L'obiettivo è di salvaguardare la fauna del luogo, regolamentando gli interventi di sgombero di materiale alluvionale. Impiegati 60mila franchi
Sei anni, tre perizie e 60mila franchi dopo, è stato pubblicato il Piano di gestione del laghetto del Ghitello. Uno specchio d’acqua che, oltre a far parte di una piccola ‘oasi’ naturale, protegge il territorio a valle dal materiale alluvionale che il fiume Breggia trasporta quando ci sono forti piogge. Materiale che, però, va poi prelevato per evitare che il laghetto si riempia troppo. «In precedenza facevamo gli interventi in accordo con l’Ufficio corsi d’acqua del Cantone. Il Parco delle Gole della Breggia ha poi richiesto un progetto nel quale si definisse meglio quando poter effettuare i lavori di sgombero. Questo in quanto il laghetto si trova in una zona sensibile a livello naturalistico», ci spiega Ezio Merlo, segretario del Consorzio per la manutenzione delle opere di arginatura del Basso Mendrisiotto (Cmabm). Il Piano è in pubblicazione nei comuni di Balerna e di Morbio Inferiore fino al 10 giugno e, se non vi saranno opposizioni, verrà applicato subito dopo. Esso prevede dunque che si intervenga in maniera controllata e con l’accordo dei vari uffici cantonali, in particolare dell’Ufficio dei corsi d’acqua che, sottolinea Merlo, deve approvare ogni intervento del Cmabm su qualsiasi corso d’acqua del Basso Mendrisiotto.
Tra i vari aspetti regolamentati c’è anche lo smaltimento del materiale raccolto dal laghetto. «Invece di portarlo in discarica, verrà recuperato. Una parte, in base alle nuove disposizioni federali, deve essere rimessa nell’alveo a valle. Quella restante la si distribuirà alle imprese di costruzione che ne hanno bisogno per i loro cantieri. In fondo si tratta di materiale pulito, ovvero di ghiaia del fiume Breggia. Ne viene importata tanta dall’Italia, ma avendola sul territorio cerchiamo di utilizzarla. Un atto positivo per l’ambiente, ma anche economicamente più sostenibile, in quanto smaltirla in discarica costa circa 45 franchi al metro cubo», indica Merlo.
Gli interventi nel laghetto, come detto, non potranno essere fatti in ogni momento dell’anno, questo principalmente per salvaguardare la fauna del luogo. «Per esempio durante il periodo di riproduzione delle trote, che va da ottobre a marzo, non sarà possibile prelevare il materiale alluvionale. Un altro momento in cui non si potrà intervenire è quando avviene la nidificazione degli uccelli», specifica il segretario. Inoltre, durante le varie operazioni «si farà molta attenzione a non intorbidire troppo l’acqua, che poi scende verso valle». Non da ultimo, è stata definita «una zona di protezione che si trova sul lato destro e che non potrà essere toccata, diventando quindi un’oasi». Proprio per proteggere la natura sono state effettuate le tre perizie, che hanno impattato in maniera importante sui costi, richieste dalla Commissione scientifica del Parco delle Gole della Breggia. Nella zona sono infatti presenti anche specifici macroinvertebrati e una particolare specie di libellula, aggiunge Merlo.
Le regole ci sono, ma in caso di emergenza, ovvero quando il laghetto si riempie troppo, come si procede? «Per questi scenari sono previste delle deroghe. Si tratta di un bacino di ritenzione di materiale alluvionale e protegge l’autostrada e le abitazioni che si trovano in basso, a partire dal Centro Breggia. In caso di eventi meteorologici straordinari il bacino deve poter fungere da tampone e quindi non può essere troppo pieno», sottolinea Merlo. «L’ultima evacuazione di materiale era stata fatta nel 2021. Il bacino è di 10mila metri cubi e attualmente ne abbiamo ancora a disposizione circa 6mila, che è una riserva abbastanza buona».
È difficile determinare ogni quanto viene effettuato uno sgombero, in quanto dipende proprio dagli eventi naturali. Ogni anno, però vengono tolti circa mille metri cubi. Quantità e ritmo che sono stati confermati anche all’interno del Piano, indica il segretario. «Questo avviene nel caso in cui non viene fatto un intervento massiccio e l’obiettivo è proprio evitare che strabordi».
Il Breggia è fra i dieci torrenti più affascinanti della Svizzera. Lo ha stabilito martedì, a Zurigo, una giuria composta fra gli altri anche dall’ex Miss Svizzera Christa Rigozzi e dal giornalista Julian Perrot, oltre che da personalità del mondo dell’economia, della ricerca, dello sport, dell’editoria. La giuria ha assegnato a questi corsi d’acqua la nomina per l’etichetta Perla d’acqua Plus, in virtù della loro bellezza e naturalezza.
“In Svizzera – si legge in una nota diffusa dal Wwf, che sostiene l’iniziativa –, fiumi e torrenti selvaggi e vivaci sono diventati davvero rari: oggi la maggior parte dei corsi d’acqua è rettificata, canalizzata o frammentata da dighe e sbarramenti. L’associazione Perle d’acqua richiama l’attenzione sul grande valore di questi ultimi corpi idrici naturali”. La palla passa ora ai Comuni che ospitano questi corsi d’acqua, affinché facciano ottenere ai torrenti il marchio in questione, contribuendo così alla salvaguardia e alla valorizzazione del territorio.