Il capo della Wagner e il suo braccio destro hanno perso la vita in Russia nello schianto dell’aereo su cui viaggiavano
Mosca – Esattamente due mesi dopo la ‘marcia della giustizia’ su Mosca dei miliziani della Wagner, è arrivata all’epilogo la sfida di Yevgeny Prigozhin al Cremlino. Uno dei suoi jet privati è precipitato – “abbattuto”, secondo un canale Telegram a lui vicino – ieri sera mentre era in volo da Mosca a San Pietroburgo. Nella lista dei passeggeri c’era anche il suo nome, secondo quanto reso noto dall’Agenzia federale russa per il trasporto aereo. In seguito un canale Telegram Grey Zone ha affermato che Prigozhjin “è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia”. Infine, in tarda serata, la conferma definitiva da parte della stessa Agenzia – citata dalla Tass – che Prigozhin e il suo braccio destro Dmitry Utkin si trovavano effettivamente a bordo del velivolo precipitato.
I servizi d’emergenza avevano riferito che a bordo dell’aereo – un Embraer Legacy 600 – c’erano 10 persone, 7 passeggeri e 3 membri dell’equipaggio, e che nessuno era sopravvissuto allo schianto, avvenuto nella regione di Tver, vicino al villaggio di Kuzhenkino. Stando a Grey Zone, l’aereo è stato abbattuto dalla contraerea. In un video si vede il jet precipitare verticalmente mentre dalla carlinga si sprigiona un denso fumo. Nel cielo blu si nota un altro sbuffo di fumo bianco, che secondo la stessa fonte sarebbe stato prodotto dall’impatto di uno o più proiettili della contraerea contro il velivolo. “Prima che l’aereo si schiantasse, i residenti locali hanno sentito due raffiche di caratteristiche difese aeree, e ciò è confermato dalle scie di condensazione nel cielo in uno dei video, così come dalle parole di testimoni oculari diretti”, ha scritto Grey Zone.
La confusione è regnata sovrana per alcune ore. Anche perché lo stesso canale Telegram ha riferito che un altro aereo di Prigozhin, uguale a quello precipitato, è atterrato all’aeroporto di Ostafyevo, vicino a Mosca, ma non ha precisato da dove venisse. “Dove Prigozhin si trovasse al momento non si sa”, ha aggiunto Grey Zone, accennando quindi all’ipotesi che il capo della Wagner potesse viaggiare su questo secondo velivolo.
Ma un sito di notizie autorevole, Fontanka, ha riferito che Prigozhin si trovava a bordo dell’aereo precipitato insieme al comandante militare della Wagner e suo braccio destro Dmitry Utkin. Una notizia poi confermata dal governatore della parte della regione ucraina di Zaporizhzhia controllata dai russi, Vladimir Rogov, che ha fatto sapere di aver parlato con esponenti della Wagner. In tarda serata, la sede di quest’ultima a San Pietroburgo mostrava una croce formata dalle luci accese degli uffici, a simboleggiare il lutto per la scomparsa di Prigozhin e Utkin. Le immagini sono state diffuse da diversi medi russi, come Meduza.
La prima reazione a livello internazionale è venuta – a caldo, quando non era ancora certo che Prigozhin fosse deceduto – dalla Casa Bianca, secondo la quale la morte di Prigozhin “non sarebbe una sorpresa per nessuno”. Mentre secondo Kiev si tratta di “un segnale di Vladimir Putin alle élite russe: la slealtà significa la morte”.
Le ultime immagini di Prigozhin risalgono a due giorni fa, quando Grey Zone aveva diffuso un video in cui il capo della Wagner affermava di essere in Africa, dove i suoi miliziani stavano “conducendo attività di ricognizione e ricerca per rendere la Russia ancora più grande in ogni continente”. Prigozhin aveva aggiunto che il Gruppo Wagner stava continuando a “svolgere i compiti assegnati”.
Lo chef di Putin caduto in disgrazia
Le cronache pietroburghesi raccontano che tutto cominciò da un chioschetto di hot dog, nel 1990. Yevgeny Prigozhin non aveva neanche 30 anni ed era appena uscito di galera. Da quel chiosco la sua fortuna si moltiplicò rapidamente in una serie di ristoranti aperti nella città delle Notti bianche e poi in società di catering per il Cremlino e l’esercito. Così Prigozhin – originario della stessa città del presidente russo, San Pietroburgo – entrò nelle stanze del potere, conquistando il soprannome di ‘chef di Putin’. E costruendo la potente brigata Wagner, braccio armato del presidente russo che, nella sua veste di milizia privata, è intervenuta in Siria, Africa e infine in Ucraina. Fino alla recente, repentina trasformazione, con lo stesso Prigozhin diventato il nemico numero uno dello zar dopo il tentato ammutinamento del 24 giugno.
La creatura più famosa di Prigozhin è appunto la brigata Wagner. Non inquadrata istituzionalmente nell’esercito russo, riceve però copiosi finanziamenti dal Cremlino. Il gruppo negli ultimi anni ha esteso i suoi tentacoli in Medio Oriente, in Libia, nell’Africa sub-sahariana. E in Ucraina.
Con l’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio 2022, lo chef di Putin diventa uno dei protagonisti della guerra. In primavera si fa fotografare in mimetica, nel Donbass. Mettendo in chiaro, anche nei confronti del Cremlino, che l’operazione speciale si regge anche sulla Wagner e – a detta del suo fondatore – sui 50mila uomini da lui schierati.
Dall’Ucraina i video di Prigozhin aumentano esponenzialmente, così come la crudezza delle immagini da lui postate. E anche le sue invettive: prima contro le colombe russe, poi contro i vertici militari, più volte tacciati di incompetenza. A partire dal ministro della Difesa Sergei Shoigu, colpevole a suo dire di aver abbandonato la Wagner sul fronte di Bakhmut senza munizioni né supporto aereo, e perfino di aver bombardato una sua base. È l’inizio della fine dell’idillio tra Prigozhin e il Cremlino. La marcia degli ammutinati verso Mosca del 24 giugno segna il punto di non ritorno: da quel giorno, per chi conosce le cose russe, Prigozhin diventa “un morto che cammina”.