Il progetto prevede l’ammodernamento e il potenziamento delle linee elettriche ad altissima tensione, riducendone anche l’impatto su territorio e ambiente
È un vero e proprio lifting “energetico” quello a cui potrebbero venir sottoposti, tra una decina d'anni, praticamente tutta la Vallemaggia, parte del Locarnese e uno spicchio di Valle Bedretto. Il progetto di rete «All’Acqua - Vallemaggia - Magadino», attraverso il quale Swissgrid vuole ammodernare e potenziare le linee elettriche ad altissima tensione esistenti, mira infatti anche a ridurne l’impatto su territorio e ambiente. Come? Interrando dove possibile i cavi elettrici (si parla di circa 30 chilometri sui 66 complessivi, un record su scala nazionale per un’unica tratta, che supera ampiamente i 17 del San Gottardo), spostandoli in altri punti e rimuovendo la “vecchia” linea. Con tutti i benefici del caso per paesaggio e persone.
«La rete ad altissima tensione può essere comparata a un’autostrada che trasporta l’energia verso i vari distributori regionali come l’Azienda elettrica ticinese e poi a quelli locali, come ad esempio la Società elettrica sopracenerina, ma non va dimenticato che fa pure parte della rete internazionale – spiega l’ingegnere Hermès am Rhyn, capoprogetto di Swissgrid, la società nazionale che gestisce gli oltre 6’700 km della rete svizzera di distribuzione dell’energia elettrica –. Per garantire un servizio stabile 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno, la rete deve essere adeguata e al passo con i tempi e per questo sono stati identificati nove progetti chiave (oltre a 125 accompagnatori), tra cui quello della Vallemaggia (che da solo costerà all’azienda circa 370 milioni di franchi, ndr)».
Come sottolineato da Swissgrid in sede di presentazione, le linee elettriche ad altissima tensione della valle locarnese hanno più di 50 anni e sono prossime alla fine del loro ciclo di vita. Concepite e costruite negli anni sessanta, non sono più in grado di rispondere alle esigenze odierne di popolazione ed economia. Ad esempio, in alcuni periodi dell’anno le centrali idroelettriche devono limitare la produzione di quasi un terzo a causa dell'insufficiente capacità sulle linee di trasporto. «Nel contesto energetico attuale, una tale limitazione della produzione di energia rinnovabile non è più sostenibile a medio-lungo termine e non è compatibile con gli obiettivi della Strategia energetica 2050 della Confederazione. Parallelamente, nel corso dell’ultimo decennio, è emersa la necessità di ottimizzare i tracciati delle linee esistenti per ridurne l’impatto su territorio e ambiente».
Il progetto, nato da uno studio congiunto con Canton Ticino, Aet ed Ffs (Ferrovie federali svizzere), prevede un nuovo doppio collegamento a 220 kV. Lavori del genere, devono di norma essere inseriti nel Piano settoriale Elettrodotti (Pse) e per questo l’Ufficio federale dell’energia (Ufe), ossia l’autorità che presiede e coordina tale procedura, ha istituito un gruppo d’accompagnamento che lo ha consigliato e sostenuto nella ricerca di un cosiddetto corridoio di pianificazione, ovvero un’area geografica adatta in cui verrà sviluppato il progetto. Il corridoio proposto si estende come detto per circa 66 km lungo la Vallemaggia, partendo dalla nuova sottostazione “Rotondo” in Val Bedretto fino a quella di Magadino e, come ha spiegato Michela Zanazzi Manca, specialista procedura di approvazione dei piani e dei piani settoriali dell’Ufe, «è il risultato di un’attenta ponderazione di numerosi interessi pubblici, quali gli aspetti legati alla protezione dell’ambiente, le esigenze e la pianificazione territoriali, la sicurezza e l’economicità dell’approvvigionamento elettrico».
Una volta costruito il nuovo elettrodotto e completati gli altri progetti nella regione – in particolare quello di rete Airolo-Lavorgo, per altri 80 milioni di franchi d’investimento, sempre a carico della società nazionale di rete –, sarà possibile rimuovere oltre 70 km di linee elettriche. Così, effettuando ad esempio una passeggiata nella zona del Passo Campolungo (tra Leventina e Lavizzara), a Robiei o a Cardada-Cimetta, non ci si imbatterà più in cavi e tralicci giganti, che spariranno anche dalla zona golenale e da diversi nuclei. Sono infatti pianificati miglioramenti nella Valle Bedretto, presso il Cristallina e nelle aree Alpe Zaria e Campolungo, entrambe inserite nell’inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali. Il corridoio proposto prevede pure l’aggiramento delle faggete di Lodano, Soladino e Busai, patrimonio mondiale dell’Unesco. Tra Cavergno e Lodano e nella discesa verso il piano in prossimità di Riazzino, l’elettricità verrà trasportata grazie a cavi sotterranei, mentre tra Lodano e Avegno i tralicci non attraverseranno più il piano ma verranno spostati sul versante destro della valle. Infine, la linea che oggi percorre la Lavizzara potrà essere completamente smantellata grazie alla costruzione di un nuovo cunicolo scavato nella montagna e all’adattamento di un tunnel dell’Ofima già esistente.
Molto più di un semplice ammodernamento quindi, con interventi che stravolgeranno la rete e il paesaggio in cui è inserita e che richiederanno di conseguenza lavori importanti. I quali, ricorsi e quant’altro permettendo, dovrebbero partire nel 2031 e concludersi (smantellamento compreso) circa sette anni più tardi, nel 2038… «È vero, i lavori necessari potrebbero spaventare, ma si tratterebbe solo di una fase temporanea e che verrebbe gestita, oltre che nel rispetto di tutte le normative in vigore, cercando di arrecare meno disturbo possibile alla popolazione. Speriamo che la gente si renda conto che questo progetto rappresenta un miglioramento della situazione attuale per tutti, popolazione locale in primis».
Quanto alle tempistiche più a breve termine, per il corridoio proposto verrà avviata il 2 ottobre la procedura di consultazione e partecipazione, che si concluderà il 31 dello stesso mese. In questo lasso di tempo, autorità e privati possono prendere posizione sulla soluzione proposta dall’Ufe e sostenuta dal gruppo di accompagnamento. A tal proposito, sono in programma due serate informative per la popolazione: la prima il 18 settembre alle 20 presso l’Istituto scolastico Bassa Vallemaggia di Aurigeno, la seconda il giorno seguente, 19 settembre, sempre alle 20 nella sala comunale a Villa Bedretto.
La decisione finale sul corridoio e sulla tecnologia da utilizzare (linea aerea o cavo interrato), che renderà vincolanti i contenuti del progetto per le autorità di ogni livello (ma non per i privati), dovrebbe venir presa dal Consiglio federale nella primavera del 2024.