È stata, e sempre sarà, la regina del rock and roll. Si è spenta all’età di 83 anni a Küsnacht, sulle rive del Lago di Zurigo, dopo avere fatto la storia
C’è uno spartiacque nella storia del rock, e non soltanto in quello femminile. La data è quella del 4 luglio del 1976, il luogo è un hotel di Dallas, l’Hilton Statler; Ike Turner, che nella giovane Anne Mae Bullock da Nutbush, Tennesse, anni prima aveva visto la gallina dalle uova d’oro, lui che l’aveva sposata e reso il nome d’arte della moglie un marchio registrato – un ultimo segno di possesso anche commerciale – è appena piombato nel consueto sonno fatto di alcol e sonniferi; Tina, artisticamente in piena ascesa ma fiaccata da anni di botte e soprusi fisici e psicologici, fugge dalla porta di servizio dell’albergo e attraversa senza guardare l’interstatale 30; percorre un miglio a piedi e raggiunge quello che oggi si chiama Lorenzo Hotel, ma che al tempo era il Ramada Inn; con sé non ha un centesimo, ma solo la fortuna – guadagnata sul campo, a colpi di concerti – che un membro dello staff la riconosce, le offre una stanza e organizza alla buona un team di improvvisate guardie del corpo per garantire la sua incolumità fisica, e permetterle di diventare la Regina del rock. E permettere a noi di godere del suo talento.
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Ike & Tina Turner, Zurigo 1975
Tina Turner si è spenta all’età di 83 anni dopo lunga malattia. Meglio sarebbe dire, dopo una lunga serie di malattie: un ictus, un tumore all’intestino e un’insufficienza renale, tre ulteriori affronti a chi, come lei, era tornata a vivere più di una volta e che aveva confessato il desiderio di farla finita tramite suicidio assistito. E quando non è stata la salute, è stato il figlio Craig, avuto quasi adolescente da una relazione precedente a quella con Ike Turner, suicidatosi a 59 anni.
Tina è morta a Küsnacht, sulle rive del Lago di Zurigo, dove viveva dal 1994. Era diventata svizzera nel 2013, rinunciando alla cittadinanza americana; nello stesso anno aveva sposato Erwin Bach, di sedici anni più giovane. Per i suoi 75 anni si era offerta – offrendole anche alla popolazione – le luminarie natalizie. Aveva imparato il tedesco, e dichiarato in più occasioni l’amore per il cibo locale; il buon rapporto tra lei e la Confederazione aveva una sua ufficialità nel titolo di dottore honoris causa, conferitole dall’Università di Berna per “l’opera musicale e artistica unica”.
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Küsnacht, ieri sera
“Con la sua musica e la passione senza limiti per la vita – si legge sulle pagine social ufficiali dell’artista – ha incantato milioni di fan in tutto il mondo e ispirato le stelle del domani”. È il suo portavoce, rilanciato da Sky news nei minuti successivi alla notizia, a parlare di “Regina del rock ’n’ roll”, anticipando un titolo che per il soul aveva già riguardato Aretha e per il blues Bessie Smith.
A inizio maggio, su Ticino7, di Tina Turner aveva scritto Sergio Mancinelli nella sua rubrica ‘Di tutto un pop’ (anche podcast), titolo che bene si sposa all’essenza di Tina Turner, o a buona parte di essa, se è vero che ‘Private Dancer’, disco del 1984, è una delle consacrazioni del pop, nel quale oggi, in modo denigratorio e semplicistico, si fa confluire tutto e niente. La seconda vita di Tina, quella dal Lorenzo Hotel in poi, inizia da questo enorme successo commerciale aperto da ‘Let’s Stay Together’ di Al Green, seguito da ‘What’s Love Got To Do With it’, canzone snobbata da Cliff Richard e Donna Summer, ma così potente (anche nel concetto espresso) da diventare il titolo del biopic di Tina Turner. In ‘Private Dancer’ c’è anche l’omonima canzone scritta per i Dire Straits da Mark Knopfler, ma tenuta da parte per lei. Nell’arco di pochi d’anni, Tina frantuma i record di vendite, diventa attrice in ‘Mad Max, oltre la sfera del tuono’ e trova un uomo perbene, quel dirigente della Emi – Bach – che un giorno del 2017 le avrebbe donato un rene, regalandole scampoli aggiuntivi di vita.
Restando alla musica, dalla colonna sonora di ‘Mad Max’, ‘We Don’t Need Another Hero’ è un altro dei brani che le si sono incollati addosso, almeno quanto ‘Acid Queen’, dalla colonna sonora di ‘Tommy’, opera rock degli Who traslata al cinema (lì era il 1975). ‘Break Every Rule’, del 1986, è album da 8 singoli (‘Typical Male’ e ‘Two People’ su tutti), ‘Tina Live in Europe’ (1988) è il disco dal vivo che ogni Re e Regina stampano almeno una volta nella vita e sancisce il record di pubblico pagante per un tour (4 milioni di biglietti staccati, più degli Stones); ‘Foreign Affair’, 1989, è semplicemente quello di ‘The Best’, cover di un brano di Bonnie Tyler, ma anche quello di ‘I Don’t Wanna Lose You’ e ‘Steamy Windows’. Quanto di grande accadrà in seguito non sarà mai tanto grande come il ‘filotto’ sopra descritto. Sarà consacrazione, fino all’ultimo album di inediti (‘Twenty Four Seven’, 1999) e a ‘Tina!: 50th Anniversary Tour’, idealmente la tappa finale di una vita sul palco.
Joe Biden, tramite portavoce, piange “un’icona, la sua scomparsa è una perdita immensa”; Angela Bassett, che fu Tina e candidata all’Oscar per ‘What’s Love Got To Do With it’ scrive: “Ci ha dato più di quel che potevamo chiederle, ci ha dato sé stessa”. Scrivono Diana Ross, Viola Davis e Gloria Gaynor, che saluta “una leggenda iconica che ha aperto la strada a tante donne nella musica rock, sia nere che bianche”. Bryan Adams posta una foto dei tempi di ‘Reckless’, album che contiene uno dei duetti più riusciti (a entrambi), con annessa dichiarazione d’amore: “It’s only love, and that’s all”, è solo amore, tutto qui, dal quasi omonimo singolo del 1984.
Mick Jagger, da sempre molto chiaro sulle origini del suo frenetico ancheggiare, non dimentica l’aiuto da lei ricevuto in giovane età (“Era contagiosa, calorosa, buffa e generosa”). Degli Stones, twitta anche Ron Wood, che ha perso “una grande amica della nostra famiglia”. “Una sopravvissuta, una tosta”, scrive di lei Diane Warren, pluripremiata autrice del pop statunitense; non manca Stephen King, con un non originalissimo, ma definitivo “Simply The Best”. Che è la definizione che ha scelto anche la Nasa: “La sua eredità vivrà per sempre tra le stelle” (chi meglio di loro).