La manovra prevede il trasferimento dal Cantone al Fondo dei finanziamenti per Masi e Osi. Bordoli rassicura. Flury: ‘Generiamo un indotto importante’
Tra le tante, tantissime misure che fanno parte della manovra di rientro decisa dal Consiglio di Stato e presentata un paio di settimane fa, una riguarda da vicino il mondo culturale. Vale a dire, citiamo letteralmente dal documento del governo, il “trasferimento temporaneo di alcuni contributi al fondo Swisslos. I contributi cantonali al Museo d’Arte della Svizzera italiana e all’Orchestra della Svizzera italiana sono temporaneamente trasferiti per intero sul fondo Swisslos generando un risparmio sulla gestione corrente di 2,43 milioni”.
Ebbene, in un momento di crisi questo provvedimento può avere un impatto su un mondo culturale fondamentale per il tessuto sociale del cantone? E sulle casse del fondo Swisslos?
Partiamo da quest’ultima domanda. Il trasferimento al fondo Swisslos di questo contributo «significherà dover probabilmente far capo alle riserve dei Fondi», ci spiega Andrea Bordoli, capoufficio fondi Swisslos e Sport-toto. La rassicurazione però arriva subito: «In considerazione delle riserve presenti attualmente sui Fondi, e delle entrate annuali, non sono necessari correttivi nelle attività di sostegno a società sportive o culturali» afferma ancora Bordoli, che mostra anche le cifre: «Annualmente il Fondo si alimenta con i proventi di Swisslos destinati al Canton Ticino, per il 2023 sono stati di circa 27 milioni di franchi, considerando la distribuzione degli utili del 2022». E, relativamente alle riserve, Bordoli sottolinea come «a fine 2022, sommando Fondi Swisslos e Sport-toto, erano pari a circa 27 milioni di franchi. Considerando le entrate annuali, non dovrebbero esserci particolari problemi». A ogni modo, «sono comunque stati fissati dei limiti minimi delle stesse riserve, per poter far fronte anche agli impegni già presi e non ancora corrisposti».
Ciò detto, a mostrare una relativa tranquillità è Samuel Flury, direttore amministrativo dell’Orchestra della Svizzera italiana, che raggiunto da ‘laRegione’ premette: «Non è cosa nuova il fatto che per l’erogazione del finanziamento all’Osi da parte del Cantone si attinga interamente al Fondo Swisslos: questo è avvenuto anche nel 2017 e nel 2018. Se facciamo un passo indietro, e qui vale la pena fare uno sforzo di dieci anni consultando i rapporti annuali pubblici relativi al Fondo Swisslos Canton Ticino, possiamo notare che dei complessivi 44 milioni di franchi versati dal Canton Ticino alla Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana nel periodo 2012-2022 (11 anni), 31,25 sono stati erogati tramite il Fondo Swisslos, “pesando” sulle spalle del contribuente unicamente in misura del 29%». Numeri importanti, considerando che nello stesso periodo il Fondo cantonale è stato alimentato da Swisslos per quasi 250 milioni di franchi.
Numeri e informazioni che portano Flury a confermare la relativa tranquillità di cui sopra: «Non siamo quindi per nulla preoccupati su questo fronte. Anzi, è un’ottima occasione per ricordare che l’Orchestra, in questo senso, si trova all’interno di un circolo virtuoso che genera un indotto economico importante». Flury si riferisce allo studio condotto dal Bak Economics di Basilea, che ha attestato come in Ticino ogni franco di sussidio pubblico in ambito culturale ne generi 2,58 di valore aggiunto. E partendo da ciò, il direttore amministrativo dell’Osi aggiunge: «Nel discorso occorre anche considerare che il 71% del sussidio non arriva dal portafoglio del contribuente ma da Swisslos, quindi è facile dedurre che investire nell’Osi, così come nelle altre istituzioni culturali della Svizzera italiana, è un’operazione molto più che vincente». L’Osi, però, non vive di soli sussidi. «No – ribadisce Flury –. L’Osi è sovvenzionata dalla mano pubblica in misura del 51% (dato 2022), il che ci pone fra le orchestre professionali meno sovvenzionate in Svizzera. Ma questo non basta: in primavera abbiamo avviato un progetto per aumentare il nostro grado di autofinanziamento assumendo una persona per questo specifico ruolo. Affinché questa operazione non pesasse sulle casse dell’Osi – spiega ancora Flury –, abbiamo trovato una fondazione d’Oltralpe che ha creduto nella validità del progetto e che lo ha interamente finanziato per due anni. Abbiamo pertanto ancora 18 mesi di tempo per riuscire nel nostro intento, ma ad oggi è difficile fare delle previsioni in questo senso, in quanto i frutti di queste operazioni maturano lentamente. Quello che posso dire oggi è che siamo certamente sulla strada giusta».