Lo annuncia Berset. Decisiva la garanzia di liquidità per 100 miliardi offerta da Bns.
L’Ubs ha acquisito il Credit Suisse. L’acquisto avverrà in titoli della banca Ubs per l’equivalente di importo di tre miliardi di franchi. L’operazione è stata resa possibile dall’intervento della Confederazione, dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), della Banca nazionale svizzera (Bns) e il via libera da parte della Delegazione parlamentare. Credit Suisse e Ubs possono ottenere un sostegno di liquidità sotto forma di prestito con privilegio nel fallimento per un massimo complessivo di 100 miliardi.
I partiti non risparmiano le critiche
Bene, ma non benissimo. Si potrebbe sintetizzare così il coro di voci politiche levatosi dopo l'annuncio della fatidica acquisizione di Credit Suisse. "Frustrato e furioso" si è detto Cédric Wermuth, secondo il quale "dal 2008 non è cambiato proprio nulla" e il sistema finanziario rimane "malato e assurdo". Su Twitter il copresidente del Partito socialista parla di "uno schiaffo per tutti i cittadini", mentre i suoi colleghi chiedono l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare per chiarire eventuali responsabilità politiche.
L'indignazione, però, non scuote solo la sinistra. Anche l’Udc alza la voce e addossa esplicitamente le responsabilità al Plr, parlando in un comunicato di "malagestione e clientelismo" liberali. Una complicità in errori manageriali "fatali", che metterebbero in pericolo migliaia di posti di lavoro, sebbene il top management – nota ancora l'Udc – abbia continuato a incassare per anni laute prebende. Ma all’Udc piace poco anche l'azione del Consiglio federale, che giudica "precipitosa". E già ieri mattina l'ex Consigliere federale Christoph Blocher aveva giudicato "disastrosa" la scelta di fusione perché "Se non c'è più concorrenza, le aziende sono alla mercé di un'unica banca". Per questo il 'padre' democentrista aveva detto di non disdegnare un'eventuale acquisizione del Credit Suisse da parte di un istituto straniero. Ora l’Udc sollecita anche un cambio del management e delle regole per evitare che certe situazioni abbiano a ripetersi.
Di "vergogna per la Svizzera" e di "una giornata nera" parla apertamente anche il presidente del Plr Thierry Burkart, mentre il Centro saluta "la migliore tra le cattive soluzioni". I due partiti sottolineano d'altronde che le misure adottate erano necessarie per stabilizzare l'intero sistema finanziario ed economico, per "evitare un effetto domino", come notano i liberali. Anche dalla Conferenza dei direttori cantonali delle finanze giunge un plauso alla ritrovata stabilità, con il presidente, l'Udc zurighese Ernst Stocker, che ora sollecita un'analisi delle conseguenze per le casse pubbliche e il mercato del lavoro. Sollevata dall'aver evitato una "escalation fatale" anche Economiesuisse. L'associazione degli industriali svizzeri ha tuttavia espresso dispiacere per il fatto "che si sia arrivati a questo punto".
Il presidente dei Verdi Balthasar Glättli si è chiesto invece se la fusione non vada a costituire "un rischio ancora più grande per il futuro", mentre al suo omologo Verde Liberale Jürg Grossen preme sottolineare come questo episodio dimostri che "la legislazione 'too big to fail' è ancora palesemente inadeguata". Da parte sua, l'Unione sindacale svizzera ha infine ribadito grande preoccupazione per gli impieghi, sostenendo la proposta di una task force proposta dall'Associazione svizzera degli impiegati di banca.
Sollevate le banche centrali
Da Washington a Bruxelles, invece, quello che giunge è un grande sospiro di sollievo. "Salutiamo gli annunci delle autorità svizzere a favore della stabilità finanziaria", hanno dichiarato in un comunicato la Segretaria al tesoro americana Janet Yellen e il presidente della Fed Jerome Powell. Anche Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, si è detta soddisfatta dell'"azione rapida" delle istituzioni confederate.
Economiesuisse, il Governo ha agito in modo giusto
Con il suo "drastico intervento", il Consiglio federale ha evitato oggi una destabilizzazione della piazza finanziaria svizzera dalle conseguenze imprevedibili: lo afferma Economiesuisse, la federazione delle aziende elvetiche.
Alla luce degli eventi che si sono susseguiti nelle ultime ore e negli ultimi giorni, l'organizzazione dice di sostenere l'operazione orchestrata dal governo, "ma si rammarica fortemente che si sia arrivati a questo punto". L'acquisizione di Credit Suisse evita "un'escalation disastrosa": ora la piazza finanziaria ha bisogno soprattutto di calma e stabilità, conclude l'organismo.
