale anti-discriminatoria del Dfae. In otto casi, non è stata trovata alcuna prova di non conformità e pertanto il rapporto proseguirà. Tuttavia, in altri tre, il controllo ha fatto emergere elementi di non conformità che hanno portato all'interruzione della collaborazione.
Esprimendosi sul conflitto, Cassis ha chiesto una volta di più pause umanitarie e di garantire la tutela dei civili a tutte le parti coinvolte nei feroci scontri. Ha anche rimarcato come a inizio mese il Consiglio federale abbia approvato un contributo supplementare di 90 milioni di franchi per gli aiuti nella regione.
Secondo l'esecutivo, la soluzione dei due Stati è l'unica in grado di permettere alla popolazione palestinese e a quella israeliana di vivere in pace. Una soluzione che, ha commentato Cassis a "titolo personale, è oggi più attuale che mai".