Alcuni detriti staccatisi dalla roccia hanno colpito un veicolo in sosta al semaforo. Ma per fortuna i danni sono solo materiali. Riaperta la strada
Prima l'acqua. Poi un rumore cupo, sempre più sinistro; di quelli che non lasciano presagire niente di buono. Quello stesso rumore che era riecheggiato, rimbalzando fra le rocce all'imbocco della Val Calanca, la mattina dello scorso 4 dicembre. A squarciare (nuovamente) il silenzio che ancora avvolgeva la zona a quell'ora, le 6.45 di un venerdì mattina di metà primavera (finalmente) bagnato. Ma di pioggia, stavolta, ne è caduta anche troppa, soprattutto per una zona già particolarmente a rischio di frane. Era successo una prima volta nel 2007 e, come detto, era nuovamente capitato a dicembre. E i segni di quel vasto scoscendimento tra Castaneda-Santa Maria e la frazione di Molina di Buseno, del resto, sono ancora evidenti. Come pure il cantiere che ne è seguito, con tanto di impianto semaforico per disciplinare il traffico lì dove sono in corso i lavori di ripristino e messa in sicurezza della zona. Proprio a quel semaforo, stamane, si è appunto sfiorata la tragedia, quando dalla montagna si sono staccati altri massi e altro materiale. Alcuni detriti, per fortuna non di dimensioni particolari, hanno colpito il cofano della vettura in sosta.
«Fortunatamente nulla di grave – ci conferma, da noi contattato, il servizio stampa della Polizia cantonale grigionese a Coira –. Da quanto ci è stato comunicato, solo quella macchina è rimasta danneggiata dalla frana staccatasi stamane. Solo danni materiali: i detriti hanno provocato danni al cofano quantificabili sul migliaio di franchi. Fortunatamente nessuno ha riportato conseguenze fisiche».
Come in dicembre, per motivi di sicurezza la strada della Val Calanca è restata chiusa alla circolazione per gran parte della mattinata e del primo pomeriggio, lasciando così isolata gran parte dell'alta valle: «Proprio adesso i responsabili dell'Ufficio tecnico stanno effettuando i loro sopralluoghi per determinare l'entità di questa nuova frana e le loro valutazioni circa la nuova situazione venutasi a creare», aveva risposto a ‘laRegione’ il servizio stampa della Polizia cantonale grigionese.
E infatti a mezzogiorno di venerdì (non prima a causa delle persistenti precipitazioni e della nebbia) è stata effettuata la prima valutazione del pericolo da parte di un geologo incaricato dall'Ufficio tecnico dei Grigioni (Tba). Secondo tale valutazione la sicurezza del traffico è garantita e, per tale ragione, la strada è stata riaperta – ma sotto sorveglianza – alle 16. Il traffico sarà quindi autorizzato a passare con dosaggio. Durante la notte, dalle 20 alle 7, la strada verrà però nuovamente chiusa. Questo varrà anche per la notte tra sabato e domenica. Ulteriori informazioni circa la situazione viaria si possono ottenere anche consultando il sito internet specifico del Canton Grigioni (www.strassen.gr.ch).
«La strada resterà chiusa di notte per motivi di sicurezza», afferma a ‘laRegione’ Andrea Peduzzi, a capo del Circondario 2 di Mesocco dell’Ufficio tecnico dei Grigioni. «Vi sono due sentinelle sul posto che osservano il versante: nel caso dovessero notare scoscendimenti, fermeranno le vetture prima della zona di pericolo». Di notte, evidentemente, questo tipo di osservazione non è possibile.
L'Ufficio tecnico dei Grigioni ha poi fornito anche qualche dato in più riguardo al materiale staccatosi dalla montagna: 50 circa i metri cubi di detriti scivolati a valle. Il materiale franato si è rapidamente depositato di nuovo. Singoli blocchi di grandi dimensioni, tuttavia, hanno continuato a rotolare e hanno raggiunto la strada della Calanca nel tratto tra il Ponte ad arco sulla Calancasca e Molina.
Il sito di stacco dell'attuale frana, con caduta di blocchi, si trova a circa 200 metri più a valle rispetto allo stacco roccioso del dicembre 2022 che, in termini di paragone, aveva visto crollare invece 600 metri cubi di pietre, terra e fango. «La differenza rispetto all'ultimo evento è sostanziale», sottolinea Peduzzi. «A dicembre è avvenuto un distaccamento roccioso» che ha provocato la discesa a valle anche di massi grandi come automobili. «Oggi, invece, è franato materiale, che si era depositato, a causa delle forti piogge».
Quali misure saranno adottate a corto termine? «Oltre alle due sentinelle presenti sul posto – prosegue il capo del Circondario 2 –, domani andremo a controllare il versante grazie a un elicottero, verificando se vi sono altri massi in procinto di muoversi. Se così fosse procederemo a distaccarli per rendere sicura la strada».
Dopo la frana di dicembre erano state installate «palizzate mobili in acciaio» per proteggere la strada. Tuttavia, precisa Peduzzi, l'efficacia di queste protezioni «dipende dall’energia e dalla velocità con le quali i sassi scendono a valle: se sono particolarmente elevate può accadere che scavalchino le barriere provocando danni come è avvenuto oggi. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito». Servono quindi misure più importanti? «È in corso un monitoraggio che permetterà di valutare quali ulteriori misure si possono mettere in pratica».
Questa ulteriore frana mostra in ogni caso quanto sia instabile la situazione. Per aumentare la sicurezza erano ad esempio emerse le possibilità di realizzare – come avevamo riferito a fine dicembre – un grande vallo di contenimento a monte della strada o di costruire una galleria aperta su un lato oppure un vero e proprio tunnel. Si tratterebbe però di interventi, sebbene auspicabili, anche molto onerosi. E una risposta in questo senso dovrà darla la politica.