Plr: 'L'operazione era necessaria'
Per il Plr l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs era necessaria, alla luce dei drammatici sviluppi degli ultimi giorni, per evitare un grave danno alla piazza finanziaria ed economica svizzera.
Secondo il partito vicino all'economia quello che è successo "è una vergogna per la Svizzera", si legge in una nota. Il paese e la sua piazza finanziaria vivono della fiducia degli operatori: la direzione di Credit Suisse non ha fatto i compiti dopo la crisi finanziaria del 2008 ed è responsabile di quanto successo.
La regolamentazione della piazza finanziaria deve essere riesaminata e, se necessario, rivista: una normativa che funziona solo in teoria è inutile, scrive il Plr. In particolare, si dovrebbe esaminare come la responsabilità del management aziendale possa essere meglio attuata.
Associazione banchieri e istituti cantonali: 'Un'acquisizione sensata'
L'Associazione svizzera dei banchieri (Asb) ritiene che l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs e le misure adottate dalla Banca nazionale svizzera e dalle autorità siano sensate.
Sono benvenuti tutti i provvedimenti che garantiscono la stabilità e calmano la situazione, scrive l'Asb in un comunicato. La stabilità della piazza finanziaria è di importanza centrale per l'intera economia elvetica: l'operazione concede ai responsabili di Credit Suisse il tempo necessario per l'imminente ristrutturazione e rafforza la fiducia dei clienti.
Sostegno alle novità odierne è giunto anche dall'Associazione delle banche cantonali. Alla luce delle crescenti incertezze del mercato negli ultimi giorni la soluzione comunicata crea chiarezza, afferma l'organismo.
Keller-Sutter: "L'acquisizione sarebbe stato un rischio"
Una eventuale acquisizione temporanea di Credit Suisse da parte della Confederazione avrebbe comportato un rischio enorme per i contribuenti: lo ha affermato la consigliera federale Karin Keller-Sutter nella conferenza stampa indetta oggi dal governo in merito alla fusione fra Credit Suisse e Ubs.
Non era chiaro fin dall'inizio che l'operazione Ubs-Credit Suisse avrebbe avuto luogo, ha aggiunto. La responsabile del Dipartimento federale delle finanze ha ringraziato entrambi gli istituti per quello che considera un passo importante a favore della stabilità del mercato. "Era l'unica soluzione possibile", ha detto la 59enne.
Credit Suisse: Lagrade (Bce), decisioni determinanti per stabilità
La presidente della Banca centrale europea (Bce) Christine Lagarde accoglie favorevolmente quella che definisce "la rapida azione e le decisioni prese dalle autorità svizzere" per risolvere il caso di Credit Suisse. "Sono determinanti per ripristinare condizioni di mercato ordinate ed assicurare la stabilità finanziaria".
"Il settore bancario dell'area dell'euro è resiliente, con forti posizioni di capitale e di liquidità", evidenzia inoltre la Lagarde. "In ogni caso - aggiunge - la cassetta degli attrezzi della nostra politica è ben fornita per assicurare un supporto di liquidità al sistema finanziario se necessario, e per preservare una tranquilla programmazione della nostra politica monetaria".
Credit Suisse: Ubs, "troppo presto per dire se vi saranno tagli"
È ancora troppo presto per dire se l'acquisizione di Credit Suisse comporterà un taglio di posti posti di lavoro: lo ha affermato il presidente del consiglio di amministrazione di Ubs Colm Kelleher durante la conferenza stampa indetta a Berna dal Consiglio federale. Le due banche impiegano più di 16'000 persone in Svizzera.
Credit Suisse cerca nel frattempo di mitigare i timori. "Ubs ha espresso fiducia nel fatto che i dipendenti del Credit Suisse continueranno a rimanere assunti", scrive l'istituto in un comunicato. D'altra parte però Ubs afferma che la fusione dovrebbe portare a un risparmio annuo sui costi di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027.
