Luganese

Accattonaggio molesto: ‘Tira dritto! Non finanziare l’inganno’

Una campagna di sensibilizzazione promossa dalla Polizia Città di Lugano per arginare il problema dell’elemosina a favore di chi ha veramente bisogno

In sintesi:
  • I casi in sensibile aumento
  • Mai donare denaro per strada!
Casi in notevole aumento
(Infografica laRegione)
27 giugno 2023
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Quando si parla di ‘accattone’, a Lugano non ci si riferisce alla malavita ritratta nel film d’esordio di Pier Paolo Pasolini. Pur se il denominatore d’inganni e sotterfugi è comune, in città e dalla Città il termine viene utilizzato nel suo senso etimologico per indicare una persona che chiede l’elemosina, specialmente in forma molesta, e viene dunque trattato come un fenomeno da arginare. Soprattutto dal momento in cui, rispetto al 2022, i casi di accattonaggio hanno subito una forte impennata. Una recrudescenza per la quale la Polizia Città di Lugano, in collaborazione con il Centro Bethlehem della Fondazione Francesco, ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione dal titolo ‘Tira dritto! Non finanziare l’inganno. Gli aiuti ci sono per chi ha davvero bisogno’.

‘Distinguiamo tra molestia e necessità’

Nel 2016 era già stata proposta una campagna di questo tipo perché si erano registrati 538 casi di interventi da parte della polizia. Sul manifesto si leggeva: ‘Non donare denaro per strada. Rischi solo di riempire le tasche di qualche organizzazione criminale’. «Questa volta però – illustra Karin Valenzano Rossi, capodicastero sicurezza e spazi urbani – abbiamo deciso di farla in maniera diversa facendo il distinguo tra accattonaggio molesto, collegato spesso ad attività illegali di provenienza dai campi Rom, e la reale necessità di chi ha bisogno. Non vogliamo disincentivare la generosità dei cittadini ma al contrario indirizzarla verso i bisognosi piuttosto che verso i criminali».

La campagna ha dunque come obiettivo, da un lato, di mettere in guardia i cittadini che, spesso per porre fine ad atti molesti, cedono alla questua degli accattoni contribuendo così a rafforzare il fenomeno, e d’altro canto, di ricordare la possibilità concreta di offrire aiuto a chi ne ha veramente necessità. In questo modo si eviterà di dare denaro a chi sfrutta la generosità altrui per alimentare la malavita. «Penso che sia fondamentale – afferma la capodicastero – che a Lugano, che è nota per la sua generosità allargata, non si lasci indietro nessuno e si faccia carico di indirizzare le persone che hanno davvero bisogno verso i servizi della Città, del Cantone e anche verso quelle organizzazioni e fondazioni attive sul territorio».

Oltre 135 interventi in sei mesi

Ma passiamo ai dati concreti. A dimostrare l’incremento del fenomeno sono le cifre presentate dalla Polizia di Lugano. Se nel 2022 in tutto l’anno sono stati registrati 178 interventi da parte delle forze dell’ordine e 23 procedure di contravvenzione fino al 22 giugno di quest’anno si è saliti a 138 interventi e 52 contravvenzioni. Nello stesso giorno del 2022 i provvedimenti erano ‘solo’ 75. Nel 2020, quando è scoppiata la pandemia invece si era a quota 50 interventi e 7 contravvenzioni. A ogni modo, non tutte le cifre sono computate dal momento in cui al sopraggiungere della polizia capita che gli accattoni si siano già spostati. Sempre secondo le informazioni in possesso della polizia, spiega il comandante Roberto Torrente, «il 95% degli accattoni a Lugano – che è la città ticinese più colpita – sono rumeni e il 60% di loro ha un età compresa tra i 18 e i 15 anni».

Rispetto al passato, prosegue, «in cui arrivavano in pulmini e fermati in dogana, ora viaggiano con il treno, dove i controlli sono molto più complicati da attuare». Come indicato dal Municipio in risposta a un’interrogazione della Lega, di cui primo firmatario è Andrea Sanvido, “purtroppo lo strumentario a disposizione delle autorità si dimostra inefficace. Le procedure contravvenzionali sono lunghe e senza alcun effetto dissuasivo. Troppo spesso queste persone restano di fatto impunite. Aggiungasi che gli autori affermano di non avere i mezzi per pagare le multe comminate e non appena terminato il controllo, rispettivamente l’intimazione ai sensi della Legge sull’ordine pubblico, ritornano sulla pubblica via a chiedere la questua”.

Le misure di contrasto

«Stiamo valutando, anche con il Cantone, delle misure di contrasto – indica Torrente –. Dopo aver contattato la Segreteria di Stato della migrazione, ci è stato indicato che se le persone sono in Svizzera senza ricevere nessuna prestazione particolare e rispettivamente senza un’attività lucrativa sono abusivamente sul territorio e possono essere dunque allontanate». Nel frattempo, «quello che possiamo fare è velocizzare le nostre procedure, quelle previste dalla Legge sull’ordine pubblico. Stiamo valutando la possibilità per i poliziotti non solo di intimare i rapporti di contravvenzione ma anche le multe che così cresce in giudicato e alla terza possiamo portare queste persone dal magistrato che potrà a sua volta intimare un decreto d’accusa con pena pecuniaria e pena detentiva in caso di mancato pagamento». Un’ulteriore misura, di natura amministrativa, «che si renderà necessaria con una modifica legislativa sarà quella di emettere un divieto di zona pronunciato dal Comune».

Ma è possibile effettuare il distinguo come menzionato sopra? «È chiaro – afferma Valenzano Rossi – che non hanno cartellini distintivi. Ma chi ha bisogno sta spesso in disparte, non va a molestare nessuno. E soprattutto se gli viene offerto cibo non lo rifiutano come invece accade nel caso degli accattoni in questione». Anche secondo fra Martino Dotta del Centro Bethlehem «proporre un aiuto che sia diverso dal denaro può essere un modo per capire il bisogno reale della persona». Alla conferenza stampa era presente anche il presidente della sezione del Luganese dell’Associazione Ticino terza età (Atte), che ha raccontato come spesso la fascia più ‘a rischio’ sia quella degli anziani.