La Russia ha interrotto la sua partecipazione all'intesa volta a consentire l'esportazione dei cereali ucraini dai porti del Mar Nero
La Russia ha deciso di non rinnovare l’accordo sul grano. L’annuncio è arrivato ieri mattina dal Cremlino, nell’ultima giornata prima della scadenza dell’intesa che un anno fa scongelò le esportazioni via mare di cereali dall’Ucraina in guerra. Ma anche – e potrebbe non essere un caso anche se Mosca nega – poche ore dopo l’attacco al ponte di Crimea.
“Sfortunatamente la parte di questi accordi relativa alla Russia non è stata ancora attuata, quindi la sua validità è terminata”, ha dichiarato il portavoce di Putin, aggiungendo però anche che “non appena la parte russa degli accordi sarà soddisfatta, la Russia ritornerà immediatamente all’attuazione dell’intesa”. L’annuncio del Cremlino preoccupa il mondo intero, aumentando i timori per la sicurezza alimentare globale.
“A pagare il prezzo saranno centinaia di milioni di persone che affrontano la fame e i consumatori che stanno affrontando una crisi globale del costo della vita”, ha avvertito il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Dure critiche a Mosca sono arrivate anche dalla Nato, da Londra, Parigi, Berlino, Washington – che ha parlato di “un atto di crudeltà” – e dall’Ue, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha definito “cinica” la decisione del governo russo.
Ora secondo il capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba “i prezzi in tutto il mondo aumenteranno di nuovo”. Zelensky ha sostenuto che Kiev è pronta a continuare a esportare cereali via mare anche senza la Russia. “Non abbiamo paura. Siamo stati contattati da società che possiedono navi. Hanno detto di essere pronte”, ha dichiarato il presidente ucraino.
Ma la situazione ora pare ovviamente più complicata, anche se Erdogan, gran mediatore dell’intesa, ha cercato di mostrare ottimismo: “Nonostante la dichiarazione di Mosca, credo che il presidente della Federazione Russa, il mio amico Putin, voglia la continuazione di questo ponte umanitario”, ha detto il leader turco, aggiungendo che intende parlare di questa questione con Putin in un incontro ad agosto in Turchia. Le conseguenze di questa mossa del Cremlino potrebbero essere potenzialmente molto gravi. L’accordo, siglato un anno fa da Mosca e Kiev con la mediazione delle Nazioni Unite e, appunto della Turchia, ha infatti consentito all’Ucraina di riprendere le esportazioni di cereali dopo il blocco dei suoi porti da parte proprio della Russia.
Nei primi cinque mesi di guerra gli scali ucraini sul Mar Nero sono rimasti completamente fermi, ma l’intesa siglata la scorsa estate aveva sbloccato la situazione consentendo di esportare via mare quasi 33 milioni di tonnellate di cereali ucraini. L’intesa aveva permesso di ristabilizzare i prezzi dei cereali dopo mesi di rincari e aveva anche l’obiettivo di alleviare la crisi alimentare mondiale venutasi a creare. L’Ucraina è infatti uno dei maggiori produttori di cereali al mondo (prima della guerra produceva circa un decimo del grano mondiale) e l’anno scorso l’Onu aveva avvertito del rischio di carestie in alcune zone dell’Africa e del Medio Oriente se Kiev non avesse potuto esportare via mare i suoi cereali.
La decisione di Mosca ha fatto subito aumentare del 4% il prezzo del grano a Chicago, anche se dall’entrata in vigore dell’accordo, un anno fa, il prezzo è sceso di oltre il 23%. Il segretario generale dell’Onu Guterres ha affermato di aver proposto a Putin di riconnettere al sistema bancario internazionale Swift una sussidiaria della principale banca agricola russa. Ma non è bastato. E la stessa missione russa alle Nazioni Unite ha fatto sapere che al momento non sono previsti ulteriori negoziati.
Per la seconda volta il ponte di Kerch che collega la Russia alla Crimea, fiore all’occhiello del Cremlino, è stato colpito e danneggiato. Per la seconda volta Mosca ha accusato di questo “crimine” l’Ucraina, che stavolta ha rivendicato subito l’azione, provocando la rabbia dei vertici russi.
“L’attacco al ponte di Crimea è stato condotto dal regime terroristico” ucraino, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, “con la partecipazione diretta dei servizi segreti e dei politici statunitensi e britannici. Stati Uniti e Regno Unito gestiscono questa struttura terroristica di tipo statale“. “I terroristi sono degli insetti e vanno distrutti con metodi disumani perché capiscono solo il linguaggio della forza”, è stato il commento di un infuriato Dmitri Medvedev, mentre in serata direttamente Vladimir Putin ha promesso “una risposta” dopo aver convocato una riunione del governo per fare il punto della situazione.
In piena notte e nel culmine della stagione balneare per i russi, il ponte di Kerch è stato chiuso per una non meglio precisata "emergenza”. Poi sui social si è diffusa la notizia che due esplosioni a distanza di circa 15 minuti avevano compromesso la struttura fra due piloni di sostegno, facendo accasciare una delle due carreggiate. Nell’esplosione, ha fatto sapere Mosca, sono morti due turisti russi, un uomo e una donna che andavano in vacanza in Crimea, la cui figlia minorenne è invece sopravvissuta. L’attacco è stato un’operazione speciale delle forze navali e del Servizio di sicurezza (Sbu) ucraini, ha rivendicato Kiev.
Dal 30 luglio il campo di addestramento del Gruppo Wagner a Molkino, nel sudovest della Russia, cesserà di esistere. Lo riportano gli stessi mercenari sui canali Telegram vicini alla milizia di Yevgeny Prigozhin, oltre ad alcuni media russi come l’indipendente Meduza. Nel video si vedono i wagneristi ammainare le bandiere della milizia privata e quelle della Russia.