3 miliardi in azioni contro nove di garanzie pubbliche e 100 di liquidità dalla Bns
9 miliardi di garanzie pubbliche legate alle conseguenze finanziarie e legali dell'acquisizione, 100 miliardi di liquidità dalla Banca nazionale svizzera: queste le garanzie che Berna ha offerto per assicurare che Ubs rilevasse (per tre miliardi in azioni della stessa Ubs) il Credit Suisse
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Ubs-Cs, è fatta
Ubs acquista Credit Suisse, grazie alle garanzie del Consiglio federale. Lo annuncia in conferenza stampa il Presidente della Confederazione Alain Berset
Da BNS liquidità a UBS per 100 miliardi
La Banca nazionale svizzera (BNS) avrebbe offerto a UBS una linea di liquidità di 100 miliardi di franchi nell'ambito dell'accordo per acquistare Credit Suisse. Lo riferisce il Wall Street Journal.
Ubs alza l'offerta: più di 2 miliardi per Credit Suisse
Ubs ha rivisto al rialzo a più di due miliardi di dollari la sua offerta per acquistare Credit Suisse. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti. Ubs aveva offerto inizialmente un miliardo di dollari.
L’esperto Lombardini: ‘Morte certa’ senza un accordo
Il primo no di Credit Suisse all’offerta di Ubs non toglie che senza l’acquisizione si rischierebbe il tracollo. Un’analisi della posta in gioco
‘Se non c'è un acquirente, la banca non vale più niente’
Se Credit Suisse non trova più alcun acquirente vuole dire che non ha più valore: lo afferma Klaus Wellershoff, ex capo economista dell'allora Società di banca svizzera intervistato oggi da Blick Tv sugli ultimi sviluppi relativi all'istituto in difficoltà.
Stando al 59enne se si considera la cosa in modo contabile - crediti, immobili, ecc, meno i passivi - presso Credit Suisse qualcosa c'è. "Ma se non si trova più qualcuno che compra, nella pratica quello che c'è non vale niente".
Sempre secondo Wellershoff tutto lascia presumere che domani l'azione CS non sarà negoziata alla borsa di Zurigo.
Per Credit Suisse troppo bassa l'offerta di Ubs
Credit Suisse sarebbe contraria all'offerta da un miliardo di dollari di Ubs. Lo riporta l'agenzia stampa americana Bloomberg, secondo la quale Credit Suisse la starebbe respingendo sostenuta dal suo maggiore azionista. Secondo Bloomberg, Credit Suisse ritiene l'offerta troppo bassa e non buona per gli azionisti.
Da Ubs un miliardo (in titoli) per acquisire Credit Suisse
Ubs avrebbe offerto un miliardo di dollari per acquistare Credit Suisse. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali l'operazione è tutta in titoli.
L'offerta prevede il pagamento di 0,25 franchi da pagare in azioni Ubs, ben al di sotto degli 1,86 franchi della chiusura di Credit Suisse venerdì.
Secondo quanto riporta il Financial Times, le autorità elvetiche per facilitare la chiusura dell'accordo prima dell'apertura dei mercati di domani si apprestano a cambiare le leggi così da aggirare il voto degli azionisti sull'operazione. La Fed avrebbe dato il suo consenso alla transazione.
L'Associazione svizzera degli impiegati di banca chiede una task force per salvare impieghi
In vista della probabile imminente acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, l'Associazione svizzera degli impiegati di banca chiede l'istituzione di una task force per la salvaguardia dei posti di lavoro. L'unità operativa dovrebbe comprendere rappresentanti del datore di lavoro, della commissione del personale e delle associazioni dei dipendenti.
Sono invitati a partecipare anche gli altri attori coinvolti, siano essi altre banche, la Banca nazionale svizzera o la Confederazione. In una nota odierna, l'associazione chiede che non siano prese decisioni prima che siano coinvolte le parti sociali.
C'è il timore che possano essere tagliati molti più posti di lavoro di quanto comunicato lo scorso autunno durante il riorientamento strategico di Credi Suisse. Inoltre, secondo l'associazione, decine di migliaia di impieghi al di fuori del settore bancario sono potenzialmente a rischio.
Lo scorso ottobre, Credit Suisse aveva annunciato che avrebbe tagliato circa 9000 posti di lavoro a livello mondiale, su un totale di circa 52'000. Il piano sociale in vigore presso Credit Suisse dal 2016 è buono e deve essere applicato in ogni scenario, prosegue l'Associazione svizzera degli impiegati di banca, per la quale sono però necessarie ulteriori misure per scongiurare drammatiche conseguenze economiche.
Hamers e Körner, destinati ad intendersi
La priorità di Ralph Hamers, Ceo di Ubs, è stata finora quella di investire nel digitale. Il suo omologo di Credit Suisse Ulrich Körner si era posto come missione quella di ristrutturare la sua banca e di rimetterla in carreggiata.
I due uomini sono ora sottoposti a enormi pressioni per concludere l'acquisizione di Credit Suisse, la seconda banca del Paese, da parte della grande rivale UBS entro oggi e cercare di calmare i mercati sull'orlo di una crisi di nervi.
Ralph Hamers, l'uomo del digitale
Alla guida di Ubsdal novembre 2020, l'olandese Ralph Hamers, 56 anni, è l'ex direttore di Ing, dove si è costruito una solida reputazione assumendo la direzione nel momento in cui la banca si trovava in una situazione difficile per rimborsare i 10 miliardi di euro di aiuti pubblici concessi durante la crisi finanziaria.
Sotto la sua guida, Ing ha rimborsato i suoi prestiti con sette mesi di anticipo rispetto al previsto. Tuttavia, il suo mandato presso il gruppo olandese è stato segnato da un caso di uso fraudolento dei conti che ha portato alle dimissioni del direttore finanziario.
Nel 2020 ha preso il posto del ticinese Sergio Ermotti, ora presidente del riassicuratore Swiss Re, che ha trascorso nove anni a ricostruire l'immagine di Ubs dopo il suo salvataggio da parte dello Stato e della Banca nazionale svizzera nel 2008 e le perdite di un broker nel 2011 che erano costate alla banca 2,3 miliardi di dollari.
Ermotti ha consegnato a Hamers le chiavi di una banca sana, lasciandolo libero di lanciare il passaggio al digitale, uno dei suoi grandi successi presso Ing.
Il banchiere olandese, che ama farsi vedere senza cravatta e con il colletto della camicia aperto, lontano dall'austera uniforme dei banchieri di Zurigo, ha però subito alcune battute d'arresto. L'anno scorso Ubs ha dovuto rinunciare all'offerta di acquisto di Wealthfront, una piattaforma californiana di servizi di gestione patrimoniale automatizzata per la quale la banca era disposta a pagare 1,4 miliardi di dollari.
L'affare non è andato in porto, ma la priorità di Hamers, a capo di una banca che ha generato un utile di 7,6 miliardi di dollari nel 2022, è stata quella di investire nel digitale, non di acquistare una banca in difficoltà.
Ulrich Körner, specialista di ristrutturazioni
Il 60enne Ulrich Körner, direttore di Credit Suisse, è stato nominato nell'agosto 2022 dopo essere stato chiamato nel 2021 a risollevare le sorti dell'attività di gestione patrimoniale in seguito al fallimento della società finanziaria britannica Greensill, in cui erano stati impiegati 10 miliardi di dollari attraverso quattro fondi.
Descritto come 'tecnocrate' dalla stampa elvetica al momento della sua nomina, questo discreto banchiere è noto come specialista in ristrutturazioni.
Già presso Ubs, dove ha lavorato per 11 anni, aveva trasformato le funzioni centrali della sede "come una macchina", ha commentato il quotidiano Tages Anzeiger quando il consiglio di amministrazione di Credit Suisse gli ha affidato il difficile compito di elaborare un piano di ristrutturazione per risollevare la banca.
Körner, cittadino svizzero e tedesco con un dottorato in economia, nel corso della sua carriera ha fatto la spola tra Credit Suisse e Ubse conosce quindi bene entrambe le banche. Nel 2007, quando lavorava presso Credit Suisse, è stato uno dei dirigenti contattati per assumere la direzione. Tuttavia, la posizione gli è sfuggita, spingendolo a passare a Ubs.
Di ritorno a Credit Suisse da due anni, Körner ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede la separazione della banca d'investimento e la rifocalizzazione del gruppo su attività più stabili come la gestione patrimoniale, con un taglio di 9'000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della forza lavoro.
Martedì, alla vigilia della peggiore sessione in Borsa della sua storia, Körner si appellava ancora agli investitori affinché gli concedessero tre anni, come previsto, per far sì che la ristrutturazione desse i suoi frutti. Ma con una perdita annuale di 7,3 miliardi di franchi nel 2022 e ulteriori perdite nel 2023, l'ansia del mercato ha prevalso.
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Bocche cucite (per ora) e tapparelle abbassate al Bernerhof, sede del Dipartimento federale delle finanze
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«I contribuenti siedano nel Cda di Credit Suisse»
Con l’economista e matematico Marc Chesney parliamo di ‘finanza casinò e dell’importanza non solo di regole, ma anche di nuovi approcci alla materia’
Il live sulla crisi Credit Suisse